Formazione portuali, la Regione non paga
Non si è fatta attendere la reazione, polemica, della Cgil alle affermazioni tranquilizzanti del governatore Peppe Scopelliti, che, non più tardi di una settimana fa, aveva parlato di «rinnovata sint…

Non si è fatta attendere la reazione, polemica, della Cgil alle affermazioni tranquilizzanti del governatore Peppe Scopelliti, che, non più tardi di una settimana fa, aveva parlato di «rinnovata sintonia tra le parti» in relazione ai programmi di sviluppo del porto di Gioia Tauro. «A quasi un anno dalla cassa integrazione – affermano in una nota Nino Calogero e Salvatore Larocca, segretari rispettivamente della Cgil comprensoriale e della Filt -, i lavoratori dell’area portuale continuano a sopportare da soli i costi della crisi del terminal, senza intravedere nemmeno i pochi euro previsti della frequenza ai corsi di formazione, soldi di provenienza comunitaria e per nulla a carico della Regione. Si ricorda che contestualmente all’attivazione della cassa integrazione per i lavoratori della Medcenter container terminal, le organizzazioni sindacali confederali avevano richiesto e stipulato accordi con la giunta regionale per la riqualificazione del personale e per poter offrire ai lavoratori un’ulteriore possibilità di formazione».
Il sindacato della Camusso denuncia quindi i ritardi che sarebbero stati accumulati dagli uffici regionali. «La frequenza dei suddetti corsi formativi – proseguono i sindacalisti – è stata altresì pensata per permettere ai lavoratori e alle loro famiglie di avere attraverso l’indennità di frequenza un emolumento che permettesse di integrare, se pur in modo marginale, una parte del mancato reddito causato dal ricorso agli ammortizzatori sociali. Purtroppo ancora oggi i lavoratori non hanno avuto nessun centesimo da parte della Regione pur avendo diligentemente frequentato i corsi. A luglio passerà un anno dalla riunione ministeriale che vide lo stesso presidente Scopelliti assumere il solenne impegno». Calogero e Larocca, infine, dichiarano che «anche nell’incontro dell’8 maggio presso Palazzo Alemanni, la Cgil aveva risollevato la questione al tavolo sul porto, ancora una volta sono arrivate rassicurazioni tutt’ora smentite dai fatti: i lavoratori non hanno ricevuto il becco di un quattrino».