Un marker per la diagnosi della malattia di Creutzfeldt-Jakob, che potrebbe permettere di individuare i pazienti affetti dalla forma sporadica della malattia, diversa dalla variante umana collegata alla “mucca pazza”. E questo quando i pazienti sono ancora in vita. Ricercatori dell`Istituto di scienze neurologiche del Consiglio nazionale delle ricerche (Isn-Cnr) di Mangone (Cosenza), in collaborazione con l`università Magna Graecia di Catanzaro, l`azienda ospedaliera di Reggio Calabria e l`università di Palermo, hanno individuato nel liquido cefalo-rachidiano di pazienti affetti da Creutzfeldt-Jakob Disease (Cjd) una piccola proteina, la timosina beta 4, utile come nuovo e altamente specifico marcatore per la malattia. I risultati, pubblicati su Archives of Neurology, potrebbero consentire di effettuare una diagnosi definitiva della malattia, oggi possibile solo post-mortem. «La Creutzfeldt-Jakob Disease è una variante umana delle malattie da particelle infettive chiamate prioni e appartiene a un gruppo di patologie neurologiche note come encefalopatie spongiformi subacute», spiega Antonio Qualtieri dell`Isn-Cnr, che ha diretto il gruppo. «Si tratta di una malattia neurodegenerativa rara, ma che conduce a una forma di demenza progressiva e rapidamente fatale. La Cjd è causata da un`anomala conformazione della proteina prionica PrPC, una glicoproteina espressa in tutti i tessuti e in particolare nel sistema nervoso centrale. Allo stato attuale, non se ne conoscono marcatori sufficientemente specifici, pertanto una diagnosi definitiva è possibile solo post-mortem, mediante analisi autoptica neuropatologica e immunoblotting, una metodica immunodiagnostica».
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