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Furto di rame, sei arresti nel Reggino

GIOIA TAURO La polizia ha sgominato in provincia di Reggio Calabria una banda che avrebbe compiuto nell`ultimo anno una lunga serie di furti ai danni di strutture delle Ferrovie dello Stato e della T…

Pubblicato il: 02/08/2012 – 10:45
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Furto di rame, sei arresti nel Reggino

GIOIA TAURO La polizia ha sgominato in provincia di Reggio Calabria una banda che avrebbe compiuto nell`ultimo anno una lunga serie di furti ai danni di strutture delle Ferrovie dello Stato e della Telecom, impossessandosi di decine di tonnellate di rame. Sei gli arresti che sono stati eseguiti in esecuzione di ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse su richiesta della Procura della Repubblica di Palmi. I furti attribuiti alla banda che è stata sgominata sono stati commessi in depositi delle Ferrovie dello Stato, della Telecom, dell’Enel o lungo i binari, provocando in qualche caso rallentamenti e disagi per il traffico ferroviario.
Agli arrestati viene contestata, oltre che il furto, la ricettazione delle decine di tonnellate rubate. Contestualmente agli arresti, sono stati eseguiti i Decreti di sequestro preventivo di due società con sede a Gioia Tauro che si occupano della raccolta, della trasformazione e della commercializzazione di materiali ferrosi e similari.
L’operazione, chiamata “Oro rosso”, ha portato all’arresto di Rocco Delfino (1962), Giovanni Delfino (1957), Saverio Carmelo Abate (1961), Antonio Abate (1966), Armando Bevilacqua (1978) e Armando Bevilacqua (1989), ritenuti responsabili, in concorso tra loro e in più circostanze, di furto e ricettazione di elevati quantitativi di rame per un valore di diversi milioni di euro.
Il metallo, una volta rubato e lavorato, veniva poi smistato in Sicilia ed in altre regioni del sud. Le due aziende di Gioia Tauro per il commercio di materiale ferroso di cui la Procura ha disposto il sequestro preventivo provvedevano, secondo l`accusa, a raccogliere e ricettare il rame rubato. Le aziende sequestrate, che avrebbero avuto due filoni d`attività, uno lecito e l`altro illecito per la ricettazione del rame rubato, sono le sole, tra l`altro, secondo quanto riferito dagli investigatori, che commercializzano materiale ferroso in Calabria e parte della Sicilia.
Quattro delle sei persone arrestate sono i titolari delle due aziende sequestrate, mentre le altre due erano state denunciate nei mesi scorsi perché sorprese mentre erano a bordo di un camion su cui erano trasportate sette tonnellate e mezzo di rame rubato.
Le indagini avevano avuto inizio il 2 novembre 2011, allorquando nella mattinata la Volante del commissariato di Gioia Tauro era intervenuta  presso la sede della ditta “Eco Attrezzature”, operante all’interno di un capannone industriale di proprietà della ditta Radiplast, sito nella zona industriale del comune di San Ferdinando, dove ne era stato richiesto l’intervento per una constatazione di furto di cavi in rame.
Nel corso del sopralluogo gli agenti, nell’effettuare i rilievi tecnici all’interno di una cabina elettrica di trasformazione a 20.000 Volts, sita all’interno del cortile del predetto capannone, notavano delle tracce di sostanza ematica, per cui effettuavano una verifica all’interno del trasformatore attraverso il pannello posto sulla parte superiore, che risultava rimosso, constatando che all’interno vi era un cadavere carbonizzato, successivamente identificato in Sadik El Tayb, nato in Marocco il 14.09.1979, domiciliato ad Anzio.
In considerazione di quanto sopra, appariva pertanto ragionevole ritenere che il soggetto stesse tentando di sottrarre materiale in rame all’interno della cabina, quando era rimasto folgorato dalla corrente elettrica a 20mila volt.
Le indagini successive hanno consentito di accertare l’esistenza di una vera e propria organizzazione criminale, con precisa organizzazione dei compiti. Il ruolo di effettuare i furti, il più pericoloso, è assegnato ai cittadini extracomunitari, che si devono anche occupare di bruciare i cavi. Qui termina il loro ruolo; il rame bruciato, infatti, viene consegnato a cittadini di etnia rom stanziati a Gioia Tauro, che a loro volta lo consegnavano a due centri di raccolta.
Va sottolineato che il furto dei cavi di rame, ed il suo successivo riciclaggio, negli ultimi tempi ha fatto registrare in questo centro, come in altre aree del territorio nazionale, un allarmante  aumento  a causa del valore crescente di questo  metallo. Si tratta di un fenomeno tra i più remunerativi e insidiosi, perché provoca spesso l`interruzione di servizi pubblici essenziali con ripercussioni di natura economica/sociale di particolare rilievo e possibili implicazioni di sicurezza e ordine pubblico, oltre che un serio rischio per la vita umana.
L’aumento dei casi di furto di rame trova due spiegazioni. La prima, ovviamente, di carattere economico: l`aumento della domanda di questo metallo, che ha un`importanza fondamentale nell`economia contemporanea, insieme alla speculazione finanziaria, ha portato il prezzo del rame alle stelle. La seconda è legata alla facilità di riciclaggio del metallo e, soprattutto, sulla mancanza di controlli necessari in fase di rivendita. Quindi, la facilità di furti, che spesso avvengono in luoghi abbandonati o non controllati, e quello del prezzo della rivendita aumentano ancor di più l`appetibilità del metallo. I ladri rubano il rame ovunque sia possibile: linee ferroviarie, cantieri, case, fabbriche e perfino cimiteri, determinando spesso l’interruzione di pubblici servizi, in particolare sulla linea ferroviaria. Il prezzo della sua vendita varia tra i 3 e i 7 euro al chilo.

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