AMANTEA «Visto che non si vergogna nessuno di come funziona la sanità, mi vergogno io. Prima di essere calabrese e poi italiano». Quello arrivato in redazione è lo sfogo – indirizzato al presidente della giunta regionale, Giuseppe Scopelliti – di un cittadino qualunque, del quale preferiamo non rivelare l`identità per motivi di privacy. Questa persona, che ha poco più di 70 anni, ha richiesto un esame medico lo scorso 20 febbraio, ricevendo – dopo un paio di giorni – in risposta la data in cui è fissata la prestazione: venerdì 1° agosto 2014. Non 2013, e già l`attesa sarebbe stata difficile da mandare giù, proprio 2014. Poco meno di un anno e mezzo per un Ecolocolordoppler agli arti, un`analisi utile a indagare su eventuali disturbi della circolazione venosa.
Sono questi i tempi della sanità pubblica ad Amantea (è nel poliambulatorio del centro del Tirreno cosentino che si svolgerà l`esame). Ma sono gli stessi per tutti? È quello che si chiede il “nostro” cittadino nella lettera-sfogo: «Sarei curioso di sapere se il signor presidente e l`onorevole assessore alla Salute sono soggetti a queste attese». Lo sconcerto è comprensibile; più di 500 giorni di attesa per un esame medico sembrano un po` troppi, ma la sanità calabrese ci ha abituato a paradossi e tempi biblici. E spesso lascia agli utenti insoddisfatti una sola alternativa: quella di abbandonare il settore pubblico, scegliendo quello privato. O, in subordine, quella di accordarsi ai tanti “emigranti” sanitari.
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