`NDRINE A VENTIMIGLIA | Ecco come i boss scelgono i candidati
LAMEZIA TERME Associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsione, usura, detenzione di sostanze stupefacenti e armi: sono questi i reati di cui sono accusati a vario titolo le ventotto persone…

LAMEZIA TERME Associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsione, usura, detenzione di sostanze stupefacenti e armi: sono questi i reati di cui sono accusati a vario titolo le ventotto persone coinvolte nella maxioperazione dei carabinieri coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Genova, tra le province di Imperia e Reggio Calabria. A finire in manette quindici capi e gregari del “locale di Ventimiglia”, fra i quali il presunto boss, Giuseppe Marcianò, il figlio e il nipote, entrambi di nome Vincenzo. Altre tredici persone sono indagate in stato di libertà. Nel corso del blitz, scattato all`alba, sono state perquisite le abitazioni degli ex sindaci: Gaetano Scullino di Ventimiglia (Pdl) e Giovanni Bosio (Pdl), di Bordighera, i due Comuni sciolti per mafia rispettivamente nel febbraio del 2012 e nel marzo del 2011. Due arresti anche a Reggio Calabria.
L`operazione, denominata “La svolta”, ha avuto inizio nel marzo del 2010 e ha permesso di svelare l`operatività dell`organizzazione mafiosa, i rituali di affiliazione, il controllo del territorio, i collegamenti con le cosche calabresi dei Piromalli, Alvaro e Pelle, la capacità di influenzare le competizioni elettorali a livello locale, i rapporti con la politica e le istituzioni e gli interessi economici. L`indagine che ha portato all`emissione di 15 misure cautelari, riguarda gli scioglimenti dei comuni di Ventimiglia e Bordighera per infiltrazioni mafiose. Impegnati oltre 200 carabinieri e un elicottero dell`Arma, atterrato all`alba sulla piazza del Comune a Ventimiglia per portare via documenti. Le misure cautelari sono state emesse nei confronti di capi e gregari dell`organizzazione criminale per i reati di associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsione, usura, detenzione di sostanze stupefacenti e armi. Le indagini hanno permesso di fare luce sulle capacità di influenzare le competizioni elettorali a livello locale, i rapporti con la politica, gli interessi economici. La Dda di Genova ha indagato il sindaco di Vallecrosia, Armando Biasi (indipendente, vicino al Pdl). I magistrati stanno verificando la correttezza delle elezioni amministrative del 2011, con particolare riferimento all`eventualità del voto di scambio. «Sono indagato, ma è un atto dovuto – dice Biasi – viste le verifiche che stanno avvenendo per gli arresti nel mio territorio. Sono sereno».
Il “locale” `ndranghetista di Ventimiglia che faceva capo a Giuseppe Marcianò era in grado di imporre i nomi dei candidati, sia d`area di centrodestra che di centrosinistra, e spostare grandi pacchetti di voti. Il particolare emerge nell`ordinanza di custodia cautelare che ha portato in carcere 15 persone e che ne vede indagate altri 13.
GLI ARRESTATI
Secondo gli inquirenti, Marcianò sarebbe il dominus di una vera e propria `ndrina che si è costituita nel ponente ligure tra Ventimiglia e Imperia. Con lui sono stati arrestati il figlio Vincenzo e il nipote, omonimo di quest`ultimo, Omar Allavena, Giuseppe Gallotta, Antonio Palamara, Giuseppe Scarfò, Annunziato Roldi, Federico Paraschiva, Salvatore Trinchera, Giuseppe Cosentino, tutti accusati di associazione a delinquere di tipo mafioso finalizzato all`usura, all`estorsione e al traffico di droga. Notificata l`ordinanza di custodia cautelare pure a Filippo Spirlì, Rosario Ambesi e ai due fratelli Pellegrino, Maurizio e Roberto. Tra gli indagati anche due consiglieri regionali oltre all`ex sindaco di Ventimiglia Scullino, l`ex direttore generale dello stesso comune Marco Prestileo e l`ex sindaco di Bordighera Giovanni Bosio. In più competizioni elettorali, dal 2008 al 20010, ci sono state «ingerenze andate a buon fine», affermano gli inquirenti. In un solo caso, i candidati imposti erano sia d`area di centrodestra che di centrosinistra tanto che proprio Marcianò, prima di una elezione per le comunali, avrebbe detto in una telefonata effettuata a un componente della `ndrina, e intercettata dai carabinieri: «Vedi che abbiamo fatto bene a puntare su…. Ma se vince … siamo coperti pure». Marcianò assicurava cene elettorali nel suo ristorante di Ventimiglia e, quando ha ceduto l`attività, nella sua casa. Dunque secondo gli inquirenti Marcianò poteva spostare voti e imporre candidati per assicurarsi «un`amministrazione amica» capace di garantire anche appalti per le aziende controllate dal “locale”.