CATTURA LANZINO | La caccia all`uomo è finita
Ci sono voluti giorni e notti di lavoro incessante dei migliori inquirenti dell`Antimafia calabrese, ma alla fine Ettore Lanzino è stato consegnato alla giustizia. L`ormai ex primula rossa, 57 anni…

Ci sono voluti giorni e notti di lavoro incessante dei migliori inquirenti dell`Antimafia calabrese, ma alla fine Ettore Lanzino è stato consegnato alla giustizia. L`ormai ex primula rossa, 57 anni, era considerato il boss della `ndrangheta cosentina. “Ettaruzzo” era ricercato dal settembre 2008 quando, destinatario di un`ordinanza di custodia cautelare, riuscì a sfuggire alle forze dell`ordine. Da quel momento era diventato quasi un fantasma. Come sia riuscito a dare scacco, almeno fino a oggi, agli investigatori lo ha spiegato ai magistrati il pentito Angelo Colosso. Ci sarebbe stata una “talpa” ad anticipare a Lanzino le mosse della Dda. Da latitante, nell`aprile scorso, è stato condannato all`ergastolo in primo grado dalla Corte d`assise di Cosenza come mandante di due omicidi compiuti nel 1999, quelli di Marcello Calvano e Vittorio Marchio e inseriti nell`ambito dello scontro tra cosche di Cosenza e della zona tirrenica per il controllo degli appalti.
La sua cattura era diventata una priorità eppure Ettore Lanzino non ha lasciato Rende. Si sentiva al sicuro. Tornano in mente le parole pronunciate dal procuratore Vincenzo Antonio Lombardo dopo l`arresto di Franco Presta, scovato in un alloggio universitario di Arcavacata: «Il fatto che Presta sia stato trovato a Rende dimostra che poteva contare sulla protezione di un`organizzazione efficiente». Quasi una chiamata in correità. Ieri, con l`arresto dell`ex sindaco Bernaudo e dell`ex assessore Ruffolo, l`ulteriore colpo all`immagine di Rende città modello. Nelle carte dell`ultima indagine torna ancora il nome di Lanzino e dei suoi affiliati. Lo stesso boss, prima di darsi alla macchia, lavorava nell`azienda partecipata del Comune che per un periodo si è avvalsa anche della collaborazione della figliastra di Lanzino. Uno degli affiliati al clan Michele Di Puppo non solo era a libro paga della Rende Servizi ma organizzava le campagne elettorali, gestiva gli attacchini e soprattutto procacciava voti. Una commistione che spaventa. L`ultimo tassello di questo inquietante quadro è venuto fuori stasera: quando è stato arrestato Lanzino era in compagnia di Umberto di Puppo, fratello di Michele.