L`inchiesta su Rappoccio resta alla Procura di Reggio Calabria
REGGIO CALABRIA L’inchiesta sul consigliere regionale del Pri, Antonio Rappoccio, resta alla Procura della Repubblica di Reggio Calabria. La Procura generale della città dello Stretto ha rigettato la…

REGGIO CALABRIA L’inchiesta sul consigliere regionale del Pri, Antonio Rappoccio, resta alla Procura della Repubblica di Reggio Calabria. La Procura generale della città dello Stretto ha rigettato la richiesta di avocazione presentata dall’ex presidente del consiglio comunale di Reggio, Aurelio Chizzoniti, che aveva denunciato un’inerzia nella gestione dell’indagine da parte dei pm del Cedir che avevano contestato a Rappoccio l’accusa di corruzione elettorale aggravata. Secondo l’avvocato generale Francesco Scuderi «non sono stati ravvisati ritardi né omissioni alla conduzione dell’indagine». Stando agli inquirenti, durante la campagna elettorale per le elezioni regionali, Rappoccio avrebbe prospettato «concrete possibilità di lavoro presso cooperative strumentalmente costituite che avrebbero dovuto operare in vari settori fra cui, dopo il fallimento di altri fantomatici progetti (sportello informativo, orto botanico per piante rare e palestra per riabilitazione di soggetti disabili), anche in quello fotovoltaico, creando a tal fine la cooperativa “Alicante” e successivamente altra denominata “Iride solare” così inducendo a promettere il proprio sostegno elettorale, e quello di amici e congiunti, a circa 850 persone, partecipanti a un bando di concorso le cui prove scritte venivano espletate verso la fine del 2009 (prima delle elezioni quindi, ndr) e mentre quelle orali, iniziate in data 17 maggio 2010 (dopo le elezioni, ndr), venivano sospese il 16 settembre 2010». «In particolare – scrivono sempre i magistrati – a ciascun aspirante veniva richiesto un impegno elettorale per il raggiungimento dell’obiettivo della creazione dei posti di lavoro ed a tal fine venivano consegnate delle schede che poi venivano restituite alla segreteria del Rappoccio in cui figurano annotati i nominativi degli elettori di cui veniva assicurato il voto, con indicazione del seggio e della sezione elettorale». L’inchiesta della Procura, secondo Chizzoniti, si sarebbe limitata ai reati fine e non anche ai reati mezzo. Per l’ex presidente del consiglio comunale, infatti, i pm avrebbero dovuto contestare a Rappoccio anche l’accusa di associazione a delinquere, truffa e millantato credito.