La Giovane Italia spinge per le primarie del Pdl
LAMEZIA TERME Rifiutano l’etichetta di “rottamatori”, che rievoca Renzi e il Pd, ma guardano con sufficienza anche all’idea dei “formattatori” del loro partito. I dirigenti della Giovane Italia, la c…

LAMEZIA TERME Rifiutano l’etichetta di “rottamatori”, che rievoca Renzi e il Pd, ma guardano con sufficienza anche all’idea dei “formattatori” del loro partito. I dirigenti della Giovane Italia, la componente under 35 del Pdl, evitano i marchi già usati. Preferiscono coniarne uno nuovo di zecca e parlano di “Ri-evoluzione”. Per contrastare il grillismo e gli fenomeni affini di antipolitica, i ragazzi del Pdl calabrese hanno una ricetta fondata sulle primarie per le candidature al Parlamento. «Elezioni interne vere per ricostruire il rapporto tra eletto ed elettore cancellato dal “Porcellum”: vogliamo che il nostro partito torni a essere la cinghia di trasmissione tra il popolo e il Palazzo», ha spiegato a Lamezia Terme Marco Perissa, presidente nazionale della Giovane Italia.
La scelta di lanciare la proposta di questa forma di selezione dei parlamentari non è avvenuta per caso in Calabria. Nei giorni scorsi era stata proprio la GI della nostra regione a lanciare l’idea delle primarie sul web. I risultati di questa iniziativa sono stati illustrati dal presidente regionale del movimento, Angelo Brutto, che però ha precisato che si è trattato di «una provocazione, un segnale lanciato per dire che è finita l’epoca della cooptazione. A cominciare dalle elezioni per il rinnovo del Parlamento». L’esito della consultazione online ha fornito un risultato chiarissimo: «Hanno votato 1800 persone, ma mentre per la Camera si sono espressi in 1600, per il Senato ci sono stati appena 400 “click”. Dove c’è l’opportunità di vedere protagonisti dei giovani, cresce la partecipazione», ha proseguito Brutto che ha spiegato: «Siamo convinti che la legge elettorale non sarà cambiata. Bisogna trovare un’alternativa che restituisca ai cittadini il diritto di scelta: ecco perché oggi proponiamo questa soluzione». Brutto ha tracciato poi l’identikit del candidato ideale alle primarie. Per evitare che la consultazione del popolo del Pdl possa diventare una farsa, gli aspiranti onorevoli devono essere «persone perbene e al di sopra di ogni sospetto, ma anche con una ragionevole militanza nel partito. Siamo stanchi delle candidature in quota alla “società civile”». No ai “nominati”, insomma. Lo ha ribadito anche la portavoce nazionale Augusta Montaruli, che interviene con tempi europei e richiama l’esigenza di «introdurre nuovamente le preferenze, valorizzando il radicamento territoriale dei candidati e la militanza nel partito». Inoltre, ha puntualizzato Brutto, «chi ha incarichi amministrativi, se eletto alla Camera o al Senato, si deve dimettere» e fare solo il parlamentare. Infine, la richiesta più pesante: «Chi va a Montecitorio o a Palazzo Madama deve firmare delle dimissioni in bianco che saranno compilate quando sorgerà un serio problema giudiziario. Siamo cresciuti col mito di Falcone e Borsellino, la legalità viene al primo posto».
Sull’affollata conferenza stampa aleggiavano gli spettri di “Batman” Fiorito e dello scioglimento per contiguità con la ‘ndrangheta del Comune di Reggio. Si è soffermato a lungo su quest’ultimo punto Daniele Romeo, che oltre a essere un dirigente nazionale di GI è anche un ex consigliere di Palazzo San Giorgio. Ha attaccato una parte del Pd, quella che fa capo al renziano Demetrio Naccari Carlizzi, e ha sottolineato la «contraddittorietà di alcune situazioni contenute nella relazione della commissione d’accesso che ha portato al commissariamento dell’ente». Sulle primarie, Romeo non ha nascosto di «essere stato tra i meno contenti, almeno all’inizio, ma oggi questo strumento è utile per arginare la presenza di deputati privi di consenso. Occorre recuperare il contatto con i cittadini e il rapporto con il territorio che esistevano un tempo».
Il presidente nazionale della Giovane Italia, nelle sue conclusioni, ha sintetizzato e ribadito le posizioni dei suoi colleghi di partito. Perissa ha criticato pesantemente il governo Monti e rimarcato l’esigenza di riportare al centro della scena la politica: «Il laureato più brillante non è detto che sia in grado di occuparsi del bene comune. Occorre una vocazione a impegnarsi per gli interessi della collettività. La cooptazione ha fatto il suo tempo, noi guardiamo al futuro e per realizzare un avvenire migliore è indispensabile cambiare il metodo». Per alcuni è questa l’alba della Terza Repubblica.