Di Pietro: «Il Pdl è in debito con Scilipoti»
LAMEZIA TERME Scilipoti? «Il Pdl in passato lo ha comprato, ora sta solo pagando il prezzo di un servizio». Antonio Di Pietro commenta così la scelta del partito berlusconiano di candidare in Calabri…

LAMEZIA TERME Scilipoti? «Il Pdl in passato lo ha comprato, ora sta solo pagando il prezzo di un servizio». Antonio Di Pietro commenta così la scelta del partito berlusconiano di candidare in Calabria l`ex deputato di Italia dei valori (sesto posto al Senato). Il riferimento esplicito è al voto di fiducia che Scilipoti concesse nel dicembre 2011 all`agonizzante governo di centrodestra. Ma – ricorda l`ex magistrato – «è bene ricordare che quella fiducia fu approvata grazie a 161 “Scilipoti”. Anche Calearo del Pd l`aveva votata». Il presidente Idv prova a spiegarsi meglio ricorrendo alla metafora delle mele marce, resa celebre da Bettino Craxi durante le prime fasi dell`inchiesta Mani pulite, malgrado poi gli si sia rivoltata contro («adesso vi mostro il resto del cesto», replicò Mario Chiesa davanti agli inquirenti milanesi). «Sono orgoglioso – ha detto Di Pietro – di aver candidato persone che hanno nobilitato la politica. Ma è inevitabile che nel cesto ci siano anche mele marce, per non dire vermi». Non va oltre, Di Pietro, e su Scilipoti preferisce non infierire. Anche se non può fare a meno di sottolineare la mancanza di una legge che «preveda il voto di scambio» anche in relazione all`attività dei parlamentari.
L`arrivo di Di Pietro a Lamezia ha comunque uno scopo preciso: dare il là alla campagna elettorale di Rivoluzione civile, la lista in cui sono federati ben sette tra partiti e movimenti politici, tra cui Italia dei valori. Ma più che un tour, quello dell`ex pm in Calabria è una toccata e fuga di un paio d`ore (stasera sarà ospite a Servizio pubblico), ma con l`impegno a ritornare il 19 febbraio.
Durante la presentazione dei candidati di Rc, Di Pietro ha solo il tempo per affrontare tematiche più generali rispetto alla specifica “questione calabrese”. Ai nodi irrisolti della regione riserva infatti soltanto un rapido passaggio, quando ricorre alla trimurti lavoro-infrastrutture-istituzioni per indicare i punti programmatici da cui ripartire. Rapido accenno anche al sodalizio perverso tra burocrazia e criminalità, «che in Calabria ha dimostrato il rischio infiltrazioni e le connivenze tra `ndrangheta e pubblica amministrazione». Di Pietro poi passa avanti e ricorda gli investimenti per la statale 106 ai tempi in cui era ministro alle Infrastrutture, riservando anche una chiosa al Ponte sullo Stretto, «tra tutte le opere la più inutile». Diversa invece la considerazione sull`interporto, che «potrebbe mettere in contatto Gioia Tauro con il resto dell`Occidente».
LA BATTAGLIA DI RC Per il resto, l`ex pm ha affrontato gli argomenti più caldi della campagna elettorale, specificando come Rivoluzione civile «non è contro tutti, è invece una forza che vuole essere alternativa alla destra, non alla sinistra». Proprio per questo gli strali più polemici sono riservati ai «modelli» del recente passato, cioè il governo Monti («espressione di una casta massonica») e quello Berlusconi («se lo conosci lo eviti»). La lista Ingroia, invece, è «una forza di governo di centrosinistra» che mira «all`equità sociale, individuando bene dove prendere i soldi in caso di crisi». Quanto al possibile scontro in seno allo stesso centrosinistra, Di Pietro rivela l`«ingordigia» del Pd: «Volevamo avviare un`alleanza programmatica ma, prima della “salita in politica” di Monti, il Partito democratico pensava di vincere da solo e di non avere bisogno di movimenti con la schiena dritta come il nostro».
Infine, resta l`incognita sul futuro di Italia dei valori. «Il partito deve spersonalizzarsi e avviare un processo per una maggiore democratizzazione», ha detto Di Pietro, secondo cui è ormai arrivato il momento di rimuovere il suo nome dal simbolo e di avviare una nuova stagione congressuale subito dopo le elezioni, in modo da «aprire Idv alle nuove realtà emergenti presenti anche in Rivoluzione civile».