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FAIDA DEI BOSCHI | Le pale eoliche insanguinate

REGGIO CALABRIA È una telefonata anonima a far scoprire ai carabinieri il corpo senza vita di Giovanni Vallelonga, ucciso nell`aprile del 2010 lungo la strada provinciale numero 9, nei pressi di St…

Pubblicato il: 08/08/2012 – 16:18
FAIDA DEI BOSCHI | Le pale eoliche insanguinate

REGGIO CALABRIA È una telefonata anonima a far scoprire ai carabinieri il corpo senza vita di Giovanni Vallelonga, ucciso nell`aprile del 2010 lungo la strada provinciale numero 9, nei pressi di Stilo. Un fucile a pallettoni e una pistola per eliminare il cugino di Damiano Vallelunga, considerato il capoclan e ucciso nel 2009 davanti al santuario di Riace. Una morte le cui cause gli inquirenti riescono a ricostruire grazie a un paziente lavoro di intercettazione. Ore e ore passate ad attendere che arrivi la frase rivelatrice. Il giorno buono è quello in cui, in una masseria, si discute «della macchinazione che aveva messo nuovamente i due lontani cugini uno contro l’altro consentendo agli strateghi di liberarsi di entrambi per poter avere mano libera su prossimi lucrosi affari concernenti la palificazione eolica».
Energie alternative bagnate di sangue, quelle calabresi. Per gli inquirenti, la «ragione genetica dell`inizio della faida» va ricercata negli «interessi economici sul settore del disboscamento», ma le persone intercettate «fanno anche riferimento a un altro business di tale valore da rendere estremamente plausibile la volontà di eliminare sia i Vallelunga che i Vallelonga: gli insediamenti per la produzione di energia alternativa, con l’installazione di centrali eoliche nelle serre del vibonese e del reggino». Il clan Ruga-Leuzzi-Gallace riesce nell`intento di ritrovarsi con il campo libero grazie alla più classica “tragedia”: mette contro Vallelunga e Vallelonga (la parentela è diretta, i cognomi sono diversi solo per un errore dell`anagrafe). La faida familiare (nella faida dei boschi) finisce con due vittime e un affare pronto per essere aggredito.
Nella masseria riempita di cimici, tutti sanno cosa è successo: «Gli hanno organizzato una tragedia… e gliel`hanno organizzata per questi pali che devono mettere lì… per questi pali eolici».
L`uomo intercettato, il proprietario di un`impresa di onoranze funebri, «acconta di aver saputo, sempre dai figli di Giovanni Vallelonga, di un “summit” a cui avevano partecipato i boss  Damiano Vallelunga, Giovanni Vallelonga, Andrea Ruga, Cosimo Leuzzi e Vincenzo Gallace, per organizzare la spartizione degli “affari” sulla montagna derivanti dall’installazione delle costruende centrali eoliche». E in quella sede, nel summit tra le famiglie che controllano il territorio (che sarà raccontato anche dal pentito Antonio Belnome, ndr), è nato il contrasto che ha portato alla macchinazione: «Sembra che Damiano si fosse opposto a tale “spartizione” rimandando ad ognuno dei compartecipi il potere sulla “rispettiva zona d’influenza” e ribadendo quindi che sulla sua parte di montagna voleva avere l’esclusiva “… li’ nelle cose vostre fate quello che volete… da me gli ha detto… non mettete…”». Questa frase e questo atteggiamento condannano Vallelunga. Ma gli altri boss hanno bisogno di “uscirne puliti”. Dunque fanno ricadere la colpa sul cugino, Giovanni. Che morirà un anno dopo per pagare il suo “debito”. Ruga, Leuzzi e Gallace, così, sono liberi di accaparrarsi il territorio e tutti gli affari che vi si svolgono. Anche quello che porta tra le Serre vibonesi l`energia alternativa.

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