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Dopo averli negati Monti scopre i poteri forti

Quando a novembre dello scorso anno l’attuale presidente del Consiglio, Mario Monti, si presentò al Parlamento italiano, essendo stato preceduto non solo da una intensa campagna mediatica che ne tess…

Pubblicato il: 08/06/2012 – 11:34
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Dopo averli negati Monti scopre i poteri forti

Quando a novembre dello scorso anno l’attuale presidente del Consiglio, Mario Monti, si presentò al Parlamento italiano, essendo stato preceduto non solo da una intensa campagna mediatica che ne tesseva le lodi (sobrio, tecnico, professore, commissario europeo apprezzatissimo), ma anche dalle critiche di chi lo sapeva membro della Trilateral, della Bildenberg, della Goldman Sachs e organico all’apparato tecnocratico europeo, in buona sostanza uomo sostenuto dai poteri forti non solo italiani ma europei, se ne uscì con una negazione netta che non ammetteva alcuna replica.
Circola ancora, infatti, su youtube il video che ha immortalato la sua sdegnosa reazione sui poteri forti. E al Senato declamava, con la ormai familiare cantilena da robot, «Solo un punto specifico vorrei aggiungere, se posso…. Si parla di iniziative e complotti dei poteri forti… Permettetemi di rassicurarvi totalmente, ma proprio totalmente, anche perché le nostre modeste (sic!) storie personali parlano in questo senso… quando sono stato Commissario europeo a Bruxelles, non sono sicuro che le grandi multinazionali mi abbiano colto come loro devoto e disciplinato servitore…».
E continuava sostenendo in modo netto: «…i poteri forti sono espressioni di pura fantasia che considero offensive… di poteri forti in Italia non ne conosco, magari l`Italia ne avesse di più di questi cosiddetti poteri forti…».  E giù applausi scroscianti, come una standing ovation, sotto la regia di Enrico Letta e Pierferdinando Casini, e accompagnati dai sorrisi compiaciuti di membri del governo come la Cancellieri seduta alla sinistra del professore bocconiano.
Oggi i poteri forti ritornano alla ribalta e, guarda caso, riesumati proprio dal sobrio presidente del Consiglio che stavolta si lamenta che sia stato abbandonato dagli stessi perché Confindustria e il suo giornale hanno assunto una posizione critica. Sarà, ma noi non crediamo che tutto possa essere ricondotto all’atteggiamento di poteri italiani che fino a sei mesi fa erano considerati “poteri deboli” tanto da spingere il nostro Monti all’esortazione: «magari l’Italia ne avesse di più di questi cosiddetti poteri forti».  
C’è, certamente, una componente italiana nello scoramento del Presidente del Consiglio che, con le lacrime, ha dimostrato di mal sopportare, dopo mesi e mesi in cui i media si erano ridotti a fare da zerbini, adulatori, lecchini, anche le critiche più soft. Questa componente l’ha dipinta benissimo il senatore Roberto Castelli quando dichiara, sull’esternazione di Monti a Palermo, che da novembre a oggi sono cambiate tre cose: «La prima. I grandi ministri tecnici che pensavano che governare questa Paese fosse un gioco da ragazzi, hanno sbattuto contro il muro della realtà». Poi anche i “poteri forti”, tornati ad esistere anche per Monti, si sono resi conto che le operazioni del governo sono solo maquillage (tipo spending review), e per quel poco di dignità rimasta, non se la sentono di considerarli ancora “salvatori della patria”.
Infine Castelli rileva che ormai i famosi tecnici sono stati «contagiati dalle consuetudini della politica» e, senza forse, aggiungiamo noi pensano a come riciclarsi alla scadenza che si avvicina velocemente.
Ma c’è anche una componente internazionale perché il «più tedesco degli economisti italiani» come ha amato dipingersi a dicembre scorso il bocconiano Monti, sollecitato da Obama e dalla maggioranza che lo sostiene dovrebbe (?!!) schierarsi contro la Merkel e la sua politica. E qui siamo, letteralmente, in un campo minato. Monti sa perfettamente che è stata la cancelliera a telefonare a Napolitano per spianargli la strada del “golpe bianco” e senza si essa sarebbe rimasto un grigio tecnocrate europeo.
Non è, comunque, che abbia cambiato colore con l’esperienza italiana. Grigio era e grigio è rimasto, ma ha avuto il suo momento di grande notorietà. Peccato per lui che sarà ricordato come il presidente del consiglio che ha letteralmente affossato il nostro Paese.

* Membro del coordinamento Pdl Reggio Calabria

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