MORMANNO «La sequenza degli sciami in corso mostra un`accelerazione, con la riduzione progressiva dell`intervallo tra i singoli sciami e un aumento della sismicità di fondo tra uno sciame e l`altro». Terremoti sempre più frequenti e sempre più forti. Bastano poche righe dell`ultimo verbale dedicato dalla Commissione nazionale “Grandi rischi” per restituire l`idea della delicatezza della situazione sul Pollino. Il documento – pubblicato sul sito del Comune di Mormanno – porta la data del 4 ottobre scorso. E racconta un sistema sismico, quello circoscritto nell`area della valle del Mercure e del Pollino, assai poco conosciuto. Mancano dati “storici” sulla sismicità dell`area e i pochi disponibili non tranquillizzano: «Siamo in presenza di una sequenza sismica localizzata in un`area dove la conoscenza della storia sismica e del quadro geologico sono scarse e dove la cartografia nazionale assegna un potenziale per terremoti di grandi dimensioni (magnitudo 7.0), ma che sino a ora – unica zona lungo l`intera fascia estensiva dell`arco appenninico – non ha registrato tali scosse nella storia conosciuta». Il linguaggio scientifico non offre certezze (e, d`altra parte, è impossibile – lo si è ripetuto fino alla nausea – prevedere i terremoti) ma apre scenari inquietanti: «La sequenza degli sciami ha mostrato un`accelerazione negli ultimi mesi. Il quadro presentato giustifica la nostra raccomandazione di intensificare il sistema di monitoraggio da parte dell`Ingv (Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia) e di mantenere alta l`attenzione specifica da parte del dipartimento di Protezione civile».
DATI NON DISPONIBILI PER L`INGV
Gli esperti della Commissione, in un carteggio con il capo della Protezione civile nazionale, Franco Gabrielli, evidenziano le difficoltà nell`analisi dei dati calabresi. Difficoltà dovute al fatto che «solo una parte dei dati raccolti nella regione è disponibile all`Ingv e alla comunità scientifica per analisi scientifica, e all`Ingv per attività di sorveglianza». Più nello specifico, «l`Ingv ha segnalato di non avere accesso alle stazioni sismiche della rete della Regione Calabria, che potrebbero aiutare a migliorare la precisione delle localizzazioni». Agli esperti servono dati che, allo stato, non ci sono. E tutto questo rende più difficile interpretare i segnali che arrivano dal sottosuolo.
LA “TRANQUILLITÀ” DI GABRIELLI
Dalla “Grandi rischi” arrivano valutazioni che parlano di un`accelerazione del rischio: «Nel breve termine, la sismicità nell`area del Mercure-Pollino ha avuto un chiaro aumento dalla fine del 2011. Per la sequenza dell`inverno 2011-2012, le probabilità di un evento di magnitudo superiore a 5.5 sono aumentate di circa 100 volte; nell`area, la probabilità giornaliera di eventi con magnitudo superiore a 5.5 è passata da valori di circa 1 su 200mila (un evento ogni 700 anni nell`area ristretta) a valori intorno a 1 su 2mila». Numeri che spiegano l`accelerazione di un fenomeno che, tuttavia, non sembra preoccupare troppo Gabrielli. Nella sua lettera di risposta al verbale della Commissione, il capo della Protezione civile nazionale spiega: «Si prende atto che, in ogni caso, la probabilità giornaliera di un evento con magnitudo maggiore o uguale a 5.5 nel corso della sequenza ha raggiunto valori al massimo dell`ordine dello 0.5 per mille».
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