Il teatro è morto? Forse Ma non in provincia
Sono un libero professionista di Firenze che ormai da alcuni anni passa, per lavoro, la maggior parte del proprio tempo a Catanzaro. E sono, da sempre, un grande appassionato di teatro. Ricordo, al m…

Sono un libero professionista di Firenze che ormai da alcuni anni passa, per lavoro, la maggior parte del proprio tempo a Catanzaro. E sono, da sempre, un grande appassionato di teatro. Ricordo, al mio arrivo nel febbraio 2008 nel capoluogo calabrese, la grande sorpresa nell’assistere al Politeama di Catanzaro prima all’Arlecchino di Strheler e, immediatamente dopo, a due spettacoli che sono rimasti nella mia memoria: “Dissonorata” di Saverio La Ruina e una commedia in lingua calabrese di Nino Gemelli diretta ed interpretata da Pino Michienzi, attore che avevo già apprezzato per la sua partecipazione a spettacoli diretti da grandi registi che avevo visto al Teatro della Pergola di Firenze ma che qui a Catanzaro mi lasciò assolutamente stupefatto: mai avevo assistito ad una commedia “dialettale” che avesse tanta qualità e ritmo e apprezzato un testo “vernacolare” reso con quella maestria.
Insomma, una accoglienza fantastica per uno “spettatore” come me che ha sempre pensato che il teatro sia ancora uno dei migliori veicoli di comunicazione culturale. Purtroppo però , nel corso degli anni, in città ci sono state sempre meno occasioni di “buona prosa” e meno teatro e sempre più concerti, eventi, musical e spettacoli che assomigliano a prodotti “televisivi”. Fino ad arrivare a questa stagione in cui il teatro di prosa è “sparito” dal cartellone del Politeama e dalla scena catanzarese e va detto che, nonostante la mia curiosità e disponibilità, non mi sembra questo vuoto sia stato riempito dalle proposte di compagnie locali amatoriali o pseudo professionistiche.
Ogni volta che vedo comparire in città qualche manifesto che segnala uno spettacolo al Politeama sogno di poter di nuovo veder della buona prosa ma devo dire che ormai ho perso la speranza perché il maggior teatro pubblico catanzarese non offre altro che concerti, musical, eventi e tutto all’insegna più dello “show business” che della vera cultura.
Per fortuna mia ho scoperto che mentre in città il teatro “langue” non altrettanto succede in provincia. Così a volte e sempre più spesso (quando riesco, con una certa difficoltà, a convincere qualche amico o collega a superare la sua pigrizia “di cittadino catanzarese”) faccio lo “spettatore pendolare” e vado in quei luoghi dove ancora “si fa teatro e ci si crede” vista la qualità delle proposte e la passione dei gestori. Per un appassionato come me è più che una consolazione il fatto che ancora al Politeama di Lamezia Terme esista una stagione di qualità con un gran numero di spettatori. Grazie poi a questo “pendolarismo alla ricerca di buona cultura” ho avuto la possibilità di vedere, in un piccolo paese come Badolato, uno spettacolo di una grande Elisabetta Pozzi, ho scoperto alcune interessanti giovani compagnie e, soprattutto, ho avuto modo di rincontrare l’arte di Michienzi e della sua Compagnia in spettacoli memorabili come quello a cui avevo assistito nel 2008. Spettacoli che, questa volta mi hanno fatto scoprire la grande cultura calabrese e “illuminato” l’opera di autori come Alvaro e Repaci (quest’ultimo, per me, una vera e propria rivelazione).
Se scrivo questa lettera è per suggerire a chi è interessato ancora al buon teatro e alla vera cultura di allargare il proprio sguardo, di cercare in provincia e di non farsi deprimere da una situazione cittadina sempre più attenta al solo effimero. (0070)