Muzzì: individuare le responsabilità politiche
CATANZARO «Il primo pensiero, dopo la scioccante notizia della decapitazione dei vertici Field, va al capitale umano della Fondazione che, impegnato da tanti anni in azioni di animazione e di accompa…

CATANZARO «Il primo pensiero, dopo la scioccante notizia della decapitazione dei vertici Field, va al capitale umano della Fondazione che, impegnato da tanti anni in azioni di animazione e di accompagnamento volte alla definizione di strategie e strumenti coerenti con i fabbisogni dei territori, aveva determinato la crescita dell’Ente fino a farlo divenire un’eccellenza riconosciuta a livello nazionale, europeo e mondiale». Questo il commento di Mario Muzzì, ex presidente della Field dopo la vicenda che ha coinvolto la Fondazione calabrese sulla quale chiede di accertare le responsabilità politiche di quanto successo. Il dirigente del Pd punta l`indice sui quanti «hanno prima concorso, sollecitando o facendo finta di opporsi, alla dispotica decapitazione dei consigli di amministrazione di tutti gli enti sub regionali e delle Fondazioni attraverso la illegittima applicazione della legge truffa n.22 del 20/8/2010, proposta dall’onorevole Giacomo Mancini e voluta dalla maggioranza di centro destra, e successivamente omesso di vigilare, sia da parte di chi per legge era preposto (Direttori Generali) e sia dalle stesse opposizioni, sulle attività dell’organismo in house, il cui funzionamento ha creato preoccupazione perfino nei componenti del Collegio dei Revisori che si sono visti costretti a far ricorso alla denuncia penale per ottenere la giusta attenzione!. Prescindendo dagli sviluppi giudiziari – conclude Muzzì – c’è da augurarsi che il presidente Scopelliti, il presidente Talarico, gli assessori regionali titolari dei progetti affidati alla Field, il capo gruppo del Pdl ed il senatore Antonio Gentile non abbiano a dichiarare che siffatte nefandezze siano state consumate a loro insaputa, anche perché è notorio a tutti il loro coinvolgimento diretto nei metodi, scarsamente trasparenti, di gestione della Fondazione che hanno spinto lo stesso professor Meldolesi, presidente del comitato scientifico, ad abbandonare il campo lasciando la sua creatura alla deriva organizzativa e funzionale».