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«Contro la crisi riprendiamoci la nostra terra»

«Annus terribilis, il 2011, per Rosarno e la Piana di Gioia Tauro tutta. E il futuro promette pessimi auspici: licenziamenti di massa al Porto, impianti turistici e supermercati chiusi, le arance che…

Pubblicato il: 03/01/2012 – 16:04
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«Contro la crisi riprendiamoci la nostra terra»

«Annus terribilis, il 2011, per Rosarno e la Piana di Gioia Tauro tutta. E il futuro promette pessimi auspici: licenziamenti di massa al Porto, impianti turistici e supermercati chiusi, le arance che restano sugli alberi e i terreni che vengono abbandonati»: inizia così il documento-appello di “Africalabria. Donne e uomini, per la fraternità” che annuncia l`iniziativa di sabato prossimo, 7 gennaio, in occasione del secondo anniversario dei fatti di Rosarno. «In questa situazione – si legge nella nota –, ci accingiamo a pagare la crisi, ad affrontare i sacrifici che l`Europa ci chiede per rimediare a una situazione che non abbiamo creato noi».
Per il cartello di associazioni  (coordinamento portuali Sul, Flai-Cgil comprensorio di Gioia Tauro, San Ferdinando in movimento, Kollettivo Onda Rossa, Rinascita-Cinquefrondi, Equosud, Csoa “A. Cartella”, Chiesa battista di Reggio Calabria, Mammalucco Onlus Taurianova, Gaspp-Gruppo d`acquisto solidale e popolare della Piana di Gioia Tauro, Circolo Arminio di Palmi, Partito della Rifondazione comunista) «tutto questo vuol dire disoccupazione, ospedali chiusi, servizi che vengono meno e qualità della vita sempre peggiori per tutti. Per gli italiani e per gli immigrati. Per i braccianti e per i piccoli produttori. Per gli operai e per tutti i cittadini. E disoccupazione, per gli immigrati in Italia, significa clandestinità se non trovi un`occupazione entro sei mesi».
Sabato 7 gennaio dalle 11 alla 2° Zona industriale di San Ferdinando da mattina a sera, la “Festassemblea” in difesa del lavoro e della terra: una giornata da trascorrere proprio laddove dovrebbe sorgere il rigassificatore, un luogo simbolo, «per riaffermare la volontà di strappare la nostra terra alla costruzione di megaimpianti e di restituirla agli agricoltori e alle popolazioni locali», scrivono gli organizzatori chiamando a raccolta «italiani e immigrati, lavoratori e disoccupati: prendiamoci per mano, affrontiamo i nemici e lottiamo insieme per il nostro futuro, affinché il porto sia rilanciato e i posti di lavoro difesi, affinché i terreni agricoli rimangano tali e offrano un lavoro degno ai lavoratori, immigrati e non, e un reddito ai proprietari».
«Nelle nostre campagne i braccianti africani continuano a vivere a centinaia in condizioni disumane, mentre i profitti degli agrumi, dei kiwi e dell`olio, attraverso i supermercati, vanno ai grandi gruppi che ci strozzano, imponendo prezzi stracciati alla fonte. Il sistema che ci sfrutta da decenni ora ci dice che non serviamo più, non servono i nostri agrumi, non servono le braccia dei nostri migranti. Serve invece il nostro territorio per impianti di ogni tipo che ci avvelenano la vita e distruggono la terra, come la centrale turbogas a Rizziconi, o l`inceneritore di Gioia Tauro per il quale è quasi pronto il raddoppio, o il rigassificatore a San Ferdinando, che distruggerà decine di ettari di terreno agricolo, danneggerà ancor di più le attività del porto e ci esporrà tutti al rischio d`incidenti catastrofici. In questa situazione, è insensato attaccare i migranti, non ha senso mettere i deboli contro i deboli o i “penultimi” contro gli “ultimi”. L`unica possibilità è stare insieme per difendere i diritti di tutti. uniti per difendere il diritto a decidere su ciò che ci riguarda: il porto, il rigassificatore, l`agricoltura… la terra!».

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