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Carceri, condanna Ue e situazione in Calabria

Anche l’Europa ci ha condannato: «L`Italia viola i diritti dei detenuti tenendoli in celle dove hanno a disposizione meno di 3 metri quadrati». È proprio la Corte europea dei Diritti umani di Strasbu…

Pubblicato il: 09/01/2013 – 11:26
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Carceri, condanna Ue e situazione in Calabria

Anche l’Europa ci ha condannato: «L`Italia viola i diritti dei detenuti tenendoli in celle dove hanno a disposizione meno di 3 metri quadrati». È proprio la Corte europea dei Diritti umani di Strasburgo ad accusare il nostro Paese per trattamento inumano e degradante di 7 carcerati detenuti nel carcere di Busto Arsizio e in quello di Piacenza.
Siamo arrivati ormai ad una situazione carceraria “allarmante”; con urgenza serve quindi ricercare soluzioni normative e organizzative differenziate e flessibili, al tempo stesso  concrete e fattibili nell’immediato, non possiamo andare oltre, come anche ribadito dal Presidente Napolitano che considera la sentenza Ue «una mortificante conferma dell’incapacità del nostro Stato di garantire i diritti fondamentali dei reclusi in attesa di giudizio e in esecuzione di pena».
A Reggio Calabria la situazione è in linea con le altre case circondariali nonostante l’impegno del volontariato e delle Istituzioni attraverso progetti di recupero, al fine di rendere tollerabile la detenzione. Ma, purtroppo, la popolazione detenuta è in crescita esponenziale (attualmente nel carcere reggino è più del doppio della reale capacità) a fronte di spazi e strutture rimasti sostanzialmente invariati nel tempo e quindi sempre più invivibili. Non si può pensare che in tre metri quadrati possano vivere sei persone e non si può pensare che oltre l’ora d’aria i detenuti restino chiusi nella cella per il resto della giornata dove chiunque perderebbe il senso di se stesso come essere sociale. A questo si aggiunge il costo pro capite dei detenuti che incide enormemente sul bilancio dello Stato senza che ci sia un ritorno in termini di utilità alla collettività in termini di lavoro. Questa condizione contribuisce alla recrudescenza di alcuni reati, anche per il fatto che all’uscita da carcere per fine pena non esiste un vero piano di reinserimento nella società, né lavorativo né sociale. Questo invero dovrebbe essere il compito primo di un Istituto di rieducazione.
Mi sono occupata e mi sto occupando personalmente, in stretta collaborazione con il presidente della Provincia di Reggio Calabria, Giuseppe Raffa, di sviluppare una serie di iniziative volte al reinserimento sociale dei detenuti che ad oggi è rimasto solo un enunciato costituzionale. A tal proposito è utile ricordare la battaglia dello stesso presidente Raffa che in un consiglio provinciale straordinario ha richiesto la riapertura del carcere di Laureana di Borrello che ha rappresentato un’eccellenza nell’ambito degli istituti carcerari italiani.
Sono determinata a contribuire affinché si possano sviluppare iniziative  e progetti innovativi che possano restituire la dignità dell’individuo in quanto essere umano, denunciando le “storture” di un sistema, quello carcerario, troppe volte sottorappresentato.

* consigliera di Parità

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