REGGIO CALABRIA Ha tentato di fuggire dal tetto della casa dove si nascondeva, ma ha trovato i carabinieri ad aspettarlo. È finita così la latitanza di Antonio Franzè, accusato di essere il capo di un`associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti. Franzè è ritenuto dagli inquirenti un esponente della cosca Mancuso di Limbadi. L’arresto è avvenuto ieri sera a Gioia Tauro, nella casa dello zio del latitante, C.G., denunciato a piede libero per favoreggiamento. L’operazione è stata condotta dai carabinieri del Comando provinciale di Reggio e dello squadrone eliportato “Cacciatori”. Franzè era riuscito a sfuggire il 10 novembre scorso agli arresti seguiti all’operazione “Meta 2010”, che aveva portato all’emissione di misure cautelari nei confronti di 30 persone, componenti di una organizzazione criminale con ramificazioni in Italia e all’estero, responsabile dell’importazione di ingenti carichi di cocaina provenienti dal Sudamerica. Il blitz, disposto dal gip del Tribunale di Roma, portò a sequestri patrimoniali per un valore di cinque milioni di euro, eseguiti nelle province di Vibo e Reggio, ma anche in altre regioni del nord e centro Italia. Secondo quanto emerso dalle indagini, il sodalizio criminale era in grado di trattare l’acquisto di tonnellate di cocaina direttamente dai cartelli colombiani e di importarli in Italia all’interno di carichi di merce legale, trasportata in nave o aereo. Ieri l’arresto di Franzè, ritenuto il capo dell’organizzazione dopo l’uccisione, il 12 marzo scorso, del narcotrafficante calabrese Vincenzo Barbieri, anche lui affiliato al clan Mancuso. Molto soddisfatto il colonnello dei carabinieri Pasquale Angelosanto, che coglie l’occasione per fare il punto sul lavoro svolto nell’ultimo anno dal Comando provinciale. «Il nucleo operativo dell’Arma sta mettendo in campo un impegno diffuso contro criminalità comune e organizzata. La nostra azione si sta rivolgendo verso l’opera di repressione ma anche di prevenzione. I risultati ottenuti finora sono di alto livello». Tra le varie attività, Angelosanto tiene a sottolineare le tante operazioni contro la ‘ndrangheta relative all’inchiesta “Crimine” e i sequestri di canapa indiana operati nel territorio reggino, che hanno portato ad un «impoverimento dei coltivatori di 15 milioni di euro». Molto importanti anche le azioni contro le rapine ai cacciatori, calate dalle 54 della stagione venatoria 2009, alle 23 del 2011. Per il comandante del Nucleo operativo, Carlo Pieroni, si tratta di risultati importanti frutto del “Modello operativo Reggio”, che prevede «l’armonizzazione di tutte le componenti dell’Arma» al fine di azioni sempre più incisive.
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