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Sanità, la rabbia dei precari reggini

REGGIO CALABRIA Al “Riuniti” di Reggio Calabria il clima non potrebbe essere più pesante. La vicenda di questa mattina lo certifica in modo netto: il dg Carmelo Bellinvia convoca una conferenza stamp…

Pubblicato il: 07/12/2012 – 15:03
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Sanità, la rabbia dei precari reggini

REGGIO CALABRIA Al “Riuniti” di Reggio Calabria il clima non potrebbe essere più pesante. La vicenda di questa mattina lo certifica in modo netto: il dg Carmelo Bellinvia convoca una conferenza stampa per illustrare le soluzioni (temporanee) al problema dei precari; il personale sanitario in questione irrompe in sala e impedisce al direttore generale di parlare. Esasperato da urla e improperi, Bellinvia si alza e interrompe l’incontro con i giornalisti. Attimi di confusione e rabbia diffusa dei lavoratori, che si dicono anche pronti a occupare la direzione generale dell’Azienda ospedaliera. Poi il dietrofront del sindacato, con il consigliere provinciale della Uil, Nuccio Azzarà, che, – dopo aver condotto in prima persona la protesta – garantisce subito dopo il regolare svolgimento della conferenza stampa. «La nostra è stata un’azione simbolica per dimostrare una netta contrapposizione a un certo modo di fare».
Bellinvia ritorna e inizia a esporre le soluzioni che dovrebbero garantire ai precari un anno di contratto in più, fino alla fine del 2013. In ballo c’è il destino di 150 lavoratori dell’Ao reggina, divisi tra medici e personale infermieristico. Una bella grana per Bellinvia, che – senza darne visione agli organi di stampa – riferisce di una circolare inviata dal dipartimento regionale Sanità che consentirebbe (il condizionale è d’obbligo) di prorogare i contratti a tempo determinato per un altro anno, in ottemperanza a quanto previsto dal decreto Balduzzi. «Per adesso possiamo fare solo questo, per noi è importante che nessuno perda il posto di lavoro», ha spiegato il direttore generale, tornato alla calma dopo il nervosismo iniziale.
Sul piatto ci sono ostacoli di diversa natura, come la sentenza della Corte costituzionale che blocca le assunzioni, una delibera della Corte dei conti che va nella stessa direzione e i dettami del Tavolo Massicci, che monitora l’attuazione del Piano di rientro sanitario. Dall’altra parte ci sono precari e disoccupati, che chiedono certezze per il loro prossimo futuro. Difficile vederci chiaro in questo marasma burocratico in cui è proibitivo individuare una norma univoca che specifichi il da farsi. Bellinvia prende tempo e annuncia un altro anno di ossigeno per i dipendenti.
La situazione è abbastanza articolata. Alcuni medici, selezionati per mezzo di concorsi riservati, non sono stati colpiti dal provvedimento che annulla le assunzioni. Altri 18, assunti per bando pubblico, sono stati invece autorizzati a continuare le loro funzioni in deroga al Piano di rientro. Per altri 24 soggetti a contratti a tempo determinato, dovrebbe essere applicata la proroga stabilita dal decreto Balduzzi.
Discorso a parte meritano invece gli infermieri. Stando alle affermazioni di Bellinvia, il problema più grosso riguarda tutti quei lavoratori (sono 15) il cui contratto è scaduto prima dell’emanazione del provvedimento governativo. «Per loro – ha detto il dg – abbiamo già dato mandato ai nostri legali in modo da farli rientrare in questa proroga». Operazione piuttosto complicata, visto che – come ha rilevato il dg – «il decreto Balduzzi non è retroattivo».  
Nessun intoppo invece per gli infermieri che avevano concluso l’iter di assunzione entro il 2009, cioè un anno prima dell’entrata in vigore del Piano di rientro. Si tratta di 43 persone i cui «contratti – ha specificato Bellinvia – sono validi ancora ora».
Spinosa invece la situazione di quegli infermieri che hanno visto la loro posizione lavorativa cancellata con un colpo di spugna dai “diktat” del Piano regionale. «Il problema è che a quella data, molti dipendenti non avevano ancora maturato i titoli necessari per la stabilizzazione», ha aggiunto  il dg. Poi il blocco di Regione e Corte dei conti, che hanno annullato i contratti «non autorizzati». In gioco c’è il lavoro di 39 infermieri che – è la promessa di Bellinvia – «avranno un altro contratto a tempo determinato, nella speranza che possa diventare presto a tempo indeterminato».
Bellinvia fa spallucce e dichiara apertamente la sua impotenza di fronte a scelte imposte dall’alto. «È mia intenzione – ha detto – trovare soluzioni per tutti, ma questi sono i paletti entro i quali possiamo muoverci. Le normative ci impongono determinate soluzioni che non lasciano spazio alla mia discrezionalità».
Poi, il dg del “Riuniti” si dissocia da chi tenta di imputargli una qualche responsabilità nella vicenda: «Sono arrivato alla direzione dell’Azienda nel 2010, quando questo problema era già in corso e mi impediva di firmare i contratti a tempo indeterminato». Cosa fare, allora? «Servono soluzioni politiche», chiosa Bellinvia, che ricorda come la sua azione di massimo dirigente dell’Azienda ospedaliera sia stata limitata dalle prescrizioni di «commissario (il governatore Scopelliti, ndr), Piano di rientro e Consulta».  Dopo aver ricordato che il decreto Balduzzi prevede un turnover del 15% relativo al personale andato in pensione, il dg promette che quei nuovi posti vacanti in futuro «saranno riservati ai dipendenti che hanno maturato più esperienza nel corso degli anni».  «La cosa importante – ha aggiunto – è che tutti possano continuare a lavorare». Almeno per un altro anno, come promesso nel corso della conferenza.  
LA REAZIONE DEI PRECARI
Le rassicurazioni di Bellinvia non hanno però placato l’ira dei dipendenti, accampati fuori dalla sala della direzione generale. Al termine della conferenza stampa, è intervenuto Nuccio Azzarà, in rappresentanza dei precari dell’Ao reggina. «In Prefettura è stato costituito un tavolo per dirimere questa vicenda – ha detto – , Bellinvia avrebbe dovuto avere il buonsenso di fare certe esternazioni  in quella sede». La Uil e i lavoratori denunciano soprattutto la disparità di trattamento tra medici e personale infermieristico. «Per i medici ci sono state subito risposte certe, anche per via di pratiche clientelari. Gli infermieri che erano a casa continuano invece a rimanere a casa», ha sbottato il rappresentante Uil. Secondo lui, la legge Fornero avrebbe permesso di «riassumere retroattivamente» i 30 operatori licenziati.
Infine, un avvertimento esplicito e una critica impietosa: «Se queste persone restano a casa l’ospedale chiude. La direzione aziendale non è in grado di affrontare problemi di questo tipo».

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