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«Il primo nemico è la malaburocrazia»

REGGIO CALABRIA Il grande assente era il Partito democratico che non ha partecipato al confronto organizzato stamattina dalla Confindustria di Reggio Calabria. Il capolista al Senato Marco Minniti,…

Pubblicato il: 16/02/2013 – 15:17
«Il primo nemico è la malaburocrazia»

REGGIO CALABRIA Il grande assente era il Partito democratico che non ha partecipato al confronto organizzato stamattina dalla Confindustria di Reggio Calabria. Il capolista al Senato Marco Minniti, infatti, ha fatto sapere che era malato per cui non sarebbe riuscito a partecipare all`incontro forum dal tema “Un impegno per Reggio sui problemi reali”.
Un incontro, aperto con l`intervento del presidente di categoria, Andrea Cuzzocrea, che ha registrato invece la presenza di alcuni candidati alla Camera e al Senato: l`avvocato Nico D`Ascola (Pdl), il sottosegretario della Regione Alberto Sarra (Grande Sud), l`ex presidente della Provincia Pietro Fuda (Centro democratico), l`avvocato Paolo Zagami (lista Monti), Francesco Minicucci (Fermare il declino), Andrea Di Martino (Sel) e Franco Candia (Udc).
Moderato dal giornalista Giampaolo Latella, il forum ha trattato alcuni argomenti delicati per il settore delle imprese calabresi. Lo scopo dell`incontro è stato infatti quello di fare assumere dei precisi impegni che possano sollevare la Calabria: dal rigassificatore al porto di Gioia Tauro, alla centrale a carbone di Saline Joniche passando per l`accesso al credito, la malaburocrazia e le famose interdittive antimafia che colpiscono le aziende.
Tre minuti per ogni tema sono stati sufficienti ai sette candidati per far capire come la pensano e, soprattuto, quali provvedimenti adotteranno una volta eletti.
«Il rigassificatore è uno strumento importantissimo – ha anticipato il presidente Cuzzocrea –. Noi come Confindustria sosteniamo questo progetto». Altro tema delicato è stato quello della legalità: «Bisogna sgombrare il capo da quella forte identificazione tra le imprese del mezzogiorno e l`illegalità. Le interdittive antimafia sono uno strumento che serve: il problema è l`uso che se ne fa».
E se per il candidato di Grande Sud, Alberto Sarra, «il rigassificatore è fondamentale in chiave occupazionale (mille posti di lavoro), sulla centrale a carbone di Saline Joniche non c`è alcuna preclusione rispetto alla progetto, ma bisogna valutare se ci sono alternative come uno sviluppo turistico della zona. Credo che vadano valutate altre possibilità più in linea con il territorio».
Un`opinione che ha trovato il sostegno del candidato della lista Monti, Paolo Zagami, secondo cui, però, «sulla centrale a carbone occorre capire cosa emergerà dalle indagini della Procura». Chiaro il riferimento alla recente operazione “Ada” in cui è stato arrestato il sindaco del Pd Gesualdo Costantino ed è emerso che la cosca Iamonte aveva visto con favore il progetto della megaopera.
«Vista la nostra situazione – ha aggiunto Nico D`Ascola – non siamo in grado di rifiutare i due progetti. Il rischio di infiltrazioni mafiose c`è ma è compito delle forze investigative renderlo non operativo».
Per Fuda, invece, «il discorso della Centrale a carbone non può essere staccato dal problema energetico regionale. Occorre piuttosto valutare come sfruttare gli stabilimenti chiusi delle Ogr. Per quanto riguarda il rigassificatore, occorre capire se si vuole fare o se ci vogliono altri 20 anni quando non sarà più conveniente realizzarlo».
Sarebbe, inoltre, il caso di sfruttare «l`energia solare e l`eolico» per il candidato dell`Udc Franco Candia. Un netto “no” alle due opere arriva dal candidato di Sel Di Martino che vede di buon occhio solo «la piastra del freddo che, però, ancora non esiste e non è neanche nei progetti».
D`accordo con la realizzazione del rigassificatore, invece, l`esponente di Fermare il declino, Francesco Minicucci il quale, sulla centrale a carbone, ha proposto «un`analisi oggettiva sulle garanzie della salute pubblica ed eventualmente un referendum popolare».
Il porto di Gioia Tauro ha rappresentato senza dubbio uno dei temi più sentiti dai candidati.
«Avrebbe dovuto essere il volano della nostra economia» ricorda l`avvocato D`Ascola secondo cui l`isolamento dello scalo si supera «con una fiscalità agevolata, uno sviluppo commerciale e del sistema dei trasporti».
«Serve un potenziamento del transhipment – ha aggiunto il sottosegretario Sarra – ma anche una fiscalità di vantaggio e una decontribuzione delle attività lavorative».
