COSENZA Caparezza che canta “Sono fuori dal tunnel” sembra un poco inadeguato per accompagnare lo psicodramma del Pd appena uscito dalle elezioni. L’area Zonadem di Mimmo Bevacqua prova a riprendere il filo di un discorso, cercando di trovare pure il coraggio per dirsi in faccia cose che possono risultare sgradevoli e cioè che questa vittoria mutilata, questa sconfitta che brucia <>, come si dice tra i militanti, ha dei responsabili. E tra gli interventi che si susseguono dal palco del cinema pieno, nessuno si sottrae nell’indicare tra essi <>. Un’affermazione facile, visto che D’Attore è volato a Roma, ma anche tra i calabresi qualche complice deve esserci. Con la brutalità che spesso serve alle verità, è proprio Bevacqua a dirlo, quando afferma che <>, oppure che <>. Allo svisceramento delle verità difficili partecipa il sindaco di Acquaformosa,. Giovanni Manoccio, che rifiuta di continuare a legare il nome del partito a quello dei colonnelli e lo fa citando Oliverio – che però non c’è – e Principe, che invece c’è e si arrabbia. Ma intanto per Manoccio <>. La ricerca di questi ultimi pare necessaria per condurre fino in fondo la catarsi, ma non sembra facile, perché nessuno fa i nomi. Buon gusto politico o strategie interne, solo Marco Ambrogio tira in ballo la questione mai davvero dibattuta, e cioè che un centrosinistra impegnato nelle sue beghe ha regalato Cosenza alla destra, anche perché <>. Può essere il momento buono per fare volare gli stracci, invece prevale la cautela e un certo politichese, fatto di parole non nuove. Il problema viene eluso e si torna a domandarsi perché Grillo abbia fatto il pienone. In sala le parole maggiormente attese sono quelle di Enza Bruno Bossio, e non solo perché è neo eletta in Parlamento, ma soprattutto perché chi ha parlato prima di lei ha detto con parole gelide che nessuno può credere che le “parlamentarie” siano state fatte rispettando le regole e che anzi, il declino del Pd parte esattamente da lì. E subito la Bruno Bossio smonta l’attacco. <>. La dirigente del Pd ha anzi rivendicato a quelle elezioni interne il merito di aver fatto una certa selezione. La soluzione per Bruno Bossio è una sorta di campagna elettorale permanente, un Pd di lotta capace di dire quel che fin qui non è stato detto, e cioè di non accettare più l’austerità dell’Europa, di credere nel salario di cittadinanza, e di mettere gli otto punti bersaniani al centro del dibattito del congresso che verrà. Poco prima si era consumato un simpatico siparietto, quando annunciando la successione degli interventi, Bevacqua aveva elencato i nomi degli iscritti a parlare, concludendo dicendo che avrebbero parola “Petrone e Bruno Bossio, che sono la stessa cosa”. Una battuta per dire la completa condivisione di linea tra i due, ma Petrone non l’ha presa bene e si è poi rifiutato di tenere il suo intervento. I lamenti dei sindaci, che sono prima linea tra i cittadini e la richiesta di fare i congressi, con la paura che quello annunciato a maggio salti perché magari si rivota a giugno, sono stati i temi affrontati. Senza scordare il lavoro e i diritti, entrambi perduti nel corso del governo Monti, come rivela Massimo Covello. E anche la promessa di una atto di generosità verso i giovani, venuta da Sandro Principe, per creare una nuova classe dirigente, che però avverte: <>.