Non chiamateci "Giovani Turchi" né nostalgici
Rifare la politica, quella con la P maiuscola è il titolo dell`incontro nazionale di Rifare l`Italia a Reggio Emilia. Dopo 8 ore di viaggio entro nel Reggio Children e vedo una trentina di ragazzi e…

Rifare la politica, quella con la P maiuscola è il titolo dell`incontro nazionale di Rifare l`Italia a Reggio Emilia. Dopo 8 ore di viaggio entro nel Reggio Children e vedo una trentina di ragazzi e ragazze nella zona accoglienza di questa struttura avveniristica assistere ai lavori attraverso uno schermo al plasma allestito di tutta fretta. «Per ragioni di sicurezza non possiamo farti entrare, la sala è stracolma ed anche le scale sono occupate», faccio mente locale e cerco di andare indietro con la memoria, negli ultimi tempi non mi è mai capitata una situazione simile, neppure in occasione dell`ultima “movimentata” assemblea nazionale.
L`iniziativa dei TQ (trenta-quarantenni) democratici, ribattezzati dalla stampa “Giovani Turchi”, inizia sotto i migliori auspici, non può che essere così se si presentano da tutta Italia più di 400 persone, se i collegamenti sulla piattaforma streaming sono più di 600 e se l`hasHtag #rifarelitalia è diventato in poco tempo un Trending Topics di Twitter.
Una partecipazione inaspettata ma soprattutto un bel clima: europarlamentari come Andrea Cozzolino, governatori regionali come Enrico Rossi, dirigenti nazionali come Alfredo d`Attorre, Davide Zoggia, Gianni Cuperlo e altri seduti ad ascoltare con attenzione interventi di giovani e meno giovani provenienti da esperienze e luoghi differenti.
Spessore morale e grande capacità di analisi e di proposizione Stefano Fassina, che ribalta il tema dell`agenda Monti parlando invece dell`Agenda Bersani, chiedendo anche ai media di non usare più la definizione di “Giovani turchi”. E calibra il tiro rispetto al dibattito di questi giorni: «Davanti ai cancelli dell`Alcoa, alle assemblee della Carbosulcis o dei piccoli imprenditori assediati della Valsusa, nessuno mi ha chiesto quanti dirigenti vogliamo rottamare o quanti turni faremo alle primarie. Mi hanno chiesto cosa vogliamo fare per il lavoro e le imprese».
È la volta di Matteo Orfini, che chiarisce meglio i contenuti di una intervista di qualche giorno fa, molto discussa. «Prendiamo un ragazzo degli anni `90 a cui è stato detto di non preoccuparsi della flessibilità, studia che sarai talmente formato che contratterai da solo il tuo prezzo, magari si è fidato, magari si è innamorato e ha avuto dei figli. Poi la crisi, il rientro nella casa dei genitori, come glielo spieghiamo a questo ragazzo che la stessa dirigenza che ha effettuato le scelte di allora (e che non ha riformato il welfare e preparato adeguatamente il tessuto delle medie e piccole aziende alla sfida dell`innovazione) prenderà ancora per lui decisioni? oppure che le stesse decisioni di allora saranno riproposte magari con accento fiorentino?».
Tanti altri gli spunti interessanti, da Matteo Ricci, tra i più giovani presidenti di Provincia d`Italia che, ribadendo un concetto ampiamente ripetuto come un mantra per tutta la serata, conferma l`appoggio incondizionato a Bersani e sottolinea l`importanza di non svilire il contenuto fortemente innovativo del nostro statuto dicendo chiaramente «basta deroghe».
Tanti i contributi, le suggestioni che molti giovani uomini e donne hanno saputo evocare in questo pomeriggio pregno di politica, di idee e di entusiasmo, con un fil rouge che ritorna nei contributi che scandiscono le ore, ovvero la condanna del liberismo e di chi anela ad esso nonostante le palesi storture che con questa crisi vengono a galla ed il perseguire fortemente il ritorno all`economia reale a scapito del primato della finanza e dei mercati che non devono più dettare l`agenda politica di questa Europa (mal) governata a una destra ostinata a contrastare la nascita degli stati uniti d`Europa.
Decisamente di grande respiro la conclusione di Andrea Orlando, che invita la sinistra a non essere timida nell`affrontare alcuni temi come quello del “garantismo” e annuncia il referendum per abrogare la ex Cirielli, il reato di clandestinità e per istituire il reato di tortura.
Quello che emerge, con ambizione e serietà, è la volontà di dimostrare che il Pd può rappresentare le istanze “giovani”, non ricorrendo necessariamente alla rottamazione, ma allo stesso tempo si chiede al partito ed a Bersani maggiore coraggio nelle scelte, bisogna capire da che parte stare, fare una scelta di campo, chi vogliamo rappresentare? Il retaggio del “ma anche” veltroniano, che tanti danni ha prodotto alla nostra identità, sembra ormai definitivamente accantonato. Esco dal Reggio Children con la consapevolezza che qui sta la parte migliore del Pd, quella più vicina alle esigenze della gente, quella che non ha bisogno di ripudiare la propria storia, quella che si sente orgogliosamente di sinistra e che si confronta sui temi, senza reclamare posti o candidature. Orlando l`ha detta così: «Noi non vogliamo sederci al tavolo, noi siamo per superare il tavolo».
*Rifare l’Italia in Calabria