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Relazioni pericolose

«È un qualcosa di gratificante conoscere uomini come te». Le parole sono del governatore della Calabria, Giuseppe Scopelliti, così come le riporta il boss Paolo Martino al giudice per le indagini p…

Pubblicato il: 29/07/2011 – 17:00
Relazioni pericolose

«È un qualcosa di gratificante conoscere uomini come te». Le parole sono del governatore della Calabria, Giuseppe Scopelliti, così come le riporta il boss Paolo Martino al giudice per le indagini preliminari Giuseppe Gennari, che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare dell’inchiesta “Redux” su richiesta della Direzione distrettuale antimafia di Milano.
Siamo nel gennaio 2006. Il referente della cosca De Stefano in Lombardia è da tempo sotto scacco degli inquirenti. Si preoccupa per l’immagine del suo amico “Peppe”, intaccata perché tutti li hanno visti insieme alla Bit (la Borsa internazionale del turismo) di Milano. Le notizie trapelano anche negli ambienti reggini. Alcune indiscrezioni finiscono sui giornali. Gli chiede scusa ma l’ex sindaco di Reggio ribatte: «Non ti devi scusare di nulla».
Quando gli è stata contestata un’amicizia pericolosa, il governatore ha sempre risposto di non sapere chi realmente fossero i soggetti che frequentava. Da Nino Fiume (l’ex killer dei De Stefano oggi pentito) ai fratelli Barbieri (arrestati nell’inchiesta “Meta”) passando per i più recenti Santi Zappalà (il consigliere regionale in pellegrinaggio a casa del boss Giuseppe Pelle) e Giuseppe Rechichi (il socio privato della Multiservizi, arrestato per mafia nell’operazione “Archi” contro i Tegano).
Questa volta no. Scopelliti sapeva che aveva invitato alla Bit un boss della ’ndrangheta al quale ha chiesto il favore di fargli incontrare l’impresario dei vip Lele Mora.
«Sapevo che avevi problemi e compagnia, ma per me…un onore». Solo parole di stima riesce a pronunciare l’ex primo cittadino di Reggio elogiando Martino il quale, d’altronde, si è messo a disposizione precipitandosi alla Bit quando ha saputo che l’amico calabrese aveva «urgentemente» bisogno di lui. I due si conoscono da tempo. Don Paolo Martino non dimentica nessuno dei fratelli Scopelliti: «Ci conosciamo, sappiamo tutti, conosco lui, suo fratello Rino (Tino, ndr), suo fratello, l’altro, Francesco, che a Como, è assessore a Como, conosco tutti, ma conosco perché, non perché sono un mafioso, perché sono una persona perbene, e tutta Reggio lo può testimoniare, anche se sanno tutti dei miei precedenti penali purtroppo».
Li sapeva anche Scopelliti quindi. Al gip il boss ha descritto nei dettagli il colloquio con il politico reggino. Un botta e risposta che ha il sapore di un incontro tra due vecchi amici.  «Beh, Peppe, che hai, che succede?», «Sai, Paolo, ho bisogno di una cortesia… abbiamo intenzione di fare qualche cosa di eccezionale per Reggio questa stagione, la prossima stagione… quindi vorremmo fare… hai qualche amicizia, qualche cosa?».
Il referente dei De Stefano a Milano ha le entrature giuste. Scopelliti lo sa ma Paolo Martino gli chiede di essere più chiaro: «Eh, ma che vuoi fare? Non ho capito». «Eh, se possiamo portare qualcuno, qualche personaggio di spettacolo, cose e compagnia bella». L’ex sindaco spara in alto. Conosce il giro del boss, supera l’imbarazzo e azzarda il reale scopo per il quale ha chiesto l’intervento di Paolo Martino: «Sai, mi hanno detto, sarebbe per me il massimo poter incontrare Lele Mora, perché lui ha la possibilità, mi hanno detto, questo e quell’altro».
Se ha bisogno un amico, per giunta sindaco, il boss non si tira indietro: «Io, scusa, beh, che devi fare tu?». «Alle 2 e mezzo ho l’aereo».
