Quando "Nano feroce" mandava i suoi saluti all`assessore Tuccio
«Soltanto oggi ho appreso, a seguito del fermo della signora Cotroneo Giuseppa Santa, questa triste vicenda». L’ex assessore all’Urbanistica del Comune di Reggio, Luigi Tuccio, aveva detto di non ave…

«Soltanto oggi ho appreso, a seguito del fermo della signora Cotroneo Giuseppa Santa, questa triste vicenda». L’ex assessore all’Urbanistica del Comune di Reggio, Luigi Tuccio, aveva detto di non aver mai saputo di essere cognato di Pasquale Condello junior, che sta scontando l’ergastolo nel carcere di Voghera. Lo avrebbe scoperto, a suo dire, il giorno in cui la Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria gli ha arrestato la suocera, accusata di aver favorito la latitanza di Domenico Condello, il boss conosciuto con il soprannome di “Micu u pacciu” che nel 1985 ha ucciso il mammasantissima di Archi, Paolo De Stefano. L’ex coordinatore cittadino del Popolo della Libertà viene smentito dal decreto del ministro dell’Interno che ha disposto il 41 bis per il boss Nino Imerti, detenuto a Voghera assieme al cognato di Tuccio. Quest’ultimo è compagno di Giampiera Nocera, sorella di Bruna la quale, a sua volta, è sposata con Pasquale Condello. Nella richiesta (di cui pubblichiamo, in allegato, uno stralcio) di sottoporre Nino Imerti al carcere duro, il sostituto procuratore della Dda Giuseppe Lombardo ha evidenziato l’intenzione del boss di coinvolgere soggetti esterni al circuito giudiziario per ottenere benefici detentivi. Imerti, soprannominato “Nano feroce”, puntava addirittura alla scarcerazione. È quanto emerso dalle intercettazioni captate durante il colloquio del 16 settembre 2010. Un colloquio a quattro tra i boss Imerti e Condello e le rispettive mogli che discutevano «dello stato di gravidanza – è scritto nella richiesta del pm – di Nocera Giampiera, sorella di Nocera Bruna Francesca, che aveva intrattenuto una relazione con l’avvocato Tuccio Luigi, assessore esterno all’Urbanistica e Pianificazione territoriale presso il Comune di Reggio Calabria nonché capogruppo del Pdl». È stato Pasquale Condello a fornire a Imerti le delucidazioni circa il padre del bambino: «È un avvocato… tu conosci suo padre pure! Il figlio di Tuccio». A sgombrare ogni dubbio ci ha pensato Bruna Nocera: «il figlio del giudice…». Solo a questo punto “Nano feroce” ha compreso chi fosse l’avvocato, facendo riferimento all’attività politica dell’uomo: «Lo vedo sempre sul giornale che nell’Alleanza Nazionale». Riferendosi inoltre al padre dell’assessore, il giudice Giuseppe Tuccio, oggi nominato dal Comune “Garante dei diritti del soggetto privato della libertà personale”, ha aggiunto: «…suo padre è uno importante! …regionale per i carceri, non so…il presidente». Nel corso della conversazione, Nino Imerti ha chiesto a Bruna Nocera di «porgere i propri saluti a Luigi Tuccio, aggiungendo – scrive sempre il pm Lombardo – di fargli presente che conosceva suo padre “…che è stata una brava persona sempre…nei processi… no ma anche quando faceva i processi… se poteva aiutare…”». E riferendosi al sostegno elettorale che la cosca avrebbe garantito al Pdl, Nino Imerti ha ricordato: «Sa pure.. però sa pure che gli date tutti… sa pure che i voti glieli date a… o non lo sa?». «Sa tut…» è stata la risposta della cognata accompagnata da un sorriso. Accertatosi dei buoni rapporti con il parente acquisito e della consapevolezza dell’appoggio elettorale che la famiglia Condello garantisce al partito dell’ex assessore, il boss «auspicava un intervento dei Tuccio volto a garantire ad entrambi i detenuti che, nelle informazioni di rito, da rilasciare a riscontro delle istanze avanzate, “…scrivano quello che è giusto! pare che noi gli diciamo di scriverci quello… per imbrogliare!…questi prima del 1993 erano così, così e così… dopo in effetti non hanno avuto processi, se hanno avuto qualche processo era di vent’anni prima…”». Nino Imerti punta alla concessione dei benefici che anche un condannato per associazione mafiosa può usufruire. «Il detenuto, in buona sostanza – annota sempre il sostituto Lombardo – auspicava che i compilatori del referto informativo non interloquissero sulla perdurante attività della cosca Imerti, limitandosi invece alle sole vicende giudiziarie scaturite dai fatti precedenti all’anno 1993, dai quali non è possibile enucleare conferme sull’attualità della pericolosità sociale». Un mese dopo, il 21 ottobre 2010 in occasione di un altro colloquio in carcere, Imerti ha chiesto nuovamente alla cognata Bruna «se avesse avuto la possibilità di vedere “quell’amico” e contestualmente raccomandava nuovamente alla donna di porgergli i propri saluti poiché “suo padre di me sa vita e miracoli…”. Esortava la Nocera a raccontargli qualcosa in più in merito alla nuova famiglia acquisita e la donna spiegava che a Tuccio Luigi “già gli hanno…gli hanno dato le prime…le prime frecciatine! Un’amica…sì! gli dice: “Sai che la sorella…?” lui le ha detto “so tutto non c’è bisogno che dici niente…”. L’Imerti, ancora una volta, riferiva alla Nocera che “…se capita salutami l’avvocato!”. Dici “ti saluta, ha detto conosce molto bene il tuo papà”, facendo sapere a Tuccio Luigi che “…che noi abbiamo chiuso. Che non si preoccupi… gliel’hai detto già? che non si preoccupi… perché gli dici “mio cognato ha parlato con…” gli devi dire pure… senza essere fraintesi… che non pensi… che facciamo cattive figure, perché cattive figure non ne facciamo! Come tutto questo che stiamo leggendo… tutte queste schifezze…che stia tranquillo, che con noi non fa brutte figure… in questo senso! perché…. È giusto?” e lui…ricordagli e gli dici che a suo padre io ho scritto qualche sei mesi fa…e gli ho ricordato il fatto…”». La cognata Bruna avrebbe riportato all’assessore il messaggio del boss il quale voleva rassicurare il politico che la sua famiglia intende rifarsi «una vita con la legalità». «Vedendo la famiglia – sarebbe stata la risposta di Luigi Tuccio – …vedendo te, sentendoti parlare…certo, non poteva essere diversamente!». Era l’ottobre del 2010, un anno e mezzo prima dell’arresto della suocera del pidiellino.