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Sconti di pena nel processo All Inside

REGGIO CALABRIA Cinque assoluzioni e sconti di pena per tutti: non esce indenne dalla scure del secondo grado il processo All Inside, celebrato contro capi e gregari della cosca Pesce. Pur salvando…

Pubblicato il: 27/02/2013 – 18:06
Sconti di pena nel processo All Inside

REGGIO CALABRIA Cinque assoluzioni e sconti di pena per tutti: non esce indenne dalla scure del secondo grado il processo All Inside, celebrato contro capi e gregari della cosca Pesce. Pur salvando l’impianto accusatorio complessivo, la Corte d’appello di Reggio Calabria ha ridimensionato le pene esemplari inflitte in primo grado dal Gup Roberto Carrelli Palombi, rideterminando anche le condanne a carico degli uomini di peso del clan, come Marcello e Francesco Pesce, detto “Ciccio Testuni”.
Contro di loro, aveva pesato  la testimonianza della pentita Giuseppina Pesce, che aveva descritto minuziosamente ruolo e caratura del cugino Francesco e dello zio Vincenzo, così come la rete di prestanome che per decenni hanno fatto da scudo alla  famiglia Pesce. Parole che Francesco Pesce aveva definito “millanterie, chiacchiere in libertà”, ma che la Procura prima e il gup poi, avevabo preso decisamente sul serio, tanto da condannare entrambi in primo grado a vent’anni di reclusione. Una pena che la Corte d’Appello ha deciso di rideterminare in sedici  anni per lo zio della collaboratrice, Vincenzo Pesce,  e tredici anni e quattro mesi per il cugino, Ciccio “U Testuni”.
Passa invece da dieci a otto anni la pena inflitta a Domenico Arena, l’uomo che proprio con le sue dichiarazioni Giuseppina Pesce aveva fatto arrestare, mentre viene assolto Salvatore Consiglio, anche lui condannato a dieci anni in primo grado.
Assoluzioni arrivano anche per le tre donne coinvolte nel procedimento, Elvira Mubarakshina, condannata in primo grado a sei anni di reclusione, e Lidia Arena e Francesca Zungri, entrambe punite in prima istanza con due anni di reclusione con pena sospesa.  Assolto infine anche il carabiniere Lucio Aliberti, condannato in primo grado a tre anni, mentre viene rideterminata la pena a carico dell`agente penitenziario Eligio Auddino, punito in prima istanza con tre anni e quattro mesi di reclusione, trasformati in due anni e quattro mesi in appello. Per entrambi, la Corte ha disposto l’immediata scarcerazione.
È infine di tre anni, quattro mesi e venti giorni la condanna inflitta a Rocco Carbone, condannato in primo grado a quattro anni, mentre passa da  tre a due anni e quattro mesi di reclusione la pena inflitta a Giovanni Romano. Per quest’ultimo e per Auddino, viene anche revocata l’interdizione temporanea dai pubblici uffici, mentre è confermata l’assoluzione per Claudio D`Agostino.Sul fronte patrimoniale, viene revocata la confisca del supermercato A&G Discount di Rosarno, così come della vettura intestata a Lidia Arena.
Nonostante gli sconti di pena, si conclude dunque con una sostanziale conferma del castello accusatorio il procedimento con rito abbreviato scaturito da una fortunata serie di indagini che hanno prima intaccato la struttura militare ed esecutiva, quindi i patrimoni  del potentissimo clan Pesce. Una famiglia non solo in grado di contaminare e condizionare il tessuto economico e sociale di Rosarno e del suo comprensorio, ma di prendere in mano tutto, dai pubblici appalti alle locali squadre di calcio, come il Sapri, la Rosarnese e l’Interpiana, dalle forniture alle radio, come quella Radio Olimpia, divenuta interfono del clan.
Un clan potente e ramificato, tanto medioevale nelle logiche fondate sul falso mito dell’onore, del sangue e dell’omertà, quanto spregiudicato e avveniristico negli affari. Un clan i cui segreti e meccanismi sono stati svelati soprattutto grazie alla collaborazione di Giuseppina Pesce, le cui rivelazioni sono state fondamentali per inchiodare la propria famiglia.

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