Prende il telefono in mano. Chiama Lele Mora e fissa un appuntamento. Subito. Non c’è un attimo da perdere. L’incontro deve avvenire prima del volo per Reggio Calabria. «Peppe, andiamo». Scopelliti non comprende: «Dove?». «Non volevi incontrare Mora?». «Di già?». «Eh, non ti ho detto niente, ma è un amico mio». «Ma sei sempre il solito. Andiamo». Nessun problema per l’allora sindaco allontanarsi dalla Bit con un boss della ’ndrangheta. Tutti e due a bordo dell’auto blu e accompagnati da «sei uomini della scorta della Dia».
«Peppe Scopelliti è sempre stato scortato, – chiarisce Paolo Martino al gip Gennari – la mafia l’ha minacciato a Reggio Calabria, lei sa, dottore, cose, quello che è finito contro la ’ndrangheta».
Nell’ufficio di Lele Mora, Martino spiega all’impresario l’importanza della visita.
Raccomanda al manager di interessarsi per il suo amico: «Lele, oltre ad essere sindaco di Reggio Calabria è un amico mio. Però la cosa importante è che ti sto portando una persona che ti porta lavoro, cerca di fare un qualche cosa di interessante insieme».
Il progetto iniziale è quello di trasferire in riva allo Stretto il torneo dei vip, che Mora tutti gli anni organizzava in Costa Smeralda. Lele vuole vedere prima Reggio Calabria e Scopelliti si fa avanti per organizzare anche il viaggio: «Sì, sarebbe ospite, le mando i biglietti».
«No, io tengo l’aereo personale e scendo con l’aereo personale, mi porto un po’ di quelli che dovranno scendere giù». La città della fata morgana piace all’impresario dei vip e, di ritorno a Milano, si confida con l’amico boss: «Paolo, bellissima accoglienza».
Il “torneo dei vip”, però, non si può fare. Servono ventiquattro personaggi famosi e Lele Mora non può garantirli nel periodo concordato con Scopelliti. Peppe sale a Milano per trovare una soluzione e si lamenta con Martino. Si era già “venduto” la notizia che avrebbe organizzato qualcosa di grande e adesso si ritrova senza i vip: «Paolo, che figura mi hai fatto fare, io ho già parlato con tutti di questa cosa, come faccio?».
«A te io lo sai che non ti faccio fare mai una cattiva figura» risponde un po’ infastidito il boss, che da anni si è trasferito a Milano, all’ombra della Madonnina. Non ha gradito le parole del sindaco e spiega il perché al giudice per le indagini preliminari: «Non sono mai stato suo elettore, non ho mai fatto voto di scambio, perché non si doveva permettere nemmeno a dirmi queste cose, sia ben chiaro. Una persona quando è un amico è un amico, e poi ricopre una carica politica, punto. Non ho mai chiesto una cortesia e non lo farò mai. Lui mi ha chiesto questa cortesia. Arriviamo da Lele Mora, c’era anche sua moglie, la moglie del sindaco, l’avvocatessa».
Al manager dei vip, Scopelliti ribadisce la necessità impellente per la sua città di ospitare quel torneo: «Ma come faccio, adesso faccio cattiva figura».
E davanti a chi può permettersi ogni lusso, compreso quello di un aereo privato, Scopelliti la pone sul piano economico: «Se è una questione di soldi lei mi dica».
Lele Mora non batte ciglio e risponde: «Cioè forse non hai capito nulla. Ti ricordi il discorso che gli ho fatto all’assessore, a Sidari?». Effettivamente, aggiunge Martino al gip, spiegando l’episodio che ha visto protagonista l’ex assessore alla Cultura del Comune di Reggio, Enzo Sidari, candidato alle ultime comunali ma non eletto: «Eravamo seduti lì al tavolo a mangiare assieme alla scorta, questo Sidari arriva, dice che lui ha avuto come ospite Valeria Marini e le ha dato 60.000 euro per una serata, non una serata, mezz’ora sul palcoscenico. Ho detto io: Ma vi ha trattato di lusso! Scusate, se io ve la mando domani mattina, ve la faccio mandare, perché io non la conosco, ve la faccio mandare domani mattina per 5.000 euro?». «Eh, no, com’è questo?». «Io ve la faccio mandare per 5.000 euro, non per 60. E le avete dato a questa buzzicona 60mila euro? Ma che state a dire?». L’impasse lo risolve Paolo Martino. Qualcosa il manager dei vip lo deve organizzare per l’estate reggina. Adottando il massimo garbo, rivolgendosi a Mora non usa mezzi termini pur di favorire il sindaco Scopelliti: «Senti, Lele, guarda, adesso, guardami negli occhi, ho bisogno di te, qualche cosa di eclatante, perché Reggio Calabria ha una gioventù eccezionale, e questo dev’essere riportato in prima serata su tutte le emittenti Rai Tv e private, perché Reggio Calabria non è solo criminalità organizzata o cronaca nera. Questi giovani, che tu andrai a far vedere, dovrann
o avere la possibilità di dire al mondo: noi siamo i calabresi, non la parte marcia dei calabresi». Un discorso che trova l’approvazione della moglie del sindaco: «Perché ripeto questo? Perché ho avuto i complimenti dell’avvocatessa presente, che poi ha voluto conoscere a Costantino, l’ex…».
