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Bombe a Reggio, intercettazioni ammesse al processo

CATANZARO I giudici del tribunale di Catanzaro hanno ammesso l`utilizzo delle intercettazioni telefoniche e ambientali svolte nel corso delle indagini sugli attentati del 2010 contro la sede della Pr…

Pubblicato il: 05/11/2012 – 16:02
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Bombe a Reggio, intercettazioni ammesse al processo

CATANZARO I giudici del tribunale di Catanzaro hanno ammesso l`utilizzo delle intercettazioni telefoniche e ambientali svolte nel corso delle indagini sugli attentati del 2010 contro la sede della Procura generale di Reggio Calabria, contro l`abitazione del procuratore generale Salvatore Di Landro e per l`intimidazione all`ex procuratore ed ora capo della Procura di Roma, Giuseppe Pignatone.
Nel processo per le bombe sono imputati Luciano Lo Giudice, fratello del boss e collaboratore di giustizia Antonino condannato il 5 ottobre scorso per le bombe di Reggio alla pena di 6 anni e 4 mesi; Antonio Cortese e Vincenzo Puntorieri, questi ultimi ritenuti gli esecutori materiali degli attentati. I difensori degli imputati avevano avanzato un`eccezione circa la non utilizzabilità delle intercettazioni.
I giudici hanno deciso di rigettare l`eccezione difensiva. Nel corso dell`udienza di stamane il pubblico ministero, Gerardo Dominijanni, ha anche presentato una serie di atti processuali e sentenze che riguardano la cosca dei Lo Giudice. Il pm ha poi chiesto la sospensione dei termini di custodia cautelare e i giudici si sono riservati di decidere. Il processo è stato poi aggiornato al 19 novembre quando sarà affidato l`incarico per la trascrizione delle intercettazioni e saranno sentiti i primi otto testi dell`accusa. Al processo per i tre imputati si è giunti dopo le dichiarazioni di Antonino Lo Giudice che si è autoaccusato di essere il mandante degli attentati del 2010 a Reggio.
Nino Lo Giudice ha iniziato a collaborare dopo essere stato arrestato per altri motivi e, per quanto riguarda le bombe e l`intimidazione, ha chiamato in causa anche il fratello, Luciano Lo Giudice, Antonio Cortese, considerato dagli investigatori l`armiere della cosca, e Vincenzo Puntorieri.

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