MAFIA E POLITICA | I costi (mafiosi) della politica
REGGIO CALABRIA Un posto nella struttura di un consigliere regionale fa gola a tutti. Proprio per questo non è facile ottenerlo. Certo, ci sono utili scorciatoie. Basta impegnarsi a fondo in campagna…

REGGIO CALABRIA Un posto nella struttura di un consigliere regionale fa gola a tutti. Proprio per questo non è facile ottenerlo. Certo, ci sono utili scorciatoie. Basta impegnarsi a fondo in campagna elettorale o chiedere aiuto a una cosca mafiosa. Quella che fa capo alle famiglie Borghetto, Caridi e Zindato può portare a termine il compito (o, almeno, provarci), servendosi addirittura dell`aiuto di un consigliere comunale di Reggio Calabria, Giuseppe Plutino (Pdl), arrestato ieri insieme a sei persone ritenute organiche al clan. Se n`è accorto Giovanni Nucera, che siede nel parlamentino regionale sotto le insegne del Pdl. Una mattina, quella del 9 marzo scorso, ha trovato una tanica di plastica piena di benzina, con applicato un panno a mò di miccia, sul cofano della sua auto. Si sarà chiesto perché (e lo ha denunciato): bene, una sua collaboratrice aveva il contratto in scadenza nella struttura del gruppo consiliare del Pdl in consiglio regionale. Agli sponsor della giovane è sembrato giusto il caso di ricordare a Nucera che quel contratto avrebbe dovuto essere rinnovato e migliorato. Dal gruppo, la donna avrebbe dovuto essere promossa nella struttura di diretta pertinenza del consigliere, un incarico più remunerativo e duraturo. Ovviamente, una tanica è un buon promemoria.
L`intimidazione al consigliere regionale è, per i magistrati della Procura di Reggio Calabria, una conferma della «capacità di infiltrazione della `ndrangheta nelle istituzioni pubbliche», questo «alla luce dell`accertata responsabilità di un importante esponente politico locale, già assessore e tuttora consigliere comunale, Giuseppe Plutino, emerso essere costante punto di riferimento della cosca Caridi». In effetti è un altro step nella capacità di infiltrazione: non solo il sostegno elettorale, ma anche una “gentile” offerta, da parte delle cosche, di una parte del personale che ruota attorno a Palazzo Campanella. Sono i costi della politica declinati secondo la mentalità mafiosa.
In questo caso, però, Nucera, spaventato, decide di denunciare tutto, anche se per farlo aspetta più di un mese (andrà in questura il 18 aprile) e mostra diverse reticenze dovute alla paura. E le sue dichiarazioni aiutano gli inquirenti a identificare i responsabili dell`intimidazione. Nucera, «che pur non cela forti stati emotivi», racconta «la seria preoccupazione per l`incolumità propria e della famiglia, la paura vissuta per la tanica fattagli ritrovare sul cofano dell’auto e per le successive condotte minatorie del Condemi (Domenico, un altro degli arrestati nell`operazione, ndr), dirette a lui stesso o al figlio». Sono «tutte circostanze descritte in maniera contenuta, senza enfasi, e non lasciano trasparire intenti calunniatori, ciò anche considerato come non sia stato nascosto il rapporto di risalente legame politico con Plutino e di conoscenza con Condemi, da subito indicato come soggetto di rango criminale». Dunque, Nucera sapeva bene con chi aveva a che fare.
Il consigliere regionale ha paura. Il fatto che sia un uomo delle istituzioni dovrebbe far riflettere su quanto forte sia la capacità intimidatoria della `ndrangheta anche nei pressi dei palazzi del potere. Nucera tentenna: parla con un ufficiale di polizia giudiziaria, ma al tempo stesso si rifiuta di verbalizzare. Parlerà direttamente con il pubblico ministero.
E spiegherà come si è arrivati alle minacce. Conosce bene Plutino: «Nel 2002, in occasione delle elezioni comunali dell`epoca, decisi di appoggiare la sua candidatura in quanto, essendo un ragazzo del quartiere con una base elettorale di circa 400 voti, con aspirazioni a crescere da un punto di vista politico, ritenni potesse essere meritevole del mio sostegno; il mio apporto fu determinante ai fini della sua iniziale elezione, tuttavia accadde che a seguito della competizione e della sua affermazione emerse una causa di ineleggibilità a me sconosciuta, per cui di fatto il Plutino non fu eletto; nonostante questo, nella successiva competizione elettorale, rinnovai il mio appoggio al predetto che questa volta riuscì ad essere eletto avendo superato nelle more i motivi ostativi alla sua eleggibilità; successivamente, nel corso della preparazione alla campagna elettorale delle regionali ’10, alle quali sarebbe dovuto essere il Plutino stavolta a sostenere la mia candidatura, quest’ultimo mi rappresentò un problema circa la delusione da parte di alcuni suoi parenti, i quali si sarebbero aspettati, per il tramite del mio aiuto, una collocazione lavorativa che non era mai avvenuta, aggiungendomi in maniera chiara che avrei dovuto fare qualcosa per aiutare suo zio Condemi i suoi cugini, tra cui lo stesso Condemi Domenico; successivamente alla ‘raccomandazione’ del Plutino, anche il Plutino Giuseppe mi aveva personalmente incontrato, chiedendomi un’occupazione per i figli; successivamente alla mia elezione, il Plutino, che nel frattempo era diventato assessore, rinnovò la sua richiesta; a quel punto io cercai di soddisfarla, però dissi chiaramente al Plutino che in ogni caso non avrei assunto in nessun caso Condemi Domenico, da me ritenuto un soggetto ‘particolare’ dai modi prepotenti e violenti, almeno nel linguaggio”». È, questa, una testimonianza diretta e cruda del rapporto tra mafia e politica. C`è un consigliere ineleggibile? Non importa, Nucera lo sostiene ugualmente, senza farsi troppe domande. Perché in futuro quell`aiuto gli tornerà utile. Ma alle cosche non basta, vogliono di più. Un posto di lavoro migliore, non a progetto e con trecento euro al mese di stipendio in più. Altrimenti, come minimo, i 400 voti di Plotino andranno da un`altra parte. Quando Nucera si ferma scattano le minacce. Anche nei confronti del figlio. E arriva il terrore: «Durante la campagna elettorale e le successive votazioni per le ultime elezioni comunali, per evitare di incrociare questi personaggi mi sono tenuto lontano dal quartiere e dai seggi elettorali, recandomi in loco solo per votare; mi è stato tuttavia riferito che gli stessi erano presenti continuativamente presso la sezione elettorale del quartiere». Per forza, bisognava sostenere il consigliere comunale candidato dal Pdl.