Il consigliere regionale Rappoccio dal carcere ai domiciliari
REGGIO CALABRIA Sono stati concessi gli arresti domiciliari al consigliere regionale Antonio Rappoccio, arrestato nell`agosto scorso per associazione a delinquere, corruzione elettorale, truffa e pec…

REGGIO CALABRIA Sono stati concessi gli arresti domiciliari al consigliere regionale Antonio Rappoccio, arrestato nell`agosto scorso per associazione a delinquere, corruzione elettorale, truffa e peculato.
Lo ha deciso il Tribunale del Riesame di Reggio Calabria, presieduto dal giudice Filippo Leonardo e composto dai magistrati Antonino Foti e Isabella Confortini, che hanno accolto il ricorso dell`avvocato Giacomo Iaria e concesso il beneficio degli arresti domiciliari al politico detenuto da qualche settimana nel carcere di Paola e, per un lungo periodo, nella casa circondariale di San Pietro a Reggio Calabria.
«L`appello oggi oggetto di giudizio – scrive il Riesame nel provvedimento – deve essere accolto con riguardo all`intervenuta attenuazione delle esigenze cautelari e all`adeguatezza della misura cautelare, oggi adottata». Dopo aver ricostruito tutta l`inchiesta sulla “cricca Rappoccio” e sui concorsi fantasma attraverso i quali il consigliere regionale, mai dimessosi, avrebbe promesso posti di lavoro in cambio di voti, per il Tdl «è emersa la chiara professionalità nella programmazione dell`attività antigiuridica monitorata, testimoniata dal patto illecito concluso tra gli associati, attraverso la preordinazione di ruoli e di compiti e la predisposizione e strumentalizzazione di un bando di gara per un insediamento industriale nel territorio reggino che appare fittizio e non supportato da elementi reali di concretezza ed attualità e che è stato utilizzato da Rappoccio, nel corso di un lustro, quale richiamo per gli ignari giovani in cerca di un`occupazione lavorativa stabile… L`appellante (Rappoccio, ndr) ha dimostrato di proseguire l`attività criminosa, pur in presenza di numerose esplicite e pubbliche denunce da parte della stampa locale in ordine alla dubbia liceità delle sue iniziative imprenditoriali. Il Collegio, nell`esigenza di contemperare le ragioni di tutela della collettività da manifestazioni criminogene recidivanti con il minor sacrificio possibile della libertà personale dell`indagato, principio immanente dell`architettura del vigente codice di rito, e nell`intento di adeguare il grado di coercizione all`effettiva consistenza delle esigenze cautelari, rileva come lo stato di assoluta incenusratezza dell`appellante, l`intervenuto dissolvimento dell`apparato burocratico strutturale alla base dell`associazione contestata, nonché l`indiscutibile pretium doloris già sofferto, da parte del soggetto alla prima esperienza carceraria, siano tutti insieme elementi tali da indurre a ritenere ormai attenuate, quantunque non elise, le originarie esigenze cautelari ed a disporre la sostituzione della misura inframuraria in atto nei confronti dell`istante con quella degli arresti domiciliari».
«Non è possibile – si legge sempre nel provvedimento – ritenere che l`indagato si sottragga all`osservanza degli obblighi connessi alla misura degli arresti domiciliari sicché le stringenti prescrizioni, correlate alla misura domiciliare, appaiono peraltro certamente idonee ad impedire manifestazioni di recidivazione criminogena specifica da parte dell`odierno istante. Il Collegio ritiene che la produzione documentale difensiva dimostri un`attenuazione delle esigenze cautelari, originariamente ravvisate nel provvedimento custodiale, per come confermato anche da questo Tribunale, posto che l`intervenuta sospensione del partito politico di appartenza del Rappoccio e la chiusura dei locali presso cui aveva la segreteria politica dello stesso comportano un`evidente attenuazione del pericolo di reiterazione».
«Ritiene il Collegio – concludono i giudici del Riesame – che la misura degli arresti domiciliari richiesta, in uno al fatto che il Rappoccio, per come dimostrato dalla difesa, risiede da solo presso il suo domicilio, è adeguata anche a perimetrare il rischio che lo stesso, direttamente o indirettamente, attraverso la collaborazione dei propri familiari, possa interloquire con l`esterno ed interagire con tutta quella fitta rete di complicità, collaboratori e sodali, costruita grazie anche alle funzioni politiche svolte dal marzo 2010 ad oggi».
Lascia il carcere, quindi, il consigliere regionale del Pri Antonio Rappoccio che vive da solo nella sua casa in via Vecchio Cimitero. Proprio quest`elemento, però, consentirebbe al politico indagato di usufruire di un permesso per uscire dall`abitazione per un paio di ore al giorno in modo da potergli garantire l`approvvigionamento dei beni di prima necessità.