Rosy Bindi: «Il Pd superi l`emergenza e celebri i congressi»
Rosi Bindi interviene a Cosenza, invitata non dal Pd (di cui è presidente e di cui nella sala non c’era nessuno, salvo l’esigua rappresentanza di Pietro Midaglia) ma da “Obiettivo Sud”, l’associazion…

Rosi Bindi interviene a Cosenza, invitata non dal Pd (di cui è presidente e di cui nella sala non c’era nessuno, salvo l’esigua rappresentanza di Pietro Midaglia) ma da “Obiettivo Sud”, l’associazione di Alessandra La Valle. E quest’ultima riesce a fare una specie di miracolo, mettendo assieme una platea trasversale, composta da moderati ex Dc, cattolici popolari, socialisti rimasti tali malgrado la diaspora, comunisti doc, seduti giusto una fila avanti al presidente degli industriali, mentre più dietro non mancano sindacalisti d’assalto. O forse non è un miracolo, ma piuttosto un segno del tempo presente, frutto del governo tecnico che ha espropriato la politica, di cui tuttavia pare esserci bisogno. E dentro le parole della La Valle, prima figura di spicco del Pd e poi transfuga dal partito, c’è tutto: la preoccupazione per l’antipolitica, un richiamo ai democrat per un più credibile impegno, citazioni gramsciane e la richiesta «al governatore Scopelliti a fare un passo indietro e a presentarsi ai giudici». I fatti recentissimi che assediano la Regione sono, com’è noto, giunti a Roma ed è la stessa Rosi Bindi ad avvisare della necessità che il Pd «superi l’emergenza, celebrando i congressi, e si prepari da subito alle amministrative che, date le situazioni che si stanno verificando, potrebbero essere imminenti». Il Pd in sala non c’è, ma nelle parole invece sì. E non solo perché la Bindi è vertice nazionale del partito, ma perché le anime che stanno dentro “Obiettivo sud” sono tutte rappresentative delle storie e delle esperienze che dentro il Pd hanno abitato e ancora lì vivono. Come Paolo Palma, ultimo reduce di ciò che fu la primavera prodiana dell’Ulivo, ex parlamentare cosentino sconfitto non tanto dalla destra, ma dalla insopprimibile passione del centrosinistra di farsi male da solo tramite poco segreti sotterfugi.
Palma oscilla tra proclami assai di sinistra, contro l’egemonia delle banche europee che ordinano di uccidere l’articolo 18, ma non parlano delle spese militari, e richiami alle radici uliviste, «la cui esperienza è stata soffocata nella culla». Poi, soffermandosi sul Pd, cita Rodotà contro la pratica «degli accordi sottobanco che fanno sembrare che non ci sia opposizione, anche qui, alla Regione». E torna prepotente la stringente attualità, con la tentazione della destra di manifestare contro i carabinieri, «mentre la solidarietà andrebbe portata all’Arma». Quando Rosi Bindi prende la parola, ha subito bisogno di dire che l’essere qui, chiamata non dal suo partito ma da un’associazione «che vuole la buona politica», non le pone alcun imbarazzo. È una dichiarazione che deve giungere ad orecchie precise, che tuttavia sono assenti. Del resto la platea che l’ascolta le sembra rappresentare esattamente la moltitudine plurale che anima il Pd, la sua molteplicità culturale e sociale. E se un richiamo al riscatto del Mezzogiorno va certamente ai meridionali stessi, parte importante del suo intervento va invece al partito. Con l’augurio al nuovo commissario «di portare presto e bene fuori dall’emergenza il partito, celebrando i congressi rapidamente e mettendo fine alle lotte interne ponendosi finalmente all’ascolto della società, riconquistando così le funzioni di partito». Un`esortazione che qualcuno avrà portato ai destinatari.