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Ex Italcitrus, ennesima asta deserta. Ora la trattativa privata?

REGGIO CALABRIA Ancora una volta, l’asta per la vendita dell’ex stabilimento dell’Italcitrus, ubicato nel quartiere reggino di Catona, è andata deserta. L’insediamento, che il Comune di Reggio Calabr…

Pubblicato il: 17/06/2012 – 18:40
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Ex Italcitrus, ennesima asta deserta. Ora la trattativa privata?

REGGIO CALABRIA Ancora una volta, l’asta per la vendita dell’ex stabilimento dell’Italcitrus, ubicato nel quartiere reggino di Catona, è andata deserta. L’insediamento, che il Comune di Reggio Calabria acquistò per due milioni e mezzo di euro nel 2004 e che avrebbe dovuto ospitare una sede della Rai, resta dunque sul “groppone” di palazzo San Giorgio. L’ente avrebbe voluto cederlo all’incanto con una prezzo di base fissato a 2 milioni e 880mila euro. Una somma sproporzionata per una struttura fatiscente, per il cui acquisto – tra l’altro – furono condannati al risarcimento del danno erariale (1 milione e 300mila euro) l’allora sindaco Giuseppe Scopelliti e un funzionario del Comune, l’ingegnere Giuseppe Granata.
Adesso l’amministrazione guidata da Demetrio Arena tenterà di cedere l’immobile con una trattativa privata. D’altra parte, la situazione delle casse dell’ente è disastrosa: attendono ancora di essere approvati dal consiglio comunale i consuntivi degli anni 2010 e 2011 (la giunta li approverà forse in settimana), mentre l’enorme massa debitoria raggiunge una somma astronomica, nell’ordine di centinaia di milioni di euro.
Ecco perché l’esecutivo municipale sta provando disperatamente di recuperare denaro in ogni modo, dismettendo anche il patrimonio immobiliare. E questo spiega la decisione di intavolare una negoziazione diretta, senza forme di evidenza pubblica, per la cessione dell’ex fabbrica per la trasformazione degli agrumi. Ma c’è da chiedersi, a questo punto, quale sia il valore di mercato di quell’insediamento, specie in un momento di gravissima crisi economica in cui non gira denaro e le banche non ne prestano. D’altronde, come abbiamo già scritto, e come ribadiamo, un’eventuale vendita a un prezzo troppo basso non sarebbe che la conferma della disastrosa operazione messa in piedi otto anni fa: l’ennesima certificazione di un fallimento.

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