Il commiato di Carmelo Casabona alla Questura di Reggio
REGGIO CALABRIA «Lascio una città con una speranza in più, la ‘ndrangheta può finire solo se c’è la piena consapevolezza che ognuno deve fare la sua parte». Le ultime parole da questore di Reggio pro…

REGGIO CALABRIA «Lascio una città con una speranza in più, la ‘ndrangheta può finire solo se c’è la piena consapevolezza che ognuno deve fare la sua parte». Le ultime parole da questore di Reggio pronunciate da Carmelo Casabona sono un misto tra il riconoscimento dei successi ottenuti contro i clan più potenti della provincia e l’esortazione alla società civile a fare di più contro il crimine organizzato. L’ormai ex autorità di pubblica sicurezza reggina lascia l’incarico in seguito alla sua nomina a prefetto. Verrà provvisoriamente trasferito a Roma, in attesa della destinazione definitiva. Alcune indiscrezioni parlano di un suo possibile ruolo all`Ufficio territoriale del governo di Torino. Il suo posto nei prossimi giorni verrà occupato da Guido Longo, ex questore di Caserta con alle spalle una esperienza alla Squadra mobile di Reggio. Casabona ha subito dimostrato stima nei confronti del suo successore: «Non ho nessun consiglio da dargli, è una persona competente e sa quello che deve fare».
Ogni commiato comporta dei bilanci. E Casabona non ha dubbi, quelli vissuti a Reggio «sono stati tre anni intensi, all’insegna della massima collaborazione istituzionale. Abbiamo ottenuto successi storici, che ci hanno permesso di disarticolare grandi associazioni criminali e di ridare un po’ di fiducia alla gente. Questa città non è solo ‘ndrangheta, c’è tanta, tantissima gente onesta. Persone che chiedevano il permesso di stringermi la mano. Significa che il nostro lavoro è stato apprezzato». Anche se serve uno sforzo in più. Casabona ne è convinto, per sconfiggere il crimine organizzato serve una nuova mentalità: «Ognuno deve essere protagonista della propria esistenza umana, politica e civile, senza delegare agli altri il proprio destino. Le cose cambiano solo quando ci si rende conto di non essere sudditi, bensì cittadini, quando ognuno sa quello che deve fare e quello che deve pretendere dalle istituzioni. Reggio e la Calabria oggi sono nelle condizioni di poter scegliere». Si percepisce nelle parole del neoprefetto il rimpianto di non essere riuscito a saldare tutti i conti con la ‘ndrangheta che, malgrado gli arresti e le maxioperazioni degli ultimi anni, rimane pur sempre l’organizzazione criminale più potente del mondo. «C’è il rimpianto di non essere riusciti a chiudere il cerchio – ammette –, anche se sono sicuro di aver lasciato qualcosa in questa città. Adesso tocca ai miei successori continuare lungo questo filone. Le condizioni per dire “ce l’abbiamo fatta” ci sono tutte».
Casabona lascia e pensa già al suo nuovo incarico lontano da Reggio. Un compito non facile per uno che confessa di doversi «abituare all’idea di non essere più un poliziotto. I 32 anni di polizia – spiega – non si possono dimenticare. Fare il prefetto significa guardare le cose da un’altra angolazione. Penso di farcela (ride, ndr) in 48 ore». Di Reggio Casabona continuerà comunque a conservare il ricordo «dei grandi successi, l’affetto del personale di polizia e la veduta dello Stretto». Prima del saluto alla città, l’ex questore ha ricordato «l’altissimo grado di collaborazione con tutte le forze di polizia» negli ultimi anni e ha esortato ancora una volta i reggini ad «avere un obiettivo unico per fare il grande salto. Le premesse per farlo stavolta ci sono».