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Così si distruggono le politiche dell’accoglienza

Quanto accaduto ieri è grave, anzi gravissimo. È stata scelta da 8 migranti una forma sbagliata di protesta, per ragioni inesistenti.  Dobbiamo ritrovare le ragioni dell’accoglienza, dell’incontro co…

Pubblicato il: 28/08/2012 – 11:37
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Così si distruggono le politiche dell’accoglienza

Quanto accaduto ieri è grave, anzi gravissimo. È stata scelta da 8 migranti una forma sbagliata di protesta, per ragioni inesistenti.  Dobbiamo ritrovare le ragioni dell’accoglienza, dell’incontro con l’altro, della solidarietà. Invece una minoranza di richiedenti asilo, super assistita, protesta perché vuole sempre di più. Le case traboccano di cibo, sembrano supermercati, in barba alla crisi dilagante e alla povertà di tanta gente, e qualcuno non si accontenta, arreca anche disagi ai cittadini perché vuole ancora di più.
Non è per questo che mi sono sempre battuto. Non è per i privilegi di pochi che ho fatto insieme a Domenico Lucano uno sciopero della fame. Non è per consentire ad alcuni migranti di gettare il pane nella spazzatura giorno per giorno perché quello che forniamo è in eccesso. Non è per consentirgli di aprire un litro di latte, berne mezzo bicchiere e gettarne il rimanente nel lavandino.  Sono stanco. Non posso difendere questi privilegi, di fronte a tanti, troppi fratelli e sorelle migranti e italiani che non hanno nulla. Il sistema va rivisto, drasticamente.
Forme di protesta incivile come quella di ieri servono solo a creare uno scollamento tra i migranti e la popolazione locale. Provocare disagi a chi ti accoglie serve a distruggere le politiche dell’accoglienza. Serve un cambio di rotta radicale.
Persone per le quali si spendono migliaia di euro in visite specialistiche che molti cauloniesi non possono permettersi urlano ai giornalisti di non essere curate. Persone che, a quanto si dice, rivendono la spesa che i progetti di accoglienza forniscono settimanalmente, poi gridano di non avere cibo. Non possiamo consentirgli di distruggere le politiche dell’accoglienza. Viviamo uno stato di esasperazione costante, che è uguale a Caulonia e Riace, con continue richieste al rialzo provenienti da una minoranza.
Non bisogna generalizzare, ma quando avvengono episodi del genere è il rischio che si corre di fronte all’opinione pubblica.
Ci avviamo verso dicembre 2012, momento in cui si concluderanno i progetti emergenziali di accoglienza e il Governo italiano non ha previsto nessun progetto di integrazione. Migliaia di persone in tutta Italia verranno messe in strada, le tensioni sociali saranno fortissime. Dovremmo occuparci di questo, dovremmo preoccuparci di accompagnare l’uscita dai progetti in maniera morbida, per evitare drammi. Invece dobbiamo perdere tempo con degli ingrati che con le loro azioni mettono in discussione anni di lavoro.
Se vogliamo salvare le politiche dell’accoglienza bisogna tornare alle origini, alle regole dello Sprar. I migranti accolti devono avere le stesse condizioni di vita della popolazione locale, non superiore né inferiore. Solo così potremo impedire questa deriva.
In caso contrario io non ci sto.

*Sociologo

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