Le città metropolitane sembrano dunque prendere forma. A dare corpo a questo livello istituzionale, finora esistito solo sulla carta (dalla legge 142 del 1990 alla Costituzione dopo la riforma del Titolo V), è la bozza di decreto sulla spending review che prevede la soppressione delle Province nelle dieci aree già individuate dalla legge delega sul federalismo fiscale.
Al posto dell’ente intermedio, per Roma, Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli e Reggio Calabria, a partire dal primo giugno del prossimo anno, saranno effettivamente istituiti i nuovi organi, il cui territorio coinciderà esattamente con quello della Provincia soppressa.
COSA CAMBIERA`
Alcune innovazioni saranno legate ad aspetti puramente formali: ci sarà un “sindaco metropolitano” al posto del presidente della Provincia e un consiglio metropolitano invece di quello provinciale. I membri dell’assise saranno eletti tra i sindaci dei comuni ricadenti nel territorio dell’ex Provincia.
Poco di nuovo, nella sostanza. E anche la maggior parte delle competenze coinciderà con quella del livello istituzionale destinato a uscire di scena. L’unica vera novità sarà costituita dal maggior numero di attribuzioni previste dalla legge. Le ulteriori materie assegnate alle città metropolitane saranno la pianificazione territoriale e delle reti infrastrutturali, il coordinamento dei servizi pubblici, la promozione e il coordinamento dello sviluppo economico e sociale. Ecco perché in molti, opportunamente, hanno parlato di “super Province” per evidenziare come la natura dei nuovi enti sia analoga a quella dei tanto vituperati organi destinati a essere soppressi.
REGGIO METROPOLITANA
L’introduzione di Reggio nel novero delle dieci città metropolitane avvenne con un emendamento bipartisan (Laganà Fortugno-Bocchino) durante la discussione alla Camera, nel febbraio 2009, della legge delega sul federalismo fiscale. Un “blitz” Pd-Pdl cui si opposero in tanti, evidenziando come la Provincia calabrese non rispondesse ai requisiti demografici, sociali ed economici indispensabili per poterla compiutamente definire un’area metropolitana. Tuttavia, fu evidenziato come quel passaggio in aula fosse indispensabile per arrivare a una futura “città metropolitana dello Stretto” con la dirimpettaia Messina. Peccato, però, che questo obiettivo sia pressoché irraggiungibile: Reggio fa parte, infatti, di una regione a statuto ordinario, mentre Messina di una a statuto speciale. Per poter creare la nuova metropoli dello Stretto ci vorrebbe una riforma costituzionale. Che, coi tempi che corrono, appare assai improbabile.
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