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L’INTERVISTA

Zes unica, export e investimenti nel “bicchiere mezzo pieno” di Ferrara – VIDEO

Il presidente degli industriali calabresi a L’altro Corriere TV: «Agenda Calabria esempio virtuoso di collaborazione tra pubblico e privato»

Pubblicato il: 30/12/2025 – 17:58
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Zes unica, export e investimenti nel “bicchiere mezzo pieno” di Ferrara – VIDEO

LAMEZIA TERME «Bene la Zes unica e il Pnrr, ma per crescere ancora di più la Calabria ha bisogno di andare oltre gli investimenti incentivati dal pubblico e studiare i nuovi mercati per un export competitivo»: è la sintesi – tra un consuntivo del 2025 e la prospettiva dell’anno nuovo alle porte – del pensiero che Aldo Ferrara affida al tg de L’altro Corriere TV.
Il presidente di Unindustria Calabria non si sottrae a un giudizio sul 2025 “riletto” con gli occhi delle imprese. «Probabilmente – riflette Ferrara – è troppo presto ancora, forse, per tirare le somme in maniera definitiva. Tutto sommato abbiamo due indizi, che ancora non fanno una prova perché dovrebbero essercene tre, però sono due indizi solidi, che ci fanno supporre che è stato un anno molto performante per l’economia calabrese. Possiamo utilizzare la metafora del bicchiere mezzo pieno…».
Quali sono questi due indizi? «Sono il report congiunturale di Banca d’Italia e i dati che provengono dall’Agenzia delle Entrate riguardo la richiesta del credito d’imposta sugli investimenti nell’area della Zes unica. Nel primo caso abbiamo un’economia calabrese estremamente performante riguardo la crescita del Pil all’1,3, addirittura la prima tra le regioni italiane. Abbiamo la conferma della capacità del sistema produttivo di crescere sull’export, ma registriamo anche la crescita dell’industria, la crescita dell’occupazione anche a tempo indeterminato e un dato – che a mio avviso non va sottovalutato – sulla crescita della richiesta del credito bancario, elemento che fa supporre come le imprese hanno una postura verso gli investimenti e la competitività».

I vantaggi della Zes unica

«Per quanto riguarda la Zes unica abbiamo addirittura più di mille domande di richieste, più di mezzo miliardo di investimenti già effettuati e 280 milioni di euro di richieste di credito d’imposta, che come tutto il Mezzogiorno ha determinato uno splafonamento, cioè una richiesta di maggiore risorse a quelle che erano state inizialmente stanziate. Erano state stanziate intorno ai 2,2 miliardi dal governo, sono arrivate 3,4 miliardi di richieste e anche la Calabria è andata oltre quello che era lo stanziamento previsto, da dover costringere il governo nazionale nel famoso maxiemendamento a stanziare più di 524 milioni di euro in più. Ovviamente – aggiunge Ferrara – questo non riesce a coprire tutte quelle che sono state le richieste di credito d’imposta, adesso vedremo anche con l’amministrazione regionale se è possibile con i fondi FSC poter coprire interamente queste richieste, come sembra possibile fare sotto il profilo tecnico. Bisogna fare i conti con le risorse».
Secondo Ferrara «per la nostra regione è decisiva l’economia, i destini della nostra regione sono legati alle fortune della sua economia: abbiamo un sistema produttivo vitale e dinamico, con forte energia, che vuole crescere, questo a mio avviso è un elemento fondamentale da dover tenere in considerazione. È anche vero che non possiamo fare voli pindarici, per due ordini di motivi: il primo è che abbiamo un contesto macroeconomico estremamente complesso, i dati che sono stati resi noti da parte del nostro Centro studi di Confindustria, qualche giorno fa, ci parlano di un mercato interno asfittico, di un export che comincia a risentire della politica protezionistica dei dazi americani, quindi che scende, di costi energetici molto alti e di un sistema ancora conflittuale che a livello internazionale non trova modo di avere finalmente un contesto di pace. Tutti questi fattori inevitabilmente hanno ripercussioni sull’economia».
«La seconda ragione è che questi dati registrati e resi noti dalla Banca d’Italia – ma anche analizzando il lavoro fatto da Unindustria con la Regione e il famoso piano Agenda Calabria che ha scaricato a terra 750 milioni di bandi – certificano che c’è una crescita molto spinta dagli investimenti incentivati», argomenta Ferrara.