Non batte ciglio Lele Mora. Guarda Scopelliti e si mette a disposizione: «Sindaco, non dica nient’altro. Paolo mi ha chiesto una cosa che io ho il dovere di eseguire. Mi lasci quindici giorni, io le farò un programma, che faremo qualche cosa memorabile».
Detto fatto: a spese del Comune ecco due serate su Rai 2 di un’ora e mezza in diretta da Reggio Calabria dove il manager è riuscito a far arrivare anche Daniele Interrante («è un amico mio» sostiene il boss).  Ma non finisce qui. «Dopodiché cosa hanno fatto? – continua il racconto di Paolo Martino – Pure “La notte bianca” a Reggio Calabria, siamo andati a finire sui giornali, io sono stato l’ideatore di questa cosa. Cioè il travisamento dei fatti, non volevo dire grazie a nessuno perché l’ho fatto…ci ho rimesso non ha idea quanto, perché tra pranzi, tra cene e compagnia bella giustamente io ci ho rimesso anche una cosa, che ci ho un debito di uno». Alla “notte bianca”, tanto sbandierata dall’amministrazione Scopelliti, ha quindi contribuito un boss della ’ndrangheta e il manager dei vip Lele Mora, oggi accusato di sfruttamento della prostituzione minorile dalla Procura di Milano e arrestato per bancarotta fraudolenta.
Non sono i soli. Era della partita anche Pasquale Rappoccio, rinviato a giudizio qualche mese fa per una truffa ai danni dell’Asl di Locri. Martino non ne parla. Ma in realtà, stando a un’informativa della guardia di finanza, l’imprenditore reggino era uno dei soggetti che, assieme al referente dei De Stefano, curava i rapporti tra Lele Mora e il sindaco Scopelliti.
Anche lui, leggendo un’informativa della guardia di finanza del 21 ottobre 2005, è in odor di mafia: le cosche Tegano e Libri «eserciterebbero un forte condizionamento sul regolare svolgimento delle gare d’appalto nel settore delle forniture e dei servizi sanitari. Pasquale Rappoccio (qualificato come prestanome della cosca Libri), unitamente al fratello Vincenzo, svolgerebbe per conto dei Libri una intensa attività di reimpiego di capitali illeciti».
Gli inquirenti lo descrivono come un imprenditore a tutto campo, un massone che ha le mani in pasta dappertutto, dallo spettacolo alla sanità passando per la politica.
«Lele ha fatto tutto, quando può vedere il sindaco?». Dall’altra parte del telefono, con Rappoccio c’è Scopelliti. Sono in corso i preparativi per la “notte bianca”. L’8 maggio 2006 il futuro governatore della Calabria si rende disponibile per gli amici milanesi: «Salgo con mia moglie a Milano, così con la scusa mi vedo pure la finale di Coppa Italia».
Dopo le presentazioni fatte da Paolo Martino, Lele s’innamora del giovane sindaco. Mette a sua disposizione l’aereo privato per le trasferte a Milano o ad Olbia dove Flavio Briatore li aspetta tutti sulla sua barca. Scopelliti declina l’invito. Solo per evitare strane voci. Lo confessa a Pasquale Rappoccio: «Qui la gente chiacchiera e poi c’è il rischio di interrogazioni parlamentari».

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