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«Sibari, per i restauri servono centinaia di migliaia di euro»

ROMA Euripide ne cantava le glorie descrivendola come una terra “madre di Eroi”, Erodoto ne raccontò la ricchezza facendone diventare leggendari il lusso e la raffinatezza. Aristotele ne sottolineò l…

Pubblicato il: 29/01/2013 – 15:21
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«Sibari, per i restauri servono centinaia di migliaia di euro»

ROMA Euripide ne cantava le glorie descrivendola come una terra “madre di Eroi”, Erodoto ne raccontò la ricchezza facendone diventare leggendari il lusso e la raffinatezza. Aristotele ne sottolineò la potenza e la capacità di indipendenza politica. Grazie anche alla sua posizione strategica tra Ionio e Tirreno, la colonia greca di Sybari, fondata nell`VIII secolo avanti Cristo dagli Achei, controllava il commercio, soprattutto le merci che arrivavano dall`Asia Minore. E questo ne fece una potenza.
Scoperta nel 1932 dal meridionalista anglo piemontese Umberto Zanotti Bianco e poi faticosamente riportata alla luce in decenni di scavi che hanno avuto un avvio sistematico dal 1967, la Sibari greca con il suo parco costituisce oggi, insieme con le successive città di Thurii e della romana Copia (193 a.C. – VII sec. d.C.) una delle aree archeologiche più importanti della Magna Grecia, dove al momento (gli scavi dovevano ripartire con la buona stagione) gli archeologi della soprintendenza – il finanziamento è di Arcus – lavorano insieme con una missione della Scuola italiana di archeologia di Atene. Un tesoro inestimabile, che soprattutto per la parte romana è ricco di mosaici e di affreschi. Ed è proprio in questa parte del sito, che è la più superficiale visto che le tre città si sono sovrapposte, che si temono i danni peggiori. Lì, riferisce la direttrice del parco del museo Silvana Luppino, «la violenza dell`acqua, che ha invaso 5 ettari nell`area di Parco del Cavallo, ha addirittura sbriciolato dei muri». Il danno accertato riguarda domus romane non affrescate, precisa, «ma al momento non possiamo ancora sapere se in altre parti l`acqua ha sollevato pavimenti e li ha trascinati».
Da sempre amico e nemico, il fiume Crati (nell`antichità i fiumi erano due, Crathis e Sybaris) correva vicino alle antiche città ed oggi affianca l`area degli scavi che si trova 4 metri sotto il terreno, 1 metro e mezzo sotto il livello della falda acquifera. Un precedente, spiega la soprintendente Simonetta Bonomi, c`era stato nel 2001: «Ci fu un` inondazione ma più limitata», ricorda. Tanto più che da tempo, proprio per controllare il livello della falda e mantenere asciutto il sito, la soprintendenza ha collocato una serie di pompe. Causata dalla rottura di un argine del Crati, però, «l`esondazione del 18 gennaio è stata troppo violenta», racconta, «l`acqua ha travolto tutto e sepolto in un batter d`occhio anche le pompe», che solo oggi, dopo giorni di lavoro con le idrovore prestate dal Consorzio di Bonifica, Coldiretti e Vigili del Fuoco, sono state riportate alla luce e parzialmente già rimesse in funzione.
La priorità ora, spiegano soprintendente e direttrice, è la perizia dei danni, a cui si sta lavorando in queste ore e che servirà a stimare i fondi necessari («centinaia di migliaia di euro» teme la soprintendente) per i restauri. Di certo per liberare i reperti dal fango «serviranno mesi», anticipa la direttrice, e «squadre specializzate» per dare aiuto ai circa 10 tecnici in forze al parco. Il parco intanto è stato naturalmente chiuso al pubblico. «La speranza – conclude Luppino – è di riaprire per l`estate, ma avremo bisogno di aiuto».
Il ministro dei Beni culturali Lorenzo Ornaghi ha da subito costantemente seguito il dramma dell`area archeologica di Sibari, in Calabria, sepolta dall`acqua e dal fango, lo scorso 18 gennaio, in seguito all`esondazione del fiume Crati. Lo ricorda il segretario generale del ministero, Antonia Pasqua Recchia, sottolineando che il Mibac ha attivato «sin dai primi giorni l`Unità di crisi nazionale e regionale».
Il locale comando dei vigili del fuoco, fa notare Pasqua Recchia, «ha immediatamente messo a disposizione mezzi e uomini, così come previsto dall`accordo, fortemente voluto dal ministro Ornaghi, sottoscritto a marzo del 2012 tra il segretariato generale e il Dipartimento dei vigili del fuoco. Consorzio di Bonifica e Protezione Civile sono intervenuti con pompe idrovore per il prosciugamento dell`area, mentre le strutture centrali e periferiche del ministero hanno già cominciato a impostare gli interventi di ripristino degli scavi archeologici».

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