Skip to main content

Ultimo aggiornamento alle 12:45
Corriere della Calabria - Home

I nostri canali


Si legge in: 3 minuti
Cambia colore:
 

Il ritorno in aula del Nano

A quanto pare, sono cadute le “impellenti misure di sicurezza” che lo scorso 14 dicembre – e nelle settimane a seguire – hanno impedito che il collaboratore Antonino Lo Giudice si presentasse in aula…

Pubblicato il: 12/04/2013 – 7:57
00:00
00:00
Ascolta la versione audio dell'articolo
Il ritorno in aula del Nano

A quanto pare, sono cadute le “impellenti misure di sicurezza” che lo scorso 14 dicembre – e nelle settimane a seguire – hanno impedito che il collaboratore Antonino Lo Giudice si presentasse in aula al procedimento Meta, dove il pm Giuseppe Lombardo lo avrebbe voluto come testimone. Lo scorso 3 aprile, il pentito si è presentato – puntuale – al procedimento stralcio che lo vede coinvolto insieme agli uomini della sua famiglia per quegli 11 kalashnikov dei Lo Giudice, che Consolato Romolo, proprietario dell’omonima armeria. Mitra ritrovato grazie alle rivelazioni del collaboratore, che ha spiegato anche come – alterando i registri di carico e scarico – Romolo sarebbe riuscito per lungo tempo ad occultare le armi, inesistenti secondo la documentazione, ma in realtà tenute anche in bella vista in negozio.
Non si è attardato molto in aula Nino Lo Giudice. Giusto il tempo di ascoltare il suo legale, quindi è stato portato via dagli uomini della scorta. Ma in quell’aula – in cui per lungo tempo in altro procedimento e da altro pm è stato atteso – il Nano si è presentato.
Una cosa che non era avvenuta a dicembre, quando il sostituto procuratore Giuseppe Lombardo si era dovuto accontentare di una macchinosa videoconferenza, durante la quale  aveva sottoposto il collaboratore ad un farraginoso riconoscimento fotografico del materiale sequestrato nel giorno del blitz che ha portato alla cattura di Pasquale Condello, la cui latitanza Lo Giudice asseriva di avere in parte gestito. Una parentesi testimoniata da quei reperti, mappe e fotografie, su cui il pentito –  nella maggior parte dei casi – non era stato in grado di dare riscontro o chiarimento alcuno e che il pm era stato costretto a sottoporre al collaboratore a distanza e attraverso il filtro della videoconferenza.
Un esame difficile e reso ancor più complicato dall’impossibilità di vedere il collaboratore in volto, di controllare – attraverso mimica e espressione – le sue reazioni, ma a tali condizioni obbligato da una quanto meno curiosa nota della Questura, arrivata a ridosso dell’udienza, che  a sorpresa aveva impedito il trasferimento di Lo Giudice nella città calabrese dello Stretto. Dopo una serie di rinvii dovuti a un’ostinata e pervicace lombosciatalgia addotta dal collaboratore, una segnalazione della Mobile, fatta pervenire alla Procura e al Tribunale, aveva evidenziato che per non meglio specificati «problemi di sicurezza» il pentito a Reggio Calabria non poteva essere neanche temporaneamente trasferito. Troppo rischioso. Contro di lui sarebbero stati infatti registrati atti di natura intimidatoria che avrebbero fatto temere «per la sua incolumità». Nonostante Lo Giudice solo un mese prima avesse presenziato in aula  ad un processo che lo vede protagonista in Corte d`appello, a dicembre,  il danneggiamento di uno dei chioschi della frutta di famiglia, avvenuto prima dell`estate, sarebbe divenuto un ostacolo insormontabile al suo trasferimento in città. Dunque, alla sua testimonianza in aula al processo Meta. Circostanza – l`ennesima – che all’epoca aveva fatto “imbestialire” il pubblico ministero Giuseppe Lombardo, i cui nervi erano stati messi a dura, durissima prova soprattutto dall’irritualità delle procedure che, ancora una volta, avevano evitato al collaboratore un esame in aula. «I problemi di sicurezza del collaboratore vengono gestiti dal mio ufficio, dal mio ufficio, non posso accettare che decisioni vengano assunte da un ufficio non competente», aveva tuonato in aula in quell’occasione il pm Lombardo, promettendo che la questione sarebbe stata approfondita presso il ministero competente. Ma da Roma – almeno ufficialmente – nessuna notizia in merito, pare – sia pervenuta. Rimane da registrare la rinnovata disponibilità del pentito a intervenire in aula a Reggio Calabria. Una possibilità che da dicembre a oggi era venuta meno. Casualmente, proprio nei giorni della sua prevista audizione al Processo Meta. (0090)

Argomenti
Categorie collegate

x

x