«Occorre abolire – secondo Paolo Zagami – il discorso del vincolo ambientale che è vergognoso. La tassa di ancoraggio è elevatissima e si deve fare qualcosa per rivitalizzare l`intera area che è abbandonata».
Guarda al passato l`ex senatore Fuda: «Ci sono stati una marea di provvedimenti che non hanno avuto effetto. Occorre migliorare i collegamenti ferroviari, viari e marittimi».
Collegamenti che per essere migliorati, secondo Franco Candia, «necessitano di un interlocutore nazionale come le Ferrovie dello Stato».
«La fiscalità di vantaggio da sola non basta, – è il commento di Di Martino – devono essere risolti i problemi strategici e infrastrutturali».
«Qualunque paese al mondo – ha ribadito Minicucci – avrebbe fatto del porto di Gioia Tauro il motore del suo sviluppo. Occorre una detassazione dei rischi di impresa e un marketing territoriale».
«La malaburocrazia è la palla al piede più grossa del Mezzogiorno». Ci pensa Pietro Fuda ad aprire il dibattito su un`altro tema delicato. «Se noi vogliamo uno Stato – ha aggiunto Nico D`Ascola – ci dobbiamo rassegnare non solo alla burocrazia nazionale ma anche a quella europea. E non è un dato secondario per valutare gli effetti della cattiva burocrazia».
«La meritocrazia deve diventare una regola – ha sottolineato Zagami –. Tutti i nostri candidati sono stati scelti non sulla base dei voti che portano ma per le loro competenze. Nel merito della pubblica amministrazione chiediamo norme più severe e una banca dati sui conflitti di interesse dei funzionari che, molto spesso, lavorano senza controllo».
«La malaburocrazia – ha replicato Sarra – è uno dei cavalli di battaglia di Grande Sud. Noi abbiamo parlato di derattizzazione della burocrazia. Serve un sistema di regole che garantisca il buon andamento della pubblica amministrazione. Poche regole ma certe».
«L`autoreferenzialità aumenta i rischi – ha ribadito il candidato Minicucci –. Molto spesso il burocrate non risponde neanche alla politica che lo ha nominato. Come sconfiggere la burocrazia è un percorso lungo, ma senza il controllo delle performance dei funzionari non si arriva da nessuna parte».
E se per Candia «si deve investire sulla formazione», la pensa diversamente Andrea Di Martino: «La politica deve togliere le mani dalla burocrazia ma questo non deve consentire alla burocrazia di essere completamente autonoma. Per farlo serve l`abolizione del cartaceo e l`informatizzazione dei servizi».
Il tema dell`accesso al credito ha visto tutti i candidati muovere critiche nei confronti del sistema bancario nazionale. Quasi tutti, inoltre, sono d`accordo sulla necessità di un`istituto di credito («Banca del sud» l`ha chiamata Alberto Sarra) capace di soddisfare le esigenze delle imprese del Mezzogiorno.
L`ultimo argomento è stato quello delle informative di interdizione antimafia che, spesso, vengono emesse dalla prefettura nei confronti delle aziende ritenute vicine ad ambienti malavitosi.
«È un problema di cultura», ha esordito Sarra, secondo il quale «il sistema delle interdittive antimafia va riformato così come va superata la cultura del sospetto».
Una riforma va fatta anche secondo Paolo Zagami con la premessa, però, che «un`impresa pulita va agevolata rispetto alle altre che non lo sono».
«Non è difesa della legalità la riduzione delle garanzie. – ha ricordato il candidato senatore del Pdl Nico D`Ascola – L`attuale disciplina è caratterizzata da una interpretazione unilaterale». E propone due innovazioni: «L`interdittiva deve affermare che i fatti contestati siano riconducibili all`imprenditore e che quest`ultimo sia collegato alle organizzazioni criminali».
«Troppe volte ho assistito – ha aggiunto Minicucci – ad imprese che, seco
ndo la Prefettura, nel 2010 sono pulite e nel 2011 sono sporche». Ecco perché per Fuda è necessario istituire «un albo delle imprese interdette».
Ma quando Franco Candia dell`Udc ha parlato di uno «Stato che deve avere uno sguardo amorevole nei confronti delle imprese perché si tende verso un eccesso di impedimento», il candidato di Sel, Andrea Martino, mette le cose in chiaro dando una sterzata a un confronto che stava quasi per criminalizzare la prefettura che emana le interdittive in un territorio massacrato dalla criminalità organizzata più potente al mondo: «Quando parliamo di certe cose, occorre dare loro un nome e un cognome. Qui stiamo parlando di `ndrangheta. Non tutte le imprese sono mafiose così come non tutti i calabresi sono `ndranghetisti. L`interdittiva è un male necessario perché dobbiamo tutelare le imprese pulite. Ci sono alcune modifiche alla legge che devono essere fatte e queste devono valere per tutto il territorio nazionale».

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