Non solo Pnrr

Si tratta di dati oggettivi e indiscutibili, però da più parti si fa presente come si tratta di dati fortemente legati agli investimenti pubblici e in particolare a quelli del Piano nazionale di ripresa e resilienza: il percorso fin qui fatto, ci consentirà – ad esaurimento del Pnrr – di continuare a camminare nella stessa direzione, magari con numeri limati, però con la stessa prospettiva?
Il presidente di Unindustria Calabria non ha dubbi in merito: «Certamente la crescita del Mezzogiorno, più che nel resto del centro-nord, e anche la crescita della nostra Regione sono da collegare non solo al Pnrr ma anche alla Zes unica nel suo doppio binario: da una parte credito d’imposta, dall’altra parte semplificazione, e anche la Decontribuzione Sud. Però la differenza in Calabria – dallo 0,8% del Mezzogiorno all’1,3% della nostra regione – è stata determinata da Agenda Calabria, che va nella direzione dell’irrobustimento, della modernizzazione, del rafforzamento oltre che allargamento della base produttiva. Noi questa iniziativa l’abbiamo messa in campo perché avevamo bisogno di uno shock economico forte per il sistema produttivo calabrese, di accendere i motori: i motori si sono accesi, adesso bisogna crescere sulla base di una crescita di carattere organico, non solo spinta dagli incentivi, la crescita organica si ha con la capacità di competere e con i mercati».

aldo ferrara l'altro corriere tg

L’export di cui ha bisogno la Calabria

«Certamente abbiamo ancora bisogno di spingere sulla finanza sostenibile per la crescita e per l’innovazione, dobbiamo continuare a investire nel sistema produttivo, dobbiamo continuare a crescere nell’innovazione perché si cresce in competitività, ma dobbiamo crescere sui mercati: crescere sui mercati in uno scenario interno asfittico significa cercare di cogliere la tendenza positiva sull’export, dobbiamo studiare nuovi mercati, dobbiamo guardare a nuovi mercati, soprattutto ce lo impone la politica protezionistica statunitense, c’è il Mercosur che si dovrebbe aprire da qui a breve, ci sono tutti i mercati asiatici. Dobbiamo però studiare questi mercati, vedere quali sono più compatibili con le nostre produzioni, studiare le normative, studiare i canali distributivi e poi avviare azioni diplomatiche per andare a cercare di crescere e penetrarli. Nello stesso tempo abbiamo bisogno delle infrastrutture, perché a questi mercati bisogna arrivarci: due in particolare, intanto l’internazionalizzazione si fa esportando ma anche importando imprese, quindi significa riqualificazione immediata dell’area industriale, alta velocità, significa anche semplificazione burocratica e procedimenti molto meno complessi che devono andare molto più veloci, significa cercare anche di implementare un sistema di legalità sulla base di tre condizioni, che sono quella della deterrenza, quella del contrasto, quella della prevenzione. Noi da questo punto di vista ci stiamo spendendo molto come Unindustria Calabria. E infine la grande sfida su cui noi dobbiamo intervenire è cercare di andare a bloccare l’emorragia dei giovani, anzi cercare di farli ritornare».

Una nuova narrazione per scardinare la “tenaglia”

È qui che scatta una sorta di “tenaglia” determinata dal fatto che sempre più giovani qualificati e formati vanno via, e – con riferimento ad alcuni settori come quello delle infrastrutture pubbliche e dell’edilizia – manca manodopera formata: i profili formati in qualche modo, in buona parte se ne vanno, mentre la manodopera di cui c’è bisogno non è sufficientemente formata. Come se ne esce?
«Intanto – risponde Ferrara – io credo che il mismatch nel mercato del lavoro dipende da tanti fattori: uno di questi però, su cui noi ci stiamo concentrando è che probabilmente un racconto, una narrazione estremamente svalutativa della nostra economia, secondo me ingenerosa, ingiusta, e poco fondata in alcuni casi, di un’economia che fa il nero, di un’economia che non dà posti di lavoro stabili o di qualità, inevitabilmente porta i giovani a fare scelte fuori regione. Questo provoca tre danni: uno ovviamente alle imprese, che invece cercano personale e che non lo trovano, due portiamo pezzi di Pil fuori dalla nostra regione, e tre investiamo risorse consistenti sulla formazione per poi vedere questi giovani performanti con alte competenze andare a lavorare per altre economie che sono peraltro in concorrenza con la nostra. Noi da questo punto di vista stiamo mettendo in campo un’iniziativa importante – forse è ancora prematuro poterla rendere nota – in cui avvicinare il mondo delle imprese e quello dei giovani, cercando intanto di farli interagire. E poi da cosa nasce cosa…».

Le sinergie istituzionali

Il 2025 è stato un anno particolare, la Calabria è andata al voto anticipatamente rispetto alla scadenza naturale e per la prima volta un presidente di Regione è stato riconfermato: è già iniziata la discussione con Occhiuto?
«Con il presidente Occhiuto ci siamo praticamente visti la settimana successiva alla sua elezione, credo ancora prima, probabilmente, o subito dopo il varo della giunta e abbiamo continuato la collaborazione che avevamo intrapreso sulla base di quei presupposti di cui parlavo prima. Agenda Calabria ha dimostrato che essere propositivi significa avviare una collaborazione pubblico-privato che sia utile. In passato noi abbiamo visto l’incapacità di spendere fondi pubblici ma soprattutto di spenderli con qualità. Adesso, quantomeno rispetto alle esigenze manifestate dal sistema produttivo, abbiamo visto che queste vengono ascoltate: le politiche pubbliche sono mirate e danno risultati che sono sotto gli occhi di tutti» conclude il presidente Ferrara. (redazione@corrierecal.it)

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