«Da Scopelliti pressioni ai dirigenti della Rai»
ROMA Il governatore della Calabria, Giuseppe Scopelliti, avrebbe fatto delle pressioni sui dirigenti della Rai per non far andare in onda una trasmissione d`inchiesta che riguardava lui e la sua ammi…

ROMA Il governatore della Calabria, Giuseppe Scopelliti, avrebbe fatto delle pressioni sui dirigenti della Rai per non far andare in onda una trasmissione d`inchiesta che riguardava lui e la sua amministrazione, ma le pressioni sarebbero state respinte dall`azienda di viale Mazzini. L`episodio è stato reso noto dal senatore Enrico Musso, presidente del Comitato scuola e legalità della commissione parlamentare Antimafia che ha desecretato tutte le audizioni svolte durante questa legislatura in tema di condizionamento alla libera informazione. «La giornalista Nerina Gatti ci ha detto che nell`imminenza della trasmissione di un suo servizio per la Rai che coinvolgeva Scopelliti – ha spiegato Musso parlando al Senato durante un convegno organizzato da “Ossigeno” sulle minacce ai giornalisti – il governatore avrebbe fatto pressioni per non farla andare inonda. La giornalista ci ha anche riferito, e questo va detto ad onore della Rai, che i suoi superiori hanno respinto queste pressioni. Abbiamo segnalato questo episodio alla Commissione di vigilanza sulla Rai». Musso, che ha abbandonato il Pdl dicendosi contrario alle leggi ad personam in favore dell`ex premier Silvio Berlusconi, fa parte del gruppo Misto, è docente all`università di Genova ed è stato candidato a sindaco nel capoluogo ligure. Dalle audizioni svolte dal Comitato da lui presieduto «è emersa una realtà preoccupante per quanto riguarda le intimidazioni, diverse dalle minacce alla vita, che subiscono tanti cronisti, soprattutto delle realtà editoriali minori, e che ne mettono a repentaglio la qualità della vita, le retribuzioni, i contratti di lavoro». Musso ha inoltre evidenziato, nel suo intervento al convegno al quale ha partecipato anche il procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso, la necessità di «predisporre tutele per questi cronisti minacciati “in modo minore“». Secondo il senatore bisognerebbe intervenire «sulle tipologie del contratto, sulle retribuzioni ed estendendo il ricorso al segreto professionale anche da parte dei pubblicisti».