Unical, lo Statuto è da rifare
RENDE Troppi poteri al Senato accademico e un consiglio d`amministrazione non abbastanza indipendente. Sono alcuni dei motivi che hanno spinto il ministero dell`Università a rispedire al mittente il…

RENDE Troppi poteri al Senato accademico e un consiglio d`amministrazione non abbastanza indipendente. Sono alcuni dei motivi che hanno spinto il ministero dell`Università a rispedire al mittente il nuovo statuto dell`Unical. Il documento che ridisegnerà il governo dell`ateneo, approvato il 18 ottobre 2011 dal Senato accademico, dovrà ripercorrere una parte del proprio iter istituzionale entro 90 giorni, prima di essere pubblicato sulla Gazzetta ufficiale. Tornerà nella commissione che ne ha curato la prima stesura e poi negli organi collegiali.
Uno stop imprevisto e non proprio indolore, visto che la norma bocciata a Roma è proprio quella sulla quale l`ateneo si è fermato più a lungo a riflettere. Si tratta della nomina del consiglio d`amministrazione. Il rettore, Giovanni Latorre, aveva promosso una piccola rivoluzione. Tra i dieci componenti del cda, ben sette sarebbero stati nominati: cinque li avrebbe scelti il “magnifico”, per poi sottoporre i nomi alla valutazione del Senato accademico, i due restanti sarebbero stati designati (scelti in una rosa di esterni) dallo stesso Senato.
Al ministero l`iter non è piaciuto, perché farebbe venire meno la terzietà del cda rispetto all`altro organo. Tutti i consiglieri, di fatto, sarebbero “dipendenti” dei loro colleghi “senatori”, che potrebbero anche deciderne la decadenza ogni 18 mesi (ciascuno di loro, infatti, dovrebbe presentare una relazione sull`attività svolta proprio al Senato accademico). Dalle stanze del Miur, dunque, arriva un invito: serve un maggiore equilibrio nella distribuzione dei poteri.
Non è tutto. Un`altra norma da rivedere è quella che riguarda la sfiducia al rettore. Secondo la bozza inviata a Roma, la decadenza della più alta carica accademica trascinerebbe con sé tutto il consiglio d`amministrazione (proprio perché il rettore ne designa cinque componenti). Al ministero, invece, non la pensano così.
E non andrebbe bene neppure il numero di studenti previsti nel Senato accademico: sarebbero tre su ventuno componenti, mentre la norma vuole che siano «almeno il 15%». In questo caso è questione di decimali: o si porta a 20 il numero complessivo (con tre studenti) o si concede una quarta postazione a discapito di un`altra categoria dell`ateneo. In ogni caso c`è ancora molto da lavorare.