"Meta", al via il processo stralcio a Manlio Flesca
REGGIO CALABRIA È con una prima udienza tecnica che si è aperto oggi il processo stralcio di Meta che vede imputato l`ex consigliere comunale del Pdl, Manlio Flesca, accusato di corruzione elettorale…

REGGIO CALABRIA È con una prima udienza tecnica che si è aperto oggi il processo stralcio di Meta che vede imputato l`ex consigliere comunale del Pdl, Manlio Flesca, accusato di corruzione elettorale e abuso d`ufficio, reati aggravati dall`avere agito per favorire la `ndrangheta. Insieme a lui, alla sbarra ci sono l`imprenditore Vincenzo Barbieri e la moglie di quest`ultimo, Vincenza Musarella. Proprio quest`ultima – stando alla ricostruzione degli inquirenti – sarebbe al centro della vicenda che ha fatto finire nei guai l`ormai ex pupillo dell`ex sindaco di Reggio Calabria, oggi governatore, Giuseppe Scopelliti. Flesca si sarebbe speso infatti per far assumere Vincenza Musarella nella società mista Reges, partecipata dal Comune. In cambio, stando alle indagini, avrebbe ricevuto 200 voti in occasione delle amministrative del 2007. Era questo – secondo il pm Giuseppe Lombardo, che ha chiesto e ottenuto il rinvio a giudizio per i tre imputati – l`impegno pre-elettorale che Flesca avrebbe assunto con una famiglia considerata in tutto e per tutto contigua alle `ndrine e per questo già condannata in passato: il fratello di Barbieri nel frattempo è stato infatti condannato in primo grado a dieci anni e quattro mesi di reclusione come affiliato alla cosca Buda-Imerti di Fiumara di Muro. Assenti gli imputati, il sostituto procuratore Lombardo e le difese hanno confermato le liste di testimoni presentate nei giorni scorsi. Fra loro ci saranno anche i tre imputati, per i quali il pm ha chiesto l`esame, senza trovare ostacoli da parte delle difese.
Il tribunale ha quindi affidato al brigadiere Vincenzo Cannone, in servizio presso la Compagnia di Locri, l`incarico di trascrivere le intercettazioni telefoniche e ambientali sulle quali poggia l`impianto accusatorio della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria. Tutte conversazioni che il pm Lombardo ha chiesto che vengano tradotte anche in «lingua madre» qualora fossero in dialetto: nessun errore di interpretazione deve essere indotto – ha fatto intendere il pm – da una traduzione approssimativa che non renda appieno il significato di una espressione dialettale. Una richiesta che probabilmente ha fatto pentire il brigadiere di aver annunciato la conclusione del suo incarico entro sessanta giorni a partire dal 10 gennaio, ma su cui il procuratore Lombardo – che in più di un procedimento ha sottolineato la medesima necessità di non snaturare le conversazioni intercettate – non intende transigere.