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L`altra Reggio risponde con un suo manifesto

REGGIO CALABRIA Com’era prevedibile, è spuntato anche “l’altro manifesto”, quello sottoscritto da chi non ha mai avuto «nulla a che fare con il “modello Reggio”», da chi non si identifica con il para…

Pubblicato il: 20/09/2012 – 16:46
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L`altra Reggio risponde con un suo manifesto

REGGIO CALABRIA Com’era prevedibile, è spuntato anche “l’altro manifesto”, quello sottoscritto da chi non ha mai avuto «nulla a che fare con il “modello Reggio”», da chi non si identifica con il paradigma di governo che ha retto la città per un decennio.
L’elenco dei firmatari in poche ore è già lunghissimo (si può sottoscrivere all’indirizzo mail laltromanifesto@gmail.com). Gli aderenti all’iniziativa sono tutti espressione dell`“altra Reggio”, quella composta dagli esponenti della sinistra reggina, del mondo dell’associazionismo, da precari, studenti fuori sede, operai. Uno status sicuramente diverso da quello dei firmatari del primo manifesto, “Reggio rivendica il suo ruolo”, che in meno di 24 ore ha fatto scattare un tourbillon di polemiche in città, quando manca ormai davvero poco al verdetto del Consiglio dei ministri, chiamato a decidere sullo scioglimento del Comune per infiltrazioni mafiose.
La tensione in città è arrivata al parossismo. Il momento, in ogni caso, è epocale, nel bene e nel male. È forse anche questo il motivo per cui già da tempo si registra un “serrate le file”, probabilmente eterodiretto, attorno a un`idea di governo, a quel “modello” che in pochi anni ha prodotto decine di inchieste giudiziarie, una voragine nelle casse comunali e, da ultimo, il possibile scioglimento per le infiltrazioni della ‘ndrangheta.
Lo dimostra il manifesto di ieri. A cui fa da contraltare quello diffuso oggi, “Reggio rivendica la sua terra”, una parafrasi provocatoria rispetto al “Reggio rivendica il suo ruolo” che ha causato tante diatribe solo poche ore fa.
«Noi non ci identifichiamo come professionisti, imprenditori e classe dirigente – recita la nuova sottoscrizione pubblica –. Noi siamo semplicemente cittadini. Siamo cittadini di una città che amiamo non perché “è bella”, ma perché è casa nostra. È qui che viviamo, è qui che abbiamo le nostre famiglie, i nostri amici, il nostro lavoro. Siamo cittadini che non hanno mai avuto nulla a che fare con il “modello Reggio”». C’è amarezza, ma soprattutto indignazione da parte di «cittadini di una città che oggi viene finalmente raccontata per come è, perché quello che è accaduto a Reggio Calabria negli ultimi anni ha del vergognoso, va oltre ogni immaginazione, e noi non vogliamo che si smetta di parlarne. Soprattutto non vogliamo che si smetta di imbarazzarsi».
Tutto un altro registro, insomma, rispetto a chi denuncia presunte «campagne di diffamazione» orchestrate ad arte dai soliti “nemici di Reggio”. «Questa epoca buia è ancora in atto – si legge ancora – e noi non vogliamo che si taccia. Non faremo il loro gioco».
Il gioco di chi ha lucrato sulla pelle della città e ora agita spauracchi, nel tentativo di occultare il tutto. «Reggio Calabria è stata distrutta da un gruppo di persone che hanno sperperato i nostri soldi per interessi personali, persone che hanno preso tutto quel che c’era da prendere, lasciando la città nuda, senza servizi, senza asfalto, senza acqua. Queste persone sono ancora al loro posto».
La reprimenda non poteva essere più dura, nei confronti di chi cerca di scaricare le responsabilità su chi ha avuto solo il compito (il merito) di analizzare la reale gravità dei fatti o di chi ha cercato di raccontarla. «Siamo noi per primi a dire la verità sulla nostra città e lo facciamo perché (noi) l`amiamo “davvero”, senza doppi fini, interessi particolari e coinvolgimenti personali nella cosa pubblica», recita ancora il manifesto dell’”altra Reggio”. Per poi passare a una netta presa di posizione, a favore della legalità: «Politici del malaffare, ‘ndranghetisti, imprenditori finanziati, medici con la spinta, incaricati, e giovani leccapiedi, andate fuori da questa città. Non vi vogliamo! Ci avete regalato la vergogna». Per chi ancora non l’avesse capito, o per chi ha tutto l’interesse a far credere il contrario, una puntualizzazione amara: «Reggio oggi non “è una città normale”».
Ecco perché «noi, semplici cittadini, vogliamo iniziare un cammino di crescita e sviluppo nel rispetto delle istituzioni democratiche». Da qui l’affondo finale: «Non si speculi sulla nostra pelle e sulla nostra terra». Un`esortazione accorata, che rappresenta il rovescio della medaglia rispetto a chi, ancora, continua a ipotizzare speculazioni fantasiose e strumentali.

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