Parco Biometano a Corigliano-Rossano: l’hub di economia circolare che trasforma rifiuti organici in energia pulita
Ecoross apre le porte dell’impianto per una “experience” innovativa. Un orto, una eco-agorà e anche un anfiteatro. Tra alberi, piante e opere d’arte

CORIGLIANO ROSSANO Il Parco Biometano è un impianto della Ecoross capace di trasformare i rifiuti organici e gli sfalci di potatura in biometano e composto di qualità. È tecnologicamente avanzato, moderno e adesso anche visitabile. La struttura, infatti, è stata progettata e costruita pensando a percorsi aperti a tutti e ospita un orto didattico, una eco-agorà, una sala polifunzionale, un anfiteatro e una immensa distasa verde. «Siamo il polmone verde della zona industriale con circa 10.000 metri quadrati di alberi e piante, abbiamo piantumato circa 2.000 essenze e poi dato spazio alle opere d’arte attraverso il riuso creativo: tutto questo è Parco Biometano Experience», racconta al Corriere della Calabria Walter Pulignano, amministratore unico della Ecoross.

Il Parco Biometano
Presentato alla stampa, il Parco da ieri è ufficialmente aperto a scuole, enti, associazioni e realtà educative che potranno accedere per la prima volta a un sito produttivo dove l’economia circolare non si racconta soltanto, ma si vive. Un impianto tecnologicamente avanzato al servizio dell’economia circolare nato da una progettazione condivisa con il DIMEG – Università della Calabria e che rappresenta oggi un modello di efficienza per la gestione sostenibile dei rifiuti organici.


Qualche dato
Annualmente l’impianto può trattare 50.000 tonnellate di FORSU e 11.000 tonnellate di sfalci, producendo 4,5 milioni di metri cubi di biometano immessi nella rete nazionale SNAM, 18.000 tonnellate di compost per agricoltura e florovivaismo, 2,7 milioni di mc di CO2 recuperati e non dispersi in atmosfera, grazie a un sistema di cattura dedicato. La tecnologia utilizzata è quella della digestione anaerobica “WET”, che garantisce alte prestazioni, abbattimento delle emissioni odorigene e un ciclo idrico interno capace di riutilizzare il 95% dell’acqua dopo depurazione. L’impianto, inoltre, è energeticamente virtuoso.
La mission
Ecoross mette gratuitamente a disposizione di associazioni no-profit ed enti una serie di ambienti polifunzionali progettati per accogliere eventi, manifestazioni, spettacoli, incontri culturali e iniziative comunitarie, affiancati da aree naturali pensate per esperienze sensoriali e attività di divulgazione ambientale. L’intero Parco, con i suoi percorsi tra tecnologia, arte e natura, diventa così un luogo vivo e partecipato: un hub culturale e ambientale dove scuole, enti e realtà sociali possono trovare uno spazio accogliente, ispirante e funzionale per imparare, incontrarsi, creare valore condiviso e vivere la sostenibilità come esperienza concreta e quotidiana. «Si parla tanto di economia circolare, il nostro Parco è un esempio virtuoso – continua Pulignano – chi fa questo lavoro è costantemente “vittima” di un pregiudizio, siamo considerati, brutti, sporchi e cattivi. Ecco perché abbiamo deciso, invece, di tenere i cancelli aperti dei nostri impianti per mostrare il grande lavoro che viene fatto nel rispetto delle norme e del ciclo di trattamento dei rifiuti». «La sfida – conclude l’amministratore unico di Ecoross – è creare un impatto zero nel pieno rispetto del territorio che ci ospita».


Le opere d’arte nel Parco Biometano
«Offriamo un’esperienza immersiva nella tecnologia, facendo conoscere gli aspetti di trasformazione dei rifiuti, ma soprattutto offrendo spazi dedicati all’arte e alla natura», racconta al Corriere della Calabria Flavia Pulignano, responsabile marketing e comunicazione Ecoross. «L’esperienza con l’arte si sposa con il nostro lavoro: riciclo, riuso, dare una nuova vita ai materiali: pensiamo, questo è un nostro tratto distintivo, che i rifiuti possano rinascere anche attraverso le opere d’arte». È una questione di cultura, di abitudine al bello, che aiuta soprattutto i più piccoli a rispettare il mondo che li circonda. «Stimola la capacità di guardare oltre il semplice oggetto, cercando di reinventarlo, riutilizzarlo e riscoprirlo», conclude Flavia Pulignano.

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