Caso Fallara, chiesto il rinvio a giudizio per Bruno Labate
Chiuse le indagini, il procedimento va avanti. Il procuratore aggiunto di Reggio Calabria Ottavio Sferlazza e i sostituti Francesco Tripodi e Sara Ombra hanno chiesto il rinvio a giudizio per l`archi…

Chiuse le indagini, il procedimento va avanti. Il procuratore aggiunto di Reggio Calabria Ottavio Sferlazza e i sostituti Francesco Tripodi e Sara Ombra hanno chiesto il rinvio a giudizio per l`architetto Bruno Labate accusato di peculato e truffa aggravata.
L`ufficio del Gup, adesso, dovrà fissare la prima udienza preliminare quando l`indagato dovrà decidere se essere processato con il rito ordinario o con il rito abbreviato.
Secondo la Procura, l`architetto Bruno Labate avrebbe percepito, da parte del Comune, soldi che non gli erano dovuti. Ad accreditarli sul suo conto corrente era stata l`ex dirigente del settore Finanze e Tributi Orsola Fallara, morta nel 2010 per aver ingerito acido muriatico proprio mentre era al centro di un`inchiesta che portava, e porta ancora, il suo nome. Una parte di quei soldi, circa 160mila euro, sono stati restituiti da Labate all`amministrazione comunale.
Il reato di truffa aggravata, inoltre, riguarda una serie di altri incarichi che prima dell`agosto 2010 la Fallara aveva assegnato all`indagato che, nel giro di pochi mesi, aveva indebitamente percepito dal dal Comune di Reggio Calabria qualcosa come 850mila euro.
In sostanza, Labate (che per un periodo ha avuto una relazione sentimentale con l`ex dirigente al Bilancio) veniva pagato come tecnico esperto del settore Lavori Pubblici per il quale avrebbe progettato il verde attrezzato in Via Cava e nei quartieri di Tremulini, Arghillà, Saracinello e San Giovannello, la riqualificazione di Via Carrera e un’area giochi nella zona dell`aeroporto dello Stretto. Ma anche la riqualificazione del depuratore di Ravagnese.
Tutte opere che non sono state realizzate. Proprio per questo, adesso, Labate deve restituire al Comune oltre 550mila euro dopo aver subito il sequestro dei conti correnti e dell`abitazione di Roma. Il mancato dissequestro dei beni ha indotto l`indagato a chiedere, nelle settimane scorse, una rateizzazione del debito. Richiesta che non è stata accolta dall`ufficio legale di Palazzo San Giorgio che, davanti al giudice per le udienze preliminari, dovrà decidere se costituirsi parte civile nel processo nato dal “caso Fallara”.