Appalti e assunzioni, accesso antimafia all`Asp di Cosenza
COSENZA Appalti, accreditamenti, assunzioni e servizi concessi a cooperative esterne finiranno nel mirino della Commissione di accesso antimafia che si occuperà degli atti dell`Azienda sanitaria di C…

COSENZA Appalti, accreditamenti, assunzioni e servizi concessi a cooperative esterne finiranno nel mirino della Commissione di accesso antimafia che si occuperà degli atti dell`Azienda sanitaria di Cosenza. Un lavoro che il viceprefetto Maria Virginia Rizzo, il viceprefetto aggiunto Francesco Paolo D`Alessio, e il funzionario economico-finanziario Carla Fragomeni svolgeranno nei prossimi tre mesi (prorogabili di altri tre). I tre, nominati dal prefetto di Cosenza, Raffaele Cannizzaro, saranno al lavoro «per accertare la sussistenza di eventuali tentativi di infiltrazione mafiosa nell`azienda, anche per soddisfare l`esigenza della massima trasparenza».
A CIASCUNO LA SUA TEORIA
Fin qui le notizie ufficiali. In assenza d`altro, ognuno ha la sua teoria. E, ovviamente, la decisione di approfondimenti antimafia dipende sempre dalle “colpe” delle vecchie gestioni. Lo dice l`attuale direttore generale dell`Asp, Gianfranco Scarpelli, che parla di un atto «atteso», visto che egli stesso «in più occasioni aveva denunciato lo stato di grave criticità e complessità presente nell`Asp, come si rilevava dalla continua richiesta da parte dell`autorità giudiziaria di atti amministrativi relativi agli anni delle precedenti gestioni». Scarpelli traccia anche un elenco delle «problematiche derivanti dalle gestioni precedenti: dalle stabilizzazioni, alla grave problematica dell`elevato numero di precari ed al notevole contenzioso con gli erogatori privati relativo agli anni dal 2004 al 2008». E poi conclude: «Sicuramente verranno esaminate tutte le problematiche relative al personale già oggetto di indagine da parte dell`autorità giudiziaria anche alla luce della recente sentenza della Corte dei conti». Il senatore Tonino Gentile, si spinge addirittura oltre, dando notizia di un`inchiesta, «oggi in mano alla Direzione distrettuale antimafia» proprio sull`assunzione dei precari, che «riguarderebbe presunte illegittimità relative a persone che avrebbero avuto benefici e che apparterrebbero alla criminalità». Tutto e sempre «durante le gestioni del passato». Da fonti della Dda di Catanzaro, tuttavia, arriva una smentita secca. Dello stesso tenore delle notizie che arrivano dalla Prefettura bruzia, secondo le quali l`accesso antimafia non sarebbe collegato «a specifiche indagini di polizia giudiziaria».
APPALTI E ASSUNZIONI
C`è solo una certezza: le segnalazioni di disfunzioni nell`Asp sono parecchie. E alcune sarebbero arrivate fino ai tavoli romani. A partire dalla gestione degli appalti nell`area tirrenica della provincia. In particolare tra Paola e Cetraro, ospedali in cui – secondo l`ipotesi che ha portato all`accesso antimafia – i clan avrebbero provato a infiltrarsi, cercando di ottenere la gestione di servizi esterni. Il lavoro dei commissari non è neppure iniziato ed è certo che si svolgerà su uno spettro molto ampio degli atti prodotti dall`Azienda. Di certo ci sono solo le fibrillazioni che avevano fatto rumore circa un anno fa, con la nomina, decisa proprio dal direttore generale dell`Asp, Gianfranco Scarpelli, di Vincenzo Cesareo a direttore sanitario degli ospedali spoke di Paola e Cetraro. Il medico, intercettato dagli investigatori della Dda di Reggio Calabria mentre discuteva di politica e consenso a casa del boss Pelle, fu attaccato dalla Cgil. Il sindacato chiese al manager di rimuoverlo (senza ottenere risposta): la conseguenza fu una durissima polemica, con strascichi giudiziari, tra Cesareo e i vertici dell`organizzazione sindacale.
La “luna di miele” tra Scarpelli e Cesareo durò per qualche mese. Fino allo scorso mese di agosto. Nel parcheggio dell`ospedale di Paola saltarono fuori delle strisce blu che, secondo il direttore sanitario, non dovevano esserci. Cesareo sbottò («mi rivolgerò alla Procura della Repubblica di Paola») e Scarpelli lo mandò via. Fine di un amore e inizio di un rimpallo di responsabilità su tutti i problemi dell`azienda.
Toccherà poi analizzare con attenzione i legami familiari dei dipendenti. Quelli alle dirette dipendenze dell`Asp e quelli che prestano servizio nelle cooperative affidatarie di servizi per conto della sanità cosentina. Non solo i precari, dunque, ma anche i lavoratori di ditte esterne. L`ipotesi è che le cosche cosentine abbiano utilizzato la molla del lavoro per intercettare una cospicua quota di fondi del Servizio sanitario regionale. Ma solo gli approfondimenti dei tre tecnici potranno tracciare un quadro chiaro della situazione.