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L’antimafia reggina riparte da 12 imprenditori antiracket

REGGIO CALABRIA “Per la prima volta credo, le aule di giustizia si sono riempite di una gioiosità straordinaria con l’irruzione di tanti bambini e ragazzi e questo è un patrimonio che non dobbiamo …

Pubblicato il: 23/03/2013 – 23:18
L’antimafia reggina riparte da 12 imprenditori antiracket

REGGIO CALABRIA “Per la prima volta credo, le aule di giustizia si sono riempite di una gioiosità straordinaria con l’irruzione di tanti bambini e ragazzi e questo è un patrimonio che non dobbiamo disperdere”. Non si fa scoraggiare dalle file di sedie vuote, il presidente del Tribunale, Luciano Gerardis. In un’aula Versace impietosamente troppo grande, quella che avrebbe dovuto essere una grande assemblea aperta alla cittadinanza a conclusione della giornata in cui gli uffici e le aule del Cedir hanno aperto le proprie porte alla gente, si è convertita di fatto in una riunione di addetti ai lavori.
Svuotato delle torme di studenti, che in mattinata hanno animato le tredici aule tematiche gestite da associazioni, organizzazioni, magistrati e forze dell’ordine,  il palazzo che quotidianamente ospita anche aule di giustizia e uffici, è rimasto tristemente vuoto. Complice forse il primo vero sole di primavera, sabato pomeriggio hanno risposto all’appello solo le più o meno blasonate associazioni dell’antimafia che hanno animato la giornata, insieme a rappresentanti delle forze dell’ordine e  qualche magistrato. Ma per Gerardis “questo è solo l’inizio” di un nuovo percorso che deve portare all’emersione di un mondo variegato ma – dice il presidente del Tribunale – estremamente importante per Reggio Calabria.  Un percorso cui vuole fortemente dare seguito, stringendo sempre di più i legami fra le istituzioni e le associazioni. “Noi siamo strumenti di legalità, ma la legalità non è della magistratura o delle forze dell’ordine, è di tutti”. Gerardis non è uomo di semplici annunci, ma è uso dare seguito a quanto afferma, proprio per questo ha deciso di cementare il rinnovato legame con associazioni e movimenti con azioni concrete, come partecipare alla consegna dei nuovi dodici loghi ad altrettanti imprenditori che hanno detto no al racket. Un’iniziativa che Libera ha organizzato in prefettura per martedì prossimo e a cui – ha promesso a margine dell’iniziativa – sarà presente anche Gerardis, convinto che “in una città come la nostra, difficile, complessa, piena di problemi, sappiamo che c’è un mondo meraviglioso di gente anonima che si batte per gli altri”.
Gente che – ha detto poco dopo di lui il procuratore capo facente funzioni Ottavio Sferlazza – oggi ha dimostrato di poter fare da cerniera tra la Procura e i cittadini – almeno quelli del futuro – contribuendo alla “demistificazione di quel modello culturale che vuole la Procura e le istituzioni distanti, se non nemiche della cittadinanza”.  Una cittadinanza in fieri fatta di bambini e ragazzi ai quali – afferma il reggente della Dda reggina – è stato possibile “restituire la dimensione umana del mestiere del giudice”, la cui autonomia e indipedenza non è privilegio, ma distanza doverosa a garanzia del cittadino. Non accenna Sferlazza alle intimidazioni che – in meno di due settimane – hanno colpito due magistrati della Dda, Giuseppe Lombardo e Antonio De Bernardo, e uno della Procura generale, Francesco Mollace, non dice di quelle manine silenziose che hanno messo a soqquadro l’Archivio “Atti relativi”, forzandone la serratura.
Un silenzio che caratterizzerà quasi tutti gli interventi – istituzionali e non – che si susseguiranno nel pomeriggio, tutti tesi a evidenziare la positività di un’iniziativa che ha visto “il noi prevalere sull’io, che ci ha permesso non solo di spiegare ai ragazzi come funzionano le cose in questi uffici, ma ha consentito anche a noi di imparare”, come ha sottolineato il procuratore della Repubblica di Palmi, Giuseppe Creazzo, o il commissario capo Vincenzo Panico, giunto a metà pomeriggio per sottolineare “l’importanza di aver aperto alla cittadinanza le porte di un palazzo che viene generalmente considerato come severo, lontano, distante”. Nonostante solo parte della cittadinanza – quegli studenti dragati da insegnanti più o meno illuminati dalle aule di scuola a quelle di giustizia – abbia risposto all’appello, l’iniziativa per Panico – spedito dal Viminale in riva allo Stretto per raccogliere i cocci di un’amministrazione comunale sciolta per contiguità con i clan – ha dimostrato che esiste una parte di Reggio seria e concreta, che ha voglia di uscire dalla morsa della ‘ndrangheta.
Una ‘ndrangheta ancora in grado di minacciare e fare paura, di arrivare a toccare da vicino uffici e stanze delicate, ma che oggi pomeriggio all’aula Versace  sembra quasi dimenticata. Solo il coordinatore provinciale di Libera, Mimmo Nasone, dedicherà un passaggio del suo intervento ai magistrati vittime delle ultime intimidazioni, dedicando loro una giornata che “vuole essere una sorta di abbraccio a questi coraggiosi pm”. (0070)

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