L`ultimatum dei renziani: «D`Attorre lasci o niente congressi»
LAMEZIA TERME «D`Attorre si dimetta o non parteciperemo ai congressi». Il Pd calabrese è ormai arrivato al punto di non ritorno. Dopo settimane di veleni e schermaglie, i renziani escono allo scopert…

LAMEZIA TERME «D`Attorre si dimetta o non parteciperemo ai congressi». Il Pd calabrese è ormai arrivato al punto di non ritorno. Dopo settimane di veleni e schermaglie, i renziani escono allo scoperto e pongono il loro ultimatum al commissario del partito, accusato di non essere al di sopra delle parti in queste fasi convulse che precedono il congresso regionale, in programma per il 16 giugno.
Il clima in casa democrat non potrebbe essere più teso. L`area che fa capo al sindaco di Firenze non digerisce il ruolo che fin qui avrebbe svolto D`Attorre, a cui viene attribuita una “preferenza” nei confronti di uno dei candidati alla poltrona di segretario, il giovane dirigente reggino Seby Romeo, mai citato espressamente dai “rottamatori” calabresi. Ma ormai il dado è tratto: la scelta netta dei renziani obbliga i vertici del partito a fare una scelta. Ed è chiaro che la permanenza di D`Attorre nel ruolo di commissario rischia di far naufragare quei congressi tanti auspicati in questi lunghi anni di commissariamento del Pd. Un rinvio che non dispiacerebbe affatto all`“altra metà del Pd”, in attesa di un nuovo posizionamento del loro leader, per il quale potrebbero aprirsi a breve anche le porte di Palazzo Chigi.
I fedelissimi di Matteo Renzi – in una nota sottoscritta da Ernesto Magorno (deputato), Demetrio Naccari Carlizzi (consigliere regionale), Comitati calabresi “Matteo Renzi Adesso!”, Roberto Rizzuto (coordinatore regionale “Matteo Renzi Adesso!”), Alcide Lodari, Arturo Pantisano e Gianluca Callipo (rispettivamente coordinatori provinciali dei Comitati di Catanzaro, Crotone e Vibo) – abbandonano ogni cautela e minacciano di far implodere il partito.
«Le odierne virulente esternazioni del commissario del Pd calabrese su Matteo Renzi segnalano ancora una volta come nel partito ci sia quello che oramai si può definire il “problema D’Attorre”», scrivono i renziani calabresi, secondo cui «il commissario, che dovrebbe essere figura di equilibrio e al di sopra delle parti, non perde occasione di attaccare un’area importante del partito, che ha oltremodo un’ampia e particolarmente attiva rappresentanza in Calabria. Questa anomalia politica si è già palesata nel corso delle primarie ma appare non più accettabile per il Pd che in Calabria si appresta a giocare la fondamentale partita dei congressi che determineranno gli organigrammi e gli indirizzi di un partito che esce da una bruciante sconfitta elettorale e che deve necessariamente porre le basi per una ripartenza che appare decisiva per il suo futuro».
D`Attorre – ad avviso dei “rottamatori” – avrebbe “giocato sporco” anche in occasione delle recenti primarie per la scelta dei candidati al Parlamento, in quanto, da commissario, avrebbe goduto «di una consistente rendita di posizione per poi essere candidato ed eletto deputato del Pd». Parole al vetriolo, che non fanno presagire nulla di buono all`orizzonte dei democrat calabresi. «Anche da questo – continua il documento –, appare evidente che in una fase così importante e delicata, avere un arbitro che è anche giocatore inficia la regolarità stessa dei congressi e ne mina alla base la credibilità agli occhi dei militanti e dei simpatizzanti che, pur volendo guardare con fiducia e speranza alle sorti del Pd, sono frastornati e disillusi dalla confusione dei ruoli, oltre che dalla mancanza di contenuti di un dibattito troppo incentrato su regole e posizioni interne e non sulle risposte da dare ai cittadini calabresi riguardo alle gravi emergenze di questa regione».
Infine, i termini per la tregua: rimuovere l`«anomalia calabrese» e predisporre un congresso che sia regolato «da una figura realmente super partes». Se così non sarà, cioè se D`Attorre decidesse di rimanere al suo posto, «l’“area renziana” del Pd calabrese non parteciperà ai congressi provinciali e regionali, che possono essere svolti se affidati alla commissione di Garanzia del partito, garante di tutte aree Pd calabrese».
LE PERPLESSITÀ DELLA GIGLIOTTI Ma ad avanzare dubbi sui prossimi congressi è anche il Gruppo 25 aprile che, per mezzo della sua portavoce, Fernanda Gigliotti, chiede un rinvio della fase congressuale, senza lesinare critiche alle cosiddette primarie «farlocche» del passato e all`assenza di dialogo attuale che interessa il partito: «Siamo davvero convinti che la strada per uscire dalla lunga fase commissariale sia quella di far passare il Pd calabrese dalle forche caudine dei congressi provinciali, magari sulla base di un’anagrafe degli iscritti non certificata e non certificabile nel breve periodo? A chi servirà un partito di plastica che nomina tizio o caio alla guida di una segreteria senza un vero confronto politico tra le parti? Quale autorevolezza e credibilità può avere un partito che in meno di sei mesi interpella militanti, iscritti ed elettori per ben quattro volte, per votare prima il candidato premier, poi i parlamentari, poi i segretari provinciali, infine quello regionale senza spendere nemmeno una parola sulla Calabria che vorremmo e sul progetto alternativo al centrodestra?».
La Gigliotti va giù pesante: «Quanti altri sacrifici umani e quante altre primarie farlocche dobbiamo celebrare prima di comprendere che serve a poco vincere la selezione interna nel partito se poi si perdono sistematicamente tutti gli appuntamenti elettorali?».
Per il Gruppo 25 aprile un Pd che prima «ti lusinga» con le primarie aperte e poi schiera «il partito degli apparati e dei funzionari» è destinato a essere sconfitto. «Noi – continua Gigliotti – riteniamo che non è più tempo di imbrogli e che le trappole occorre smontarle e restituirle al mittente. Ed è una trappola continuare a spingere sui congressi provinciali nella speranza che scoppi il caos e che salti il banco».
Nel Pd è guerra aperta. Ed è appena iniziata. (0040)