REGGIO CALABRIA «È arrivata oggi dalla Prefettura la comunicazione di un’informazione antimafia interdittiva a carico del socio privato della Leonia, la Calabria agenda ambientale srl e questo provvedimento porta come conseguenza automatica lo scioglimento». A pochi mesi dall’operazione Athena 49%, che ha smascherato l’ingerenza del clan Fontana – su procura della triade De Stefano-Tegano-Condello – all’interno della società che a Reggio Calabria di occupa della raccolta rifiuti, dalla Prefettura arriva uno stop all’azienda che gestisce insieme al Comune la Leonia. Un’altra tegola per i commissari Vincenzo Panico, Dante Piazza e Giuseppe Castaldo, alle prese non solo con le manovre necessarie per evitare il dissesto al Comune reggino, ma anche con l’ordinaria amministrazione di una città già segnata da mille emergenze, non ultima quella della raccolta rifiuti.
E proprio per scongiurare una nuova crisi, dopo il black out che per lunghe settimane ha nei mesi scorsi paralizzato il servizio di raccolta rifiuti in città, Panico ha più volte sottolineato che il processo che porterà allo scioglimento e alla creazione di un nuovo soggetto sarà graduale e concertato tanto con le organizzazioni sindacali, come con i principali partiti politici cittadini.
A giocare un ruolo fondamentale nella futura società – che si immagina ancora una volta come partecipata – sarà l’attuale amministratore Raphael Rossi «che tutta Italia ci invidia, per l’esperienza e le competenze che può vantare. Sarà lui ad accompagnarci nella progettazione di un servizio all’avanguardia».
La Leonia non è la prima società partecipata dal Comune di Reggio Calabria, sciolta perché scoperta balcanizzata dalle ndrine. Analoga sorte era toccata nel luglio scorso alla Multiservizi, che l’inchiesta Archi – Astrea aveva svelato controllata e gestita dal clan Tegano.
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