Rete di minorenni per la gang dello spaccio
COSENZA È iniziata quasi per caso, con l’arresto di due fratelli – Franco e Pierfrancesco Pinto – a Cetraro, nel febbraio 2012. Poi, giorno dopo giorno e intercettazione dopo intercettazione, i carab…

COSENZA È iniziata quasi per caso, con l’arresto di due fratelli – Franco e Pierfrancesco Pinto – a Cetraro, nel febbraio 2012. Poi, giorno dopo giorno e intercettazione dopo intercettazione, i carabinieri di Paola sono arrivati a smantellare un’attività di spaccio che partiva dal Tirreno e arrivava fino all’hinterland di Cosenza. Dal fucile, accompagnato da cinque pistole, un silenziatore e qualche grammo di cocaina – risultato della perquisizione a casa dei due fratelli arrestati circa un anno fa, i militari si sono mossi per ricostruire i contorni di quella che, secondo l’accusa, era una piccola gang molto attiva. In manette, dopo l’ordinanza emessa dal tribunale di Paola e firmata dal gip Carmine De Rose, sono finiti in sei. Tutti trentenni, o poco più: Davide Pinto, Carmine Antonuccio, Giuseppe Antonuccio, Luca Occhiuzzi, Ido Carmine Petruzzi ed Emilio Quintieri. Quest’ultimo è molto noto nelle aree della costa tirrenica: è un membro storico dei Vas (Verdi ambiente e società), una formazione ambientalista indipendente, ed è candidato alla Camera dei deputati nella circoscrizione calabrese con la lista “Amnistia giustizia e libetà”. Di recente, si è reso protagonista di una visita nel carcere di Siano, accompagnando un esponente del Partito radicale. Proprio in quei giorni, gli investigatori stavano stringendo il cerchio attorno a lui e agli altri arrestati, tutti accusati di detenzione di stupefacenti ai fini di spaccio.
«L’organizzazione – ha detto il capitano della compagnia di Paola, Luca Acquotti – trattava prevalentemente marijuana e hashish, ma abbiamo sequestrato, nel corso delle indagini, anche cocaina». Le piazze principali per lo smercio di stupefacenti erano Paola, Acquappesa e Cetraro, ma a volte il commercio si spingeva anche più a nord, verso Scalea, o nell’hinterland, soprattutto nella zona universitaria di Cosenza.
L’inchiesta è stata resa più complicata dall’utilizzo, da parte della banda, di una rete di spacciatori minorenni. «Serviva – ha spiegato il tenente Paolo Zupi – a rendere l’attività più capillare e dinamica». In casa di uno dei minorenni seguiti, i carabinieri hanno trovato 80 grammi di marijuana e un bilancino di precisione. È solo una piccola parte degli stupefacenti sequestrati. In totale, nel corso dell’inchiesta, firmata dal pm Roberta Carotenuto, gli inquirenti hanno messo le mani su 3 chili di hashish, 2 chili di marijuana, 30 grammi di cocaina e diverse armi. Proprio il sequestro di fucili, pistole, caricatori e diverse munizioni costituirà uno degli spunti per proseguire le indagini, secondo quanto si è potuto apprendere in conferenza stampa.
L’inchiesta, infatti, continua, e il prossimo step sarà quello di scoprire quali fossero i canali di approvvigionamento del gruppo, che sono ancora ignoti.