Il presidente ammette: «Turbato dalla deposizione di Giardina»
LAMEZIA TERME «Permettetemi di parlare un secondo della mia situazione». Peppe Scopelliti coglie l`occasione del suo intervento davanti alla platea del congresso dell`Udc a Lamezia Terme per ripercor…

LAMEZIA TERME «Permettetemi di parlare un secondo della mia situazione». Peppe Scopelliti coglie l`occasione del suo intervento davanti alla platea del congresso dell`Udc a Lamezia Terme per ripercorrere i temi prediletti: la sinistra allo sbando, la maggioranza coesa, la classe dirigente giovane, il governatore sotto attacco. Non una breve digressione, ma un nuovo duro attacco nei confronti degli avversari politici. «Mi viene da ridere – arringa il governatore – a guardare che un ex assessore regionale dei comunisti adesso difende i carabinieri mentre negli anni scorsi inneggiava alla strage di Nassirya quando furono ammazzati 19 nostri connazionali. Noi abbiamo grande rispetto per i militari della Benemerita». Il riferimento è sempre all`ultima udienza del processo Meta in cui il colonnello dei carabinieri Valerio Giardina indica Scopelliti, all`epoca dei fatti sindaco, come persona vicina alla lobby politica-mafiosa che gestiva gli appalti del Comune di Reggio.
Il presidente della Regione per la prima volta ammette pubblicamente di essere «turbato in maniera incredibile da questa vicenda» e ricorda (seppur senza citarlo esplicitamente) l`omicidio di Franco Fortugno. «In Calabria – dice – qualcuno è stato ucciso per la gestione della sanità. Noi stiamo facendo tantissimo in questo settore e abbiamo sottratto 140 milioni alle lobby. E così mentre gli altri fanno chiacchiere, noi rispondiamo con i fatti».
Riecco quindi le misteriose lobby. Che quando sono citate da Giardina in tribunale non vanno bene ma che tornano quotidianamente nei discorsi del governatore quando questi si deve difendere senza fare nomi.
Il resto è una chiamata a raccolta (contro chi?) perché «sono sottoposto a un`aggressione feroce. Dopo le minacce delle Brigate Rosse mi mancano solo quelle dell`Eta e Al Qaeda. Da uomo di destra devo difendere la mia dignità da accuse infami. E non è finita qui perché ci aspettiamo il secondo tempo». Che il vento fosse cambiato lo si era capito dall’atteggiamento assunto dal governatore negli ultimi giorni. Aggressivo e deciso sempre, ma con una nota di stanchezza, uno sguardo meno lucido, meno sicuro del solito. Le capriole della sua strategia difensiva dimostrano il suo nervosismo: prima vuole difendersi in consiglio regionale, poi convoca una conferenza stampa urgente dove la sua claque sovrasta di tre volte il numero dei giornalisti presenti, intimidendo con urla e insulti quelli che si permettevano di fare domande scomode. Gli appelli ai leader nazionali del suo partito per ottenere solidarietà.
La sua ossessione della “regia occulta” alla fine ha trovato sponda pure a Roma, con 34 deputati e senatori del Pdl che chiedono a Monti di indagare su una presunta «cabina di regia dietro gli attacchi a Scopelliti» in un’interrogazione parlamentare.
Interrogazione parlamentare che fa il paio con quella del Pd presentata qualche giorno prima. I due principali partiti chiedono chiarezza, chissà che il governo tecnico riesca lì dove quello Berlusconi non aveva dato risposte.