La rabbia dei lavoratori a Palazzo Campanella
REGGIO CALABRIA Consiglio regionale=protesta civile. È una equazione perfetta nella Calabria del governatore Scopelliti, una regione alle prese con una crisi economica senza precedenti, che si traduc…

REGGIO CALABRIA Consiglio regionale=protesta civile. È una equazione perfetta nella Calabria del governatore Scopelliti, una regione alle prese con una crisi economica senza precedenti, che si traduce in rischio collasso per le imprese, cassa integrazione, mancato pagamento degli stipendi e licenziamenti. Questa mattina ad assediare Palazzo Campanella c’era una delegazione di sindaci del Catanzarese e centinaia di lavoratori socialmente utili, da quattro mesi senza stipendio. Grandi cori, urla e striscioni. C’è tanta rabbia nella protesta, al punto da spingere il corteo a bloccare via Cardinale Portanova, la strada principale da cui si accede al consiglio regionale. A condensare il malumore della protesta, le parole di Stefano Princi, sindacalista Uil: «Rivendichiamo i mancati pagamenti degli stipendi degli Lsu-Lpu e un atto deliberativo che consenta il prosieguo dell’attività lavorativa nel 2012. Il governatore Scopelliti, assieme agli assessori Stillitani e Mancini, aveva preso un impegno in un documento del 2 novembre in cui si davano precise garanzie. Al momento, però, non abbiamo avuto alcuna risposta concreta». «Chiediamo – continua Princi – l’istituzione di un tavolo tecnico che veda partecipi Regione e ministero del Lavoro, affinché si arrivi a delle deroghe ai fini della stabilizzazione dei lavoratori». Stesse preoccupazioni e richieste da parte di Giovanni Carioti, dirigente provinciale Usb (Unione sindacati di base): «Dovevamo partecipare a un tavolo tecnico che Scopelliti invece non ha convocato. Chiediamo che venga stabilizzata la condizione di questi lavoratori fantasma che non hanno diritto nemmeno ai contributi. Altrimenti non ci resta che ricorrere ad altre forme di protesta». Presenti tutti i 24 gonfaloni dei Comuni del comprensorio del Reventino, con i sindaci muniti di fascia tricolore e uniti nel protestare contro la riconversione e la chiusura degli ospedali di montagna di Soveria Mannelli, Acri, Serra san Bruno e San Giovanni in Fiore. «Chiediamo – afferma Giuseppe Pascuzzi, sindaco di Soveria Mannelli – che queste strutture vengano riqualificate come ospedali generali. Sosteniamo la causa del diritto alla salute dei cittadini residenti nelle zone interne, montane e premontane della nostra regione». L’intenzione dei sindaci è di consegnare al commissario ad acta Scopelliti una copia dell’istanza per la salvaguardia di questi ospedali che servono utenze di confine. Al momento, però, stanno facendo anticamera (il che accresce la loro insofferenza) in una sala al primo piano di Palazzo Campanella, in attesa che qualcuno li riceva o che il governatore fissi una data per un incontro. Come inizio di giornata, insomma, non c’è male, per un Consiglio che nel pomeriggio dovrà affrontare la spinosa discussione sulla sanità regionale.