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TRUFFA IN AGRICOLTURA | Le prime frodi nel 1994

PALMI La filiera illegale dell`agricoltura tiene insieme, in un unico sistema, commercialisti, proprietari terrieri e braccianti. Per i primi c`è abbastanza domanda da soddisfare. La manna dei contri…

Pubblicato il: 21/11/2012 – 12:51
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TRUFFA IN AGRICOLTURA | Le prime frodi nel 1994

PALMI La filiera illegale dell`agricoltura tiene insieme, in un unico sistema, commercialisti, proprietari terrieri e braccianti. Per i primi c`è abbastanza domanda da soddisfare. La manna dei contributi Inps e dei fondi europei dà lavoro a tutti. Anche ai professionisti che dovrebbero garantire il rispetto delle normative. L`inchiesta della Procura di Palmi nasce proprio dalla decisione di uno dei commercialisti di collaborare e raccontare i meccanismi criminali dell`agricoltura. Salvatore Deraco non lo fa per fini nobili: si vede praticamente scoperto e, soprattutto, nutre un «forte rancore nei confronti del trio Laguteta–Morano–Anselmo, composto da ex collaboratori dello studio Deraco che si erano messi in proprio e che avevano sottratto a Salvatore Deraco buona parte della clientela che a lui si rivolgeva per le pratiche, per lo più illegali, concernenti il bracciantato agricolo». Potendo contare sulla collaborazione di due delle menti che stavano dietro le truffe, per gli inquirenti è stato più semplice ricostruire il sistema. Che, secondo le valutazioni del giudice per le indagini preliminari, era molto esteso e funzionava addirittura dai primi anni Novanta. Le imprese agricole nascono in continuazione e sono «solo apparentemente in possesso dei requisiti soggettivi e dimensionali necessari per accedere a varie forme di finanziamento pubblico e alla instaurazione di fittizi rapporti di lavoro tra imprenditori agricoli (a loro volta, reali o fittizi) e aspiranti (falsi) braccianti, il tutto in vista del conseguimento di indebiti vantaggi illeciti per ciascuno degli attori della vicenda». Il meccanismo è ben oliato. «Nella gran parte dei casi – scrive il gip – è il falso bracciante, interessato a creare dal nulla o comunque ad accrescere la propria posizione contributiva a fini pensionistici, a sostenere l`onere di versare i contributi previdenziali dovuti in relazione alla sua assunzione e, soprattutto, a “remunerare” il datore di lavoro» e chiunque lo abbia aiutato a raggiungere lo scopo. Come? “Regalando” ai suoi sponsor le somme percepire come indennità di disoccupazione o di malattia, di maternità o anche sotto forma di assegni familiari. Il vantaggio, per i falsi braccianti, è proiettato nel futuro. È una pensione che altrimenti non avrebbero potuto avere. Solo che per ottenerla non lavorano neppure un giorno, si limitano a pagare. Il tutto avviene, ovviamente, a spese dell`Inps e dell`Unione europea, che versano alle aziende fittizie contributi molto reali.
C`è un altro modo per mettere in atto la frode: si tratta del cosiddetto “scambio di giornate”, «nel quale due o più aziende agricole assumono l`una i familiari dell`imprenditore a capo dell`altra e viceversa, ciò al fine di permettere ai falsi braccianti la percezione di indennità che sarebbero state loro precluse nel caso in cui avessero prestato attività lavorativa nell`impresa di famiglia».
Si tratta di un «fenomeno illegale di vaste proporzioni, tanto più insidioso perché stabile nel tempo (le prime truffe descritte da Deraco risalgono al lontano 1994) e tendenzialmente sistemico». Che nasce da due commercialisti (Salvatore Deraco e Luca Laguteta, “allievo” del primo) che non hanno neppure le abilitazioni necessarie per trattare le pratiche amministrative e lascino muovere attorno a loro «una moltitudine di imprenditori agricoli, falsi braccianti e intermediari vari in grado di far incontrare la domanda e l`offerta di lavoro agricolo fittizio».

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