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L`imprenditore troppo vicino ai Serraino

LAMEZIA TERME Da quando, nel 1968, Rocco Musolino ha iniziato la carriera di imprenditore, la sua impresa è stata caratterizzata da un trend economico costantemente positivo. Ma le fortune dell`ex …

Pubblicato il: 29/03/2013 – 11:51
L`imprenditore troppo vicino ai Serraino

LAMEZIA TERME Da quando, nel 1968, Rocco Musolino ha iniziato la carriera di imprenditore, la sua impresa è stata caratterizzata da un trend economico costantemente positivo. Ma le fortune dell`ex sindaco di Santo Stefano d`Aspromonte – nei confronti del quale la sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Reggio ha emesso un decreto di sequestro beni per un ammontare di 150 milioni di euro – sarebbero da ricondurre nell`alveo di legami perversi con la criminalità organizzata. Rapporti mai interrotti nel corso degli anni, che gli avrebbero consentito di diventare il dominus del settore boschivo della provincia di reggina. Ma la parabola dell`imprenditore – già coinvolto nel processo Olimpia e successivamente assolto dal reato di associazione mafiosa – negli ultimi tempi era in fase discendente. Lo dimostra l`attentato di cui fu vittima nel luglio 2008 assieme al suo autista, Agostino Priolo. Entrambi furono raggiunti da diversi colpi d`arma da fuoco mentre stavano per raggiungere l`impresa boschiva dell`imprenditore, in zona Salto della vecchia, a Santo Stefano.
A dare un quadro illuminante dell`attuale “potere criminale” di Musolino è un colloquio intercettato dagli inquirenti all`indomani dell`agguato. I protagonisti del dialogo sono Carlo Chiriaco – arrestato nell`ambito dell`operazione “Crimine” per associazione mafiosa e condannato in primo grado – e Pasquale Libri, nipote acquisito dell`imprenditore. È quest`ultimo a fare riferimento al fatto che la figlia di Musolino aveva ricevuto minacce di morte, circostanza però mai effettivamente denunciata alla forze dell`ordine. L`affievolirsi del carisma dell`imprenditore 86enne è confermato dalle parole del nipote: «Ma non so se lui è più nelle condizioni di reagire… no ma a prescindere dall`età che è quella che è… ma anche per il fatto che oramai non credo abbia apparato dietro».
Una conversazione che – come riportato nel decreto di sequestro emesso dal Tribunale di Reggio – conferma la «pericolosità sociale» pregressa dell`imprenditore e dalla quale è possibile confermare quanto in passato «abbia potuto contare su un solido apparato in grado di aiutarlo a fronteggiare, mediante un`adeguata reazione, minacce gravi quale quella che ha riguardato la propria figlia».

LA GUARDANIA
Ma, nonostante la perdita di prestigio degli ultimi anni, Musolino è comunque riuscito a esercitare «in modo del tutto illecito la sua auctoritas, specie nei luoghi in cui egli vive ed esercita la propria influenza». Cioè nel feudo di Santo Stefano e nelle zone aspromontane.
Emblematico un altro dialogo captato tra l`imprenditore e Francesco Nirta, figlio del mammasantissima di San Luca, Antonio. È lo stesso Musolino a raccontare come sia riuscito a convincere la proprietaria di alcuni appezzamenti terrieri, Francesca De Leo, ad assumere un nuovo guardiano, figlio di un tale Peppineddu. Una richiesta alla quale la donna – come ricorda l`imprenditore – risponde semplicemente: «È giusto “quello che fate voi” disse…». «Ho preso un foglio di carta – racconta Musolino – e ho scritto 800 euro al mese», ricevendo come risposta dalla De Leo un «va bene, disse, per noi sta bene disse… inc… da gennaio in avanti li assicuriamo regolarmente tutto… e vi diamo 800 euro, quanto dice don Rocco…».
Un episodio che – secondo gli inquirenti – la dice lunga sull`autorità che l`ex sindaco riesce comunque a esercitare nel suo territorio di riferimento, dove «mantiene e vuole continuare a mantenere una totale forma di controllo che, efficacemente, può estrinsecarsi anche attraverso l`imposizione di guardiani».
Anche per questo il Collegio giudicante del Tribunale – presieduto da Maria Teresa Gentile – ha accolto in toto l`interpretazione della procuratore aggiunto Michele Prestipino e del sostituto Stefano Musolino, che evidenziano come tale condotta «mette in luce l`attualità non solo delle capacità relazionali (imprenditoriali e criminali) del Musolino, ma anche l`esercizio da parte sua di forme di controllo del territorio e d`intimidazione implicita, tipiche di un soggetto partecipe, anzi posto ai vertici, di un`articolazione di `ndrangheta».

LE DICHIARAZIONI DEI PENTITI
A tracciare un profilo di Rocco Musolino erano stati anche diversi collaboratori di giustizia. Pesano soprattutto le dichiarazioni rese nell`ottobre del `95 da Antonino Rodà, secondo cui «Musolino era “capo società” di Gambarie. È affiliato con funzioni verticistiche alla cosca Serraino e s`interessa dell`industria boschiva». Giacomo Ubaldo Lauro, invece, aveva inquadrato l`imprenditore al vertice della gerarchia mafiosa calabrese assieme a Nino Mammoliti e Antonio Nirta, come capo `ndrangheta della zona di Santo Stefano d`Aspromonte. Affermazioni confermate anche dal collaboratore Antonino Zavettieri: «Poi a Gambarie ci sono i Serraino… tutte le attività sono riconducibili sia ai Serraino che a don Rocco… se li dividono perché sono amici… perché se li dividono gli appalti pubblici… magari c`è il nipote di don Rocco che prende lavori sempre nel Comune». Nel 2003, fu il pentito Paolo Iannò a ribadire il ruolo dell`imprenditore: «…lui comanda dal settantaquattro, dal settantatre». (0040)

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